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FILM / RECENSIONI

My Summer of love

di 

- Una strana passione tra due adolescenti sullo sfondo del misticismo religioso nel cuore dello Yorkshire. Un secondo film che conferma l’originale talento di Pawel Pawlikowski

Ben lontano dal realismo sociale di Ken Loach e dei suoi emuli, il cinema inglese trova un nuovo e seducente volto nel regista di origine polacca Pawel Pawlikowski. Dopo il primo lungometraggio Transit Palace (Last Resort), acclamato nel 2001 dalla critica internazionale, il regista raddoppia con My Summer of Love [+leggi anche:
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, consacrato miglior film inglese dell’anno nell’ultima edizione dei Bafta. Sovvertendo sottilmente i codici di genere dei racconti sugli adolescenti, il regista riesce a plasmare un universo molto personale, dove i personaggi preservano una loro parte di mistero in un contesto visivo prossimo all’ammaliamento. Questo stile Pawlikowski distilla un fascino che agisce lentamente, non esitando a dilungarsi su scene contemplative né a tagliar corto su scene più forti emotivamente, toccando tematiche universali con il pretesto di un banale flirt estivo.

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Tratto dal romanzo di Helen Cross pubblicato nel 2002, My Summer of Love [+leggi anche:
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racconta dell’incontro e dell’idillio tra Mona (Nathalie Press) e Tamsin (Emily Blunt), due ragazzine di 16 anni diversissime tra loro. La prima abita in un piccolo villaggio isolato nella vallata dello Yorkshire con suo fratello Phil (Paddy Considine), un ex-carcerato divenuto attivista religioso dei Born Again Christians. Senza prospettive, incrocia la strada di Tamsin, giovane di buona famiglia, in vacanza obbligata (espulsa dal suo liceo) nella villa di famiglia. "Ho una cattiva influenza", dichiara l’elegante privilegiata, che suona Saint Saens al violoncello, ascolta Edith Piaf e beve vino, sdraiata sul prato. Affascinata da questo mondo inaccessibile, e rifuggendo da suo fratello e dal suo universo ubriaco di preghiere nell’ossessivo dualismo tra bene e male, Mona, l’impulsiva, si getta a capofitto nella passione amorosa spinta da Tamsin, la bugiarda. Infine, non troverà che disillusione nella verità, che ridimensionerà le sue speranze e smaschererà anche suo fratello, il falso devoto.

Sviluppando un intreccio apparentemente classico, Pawel Pawlikowski riesce a creare un microcosmo strano, fuori dal tempo (niente gadget, televisione o telefono), una campagna rossa-arancio dai colori saturi, in armonia con la chioma rossa di Mona. Contrapponendo all’atmosfera sofisticata dell’ambiente dell’intellettuale mitomane Tamsin, la sobrietà di quello di Mona, l’appassionata (un pub trasformato in tempio), il film abbozza un ritratto credibile della relazione tra due adolescenti interpretate da due attrici di cui si sentirà sicuramente parlare in futuro. Ma l’insidioso marchio Pawlikowski si manifesta soprattutto nella progressione metodica di scene bucoliche verso un finale shock, dove la fede del fratello crolla dinanzi alla tentazione della carne, dove la sorella apparentemente morta di Tamsin riappare all’improvviso e dove Mona, tradita, sfiora l’omicidio, battezzando brutalmente la sua ex-amante in una scena che è speculare a quella del bagno, dove per la prima volta le due si erano scoperte innamorate. Disseminato di simboli discreti, My Summer of Love [+leggi anche:
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porta alla luce il desiderio di trascendenza e di superamento dell’essere, rispettandone la complessità e l’irrazionalità dei comportamenti. Una decisa volontà di non esplicitazione dona al film un sapore indefinibile, originale come l’apporto dello spirito e del senso cinematografico slavo di Pawel Pawlikowski ad una storia ed uno scena tipicamente inglesi. Un mix accattivante confezionato con una colonna sonora firmata Goldfrapp.

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(Tradotto dal francese)

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