email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FILM / RECENSIONI

Ai confini del paradiso

di 

- Sei personaggi in cerca della loro identità attraverso il recupero dei legami familiari e il distacco dalla loro terra d'origine, in un viaggio dell'anima tra Germania e Turchia

A tre anni dal successo di La sposa turca [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, premiato con l’Orso d’oro alla Berlinale 2004 (e dopo la parentesi documentaristica di Crossing the Bridge:the Sound of Istambul [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
), Fatih Akin conferma la sua capacità di imporsi sulla scena non solo tedesca ma anche internazionale con la sua ultima opera Ai confini del paradiso [+leggi anche:
trailer
intervista: Fatih Akin
intervista: Klaus Maeck
scheda film
]
, già premiato a Cannes per la migliore sceneggiatura e ora nominato a concorrere per l’Oscar come miglior film straniero per la Germania, con la speranza di replicare il successo di Le vite degli altri [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Florian Henckel von Donner…
intervista: Ulrich Muehe
scheda film
]
, film-rivelazione della stagione passata che ha segnato l’esordio del quasi coetaneo Florian Hencker von Donnersmarck.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Il "nuovissimo" cinema tedesco (così definito in omaggio alla grande stagione del cosiddetto "nuovo cinema" degli anni Sessanta e Settanta) dimostra di essere dunque più vivo e promettente che mai, tuttavia il 34enne regista di origine turca coraggiosamente decide di abbandonare la strada già percorsa per affrontare nuovi percorsi sia estetici che narrativi. Secondo segmento di una trilogia dal titolo "Liebe, Tod und Teufel" ("Amore, morte e il diavolo"), Ai confini del paradiso su proposta del suo direttore della fotografia Rainer Klausmann sostituisce ai ritmi convulsi del montaggio, che costituiscono quasi un marchio di fabbrica delle sue opere, uno stile piano, formato da lunghe inquadrature, la cui sobrietà è un omaggio a Michelangelo Antonioni. Rispetto alla prima parte, rappresentata da La sposa turca, è caratterizzato da una struttura non progressiva e lineare, bensì tripartita in cui le prime due parti sono di fatto speculari e la terza è una sorta di sintesi in cui tutti i frammenti del mosaico trovano una loro collocazione. Il film è come sempre una riflessione sui rapporti tra Germania e Turchia, due paesi in cui tutti i protagonisti di volta in volta si sentono "dall’altra parte" [traduzione letterale del titolo tedesco] e si trovano a scontrarsi con una realtà estranea suddivisa equamente in pulsioni ostili o amichevoli. In parallelo si sviluppano altre tematiche costitutive del cinema di Akin, come il conflitto generazionale e la condizione ancora troppo arretrata della donna nella cultura e nella società turca.

Scandito dalle morti assurde e violente di due donne (una turca, una tedesca, entrambe in terra straniera), il film è articolato sul rapporto tra padri e figli e madri e figlie, tutti alla ricerca di una riconciliazione dopo la necessaria seppur traumatica frattura, ma non mancano precisi riferimenti all’attualità politica, come nel caso della questione curda, i rischi dell’integralismo religioso e i diritti civili in Turchia. La trama è piuttosto intricata, e infatti nel generale plauso per la sceneggiatura non sono infatti mancate critiche da una piccola parte della stampa di lingua inglese per l’accumularsi di avvenimenti, tuttavia Akin rivendica orgogliosamente di non aver ceduto ad alcun compromesso e aver raccontato esattamente le tematiche che gli stavano a cuore. La terza e ultima parte della trilogia verterà sul tema del "diavolo", che per lui rappresenta "l’antitesi dell’amore, ovvero invidia, avidità, ignoranza" e non esclude un ritorno ad un ambiente più proletario e gangsta come il suo film d’esordio Kurz und schmerzlos (Short Sharp Shock, 1998). Sarà comunque preceduta dal documentario che ha già cominciato a girare dal titolo Der Müll im Garten Eden ("Immondizia nel giardino dell’Eden"), dedicato "alla lotta di un piccolo villaggio contro il regime turco" e che auspica possa presentare a Cannes 2009.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy