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FILM / RECENSIONI

2 Days in Paris

di 

- Guerra dei sessi e differenze culturali: una commedia acida piena di fascino firmata da una regista in libertà

Colpo di fulmine al festival di Berlino 2007 dove i buyer si sono accaparrati il film in seguito al successo di pubblico nella sezione Panorama, 2 Days in Paris [+leggi anche:
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scheda film
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ha avviato il suo giro d’Europa con eccellenti performance in Germania (1.15 milioni di euro di incassi in sei settimane), in Austria e Svizzera. E l’avventura è appena cominciata per il terzo lungometraggio da regista di Julie Delpy, venduto in 84 paesi, una vera ondata che ricompensa un’opera a piccolissimo budget girato in quattro settimane senza alcuna pre-acquisizione TV e che surfa su uno humour anarchico agli antipodi degli schemi dominanti nelle commedie francesi attuali. Un’ottima riuscita, in linea con un percorso totalmente atipico dell’attrice-regista nata a Parigi nel 1969. Nominata nel 1987 e nel 1988 ai César come migliore speranza femminile per i suoi ruoli in Rosso Sangue di Leos Carax e La Passion Béatrice di Bertrand Tavernier, Julie Delpy ha costruito gran parte della sua carriera a fianco di cineasti americani indipendenti. La sua collaborazione con Richard Linklater e Ethan Hawke che le è valsa la notorietà internazionale con Prima dell’alba (1995) e una nomination all’Oscar 2005 per la migliore sceneggiatura con Prima del tramonto costituisce la matrice di uno stile perfettamente padroneggiato sotto il suo caos apparente di 2 Days in Paris.

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"Non siamo a Parigi, siamo all’inferno". Per Jack (Adam Goldberg), trentenne architetto d’interni newyorchese, il soggiorno di due giorni nella capitale francese e nella vecchia vita della compagna Marion (Julie Delpy) si rivela un autentico calvario culturale e sentimentale. Non solo questo sensibile ipocondriaco dietro al suo aspetto di macho tatuato viene ferito dall’isolamento di straniero privo dei suoi riferimenti (angoscia degli attentati, della mancanza d’igiene...) e bersaglio delle battute alle sue spalle ("Brutto com’è,ci mancherebbe anche che mordesse"), ma si ritrova anche destabilizzato nella sua vita di coppia. Marion, con la quale divide da oltre due anni la vita ("quasi un’impresa") ne approfitta per rivedere i suoi amici e, tra loro, ex sui quali Jack costruisce scene di gelosia immaginarie e incontrollabili. Una immersione nell’intimità di una coppia che non arretra davanti alla crudeltà verbale e che si nutre di discussioni continue alla Woody Allen.

Aldilà della qualità delle interpretazioni dei due attori principali, che evolve ai limiti dell’improvvisazione, 2 Days in Paris vince con brio la scommessa di mischiare humour acido e romanticismo trash grazie a dialoghi divertenti e d’effetto. E Julie Delpy che ha privilegiato uno stile molto realista con macchina da presa a spalla e un montaggio molto audace (foto, voce-off...) abbozza a gran velocità una galleria di personaggi secondari truculenti, tassisti razzisti, dongiovanni, personaggi bislacchi finanche alla famiglia francese appassionata di storielle salaci, senza tralasciare i ridicoli membri del Club del Codice Da Vinci. Divertendosi nelle parti di verità e sui fantasmi dei clichés di francesi e americani, la regista forgia un allegro intrattenimento sulla base della classica guerra dei sessi che esplora le tensioni di "due sistemi immunitari opposti che si attraggono". Ricompensando l’originalità del trattamento, il successo di 2 Days in Paris costituisce un delizioso sberleffo ai numerosi investitori che hanno chiuso le porte in faccia al progetto, e un goal a segno per i tre partner del film: i francesi di Polaris Film Production & Finance, i loro compatrioti di Rezo Films ed i tedeschi di 3L Filmproduktion GmbH.

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(Tradotto dal francese)

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