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FILM / RECENSIONI

Le Gamin au vélo

di 

- Un'emozione nuova nel cinema sociale dei fratelli Dardenne con un film solare in concorso a Cannes e interpretato da Cécile de France.

Presentata, come sempre, nella competizione ufficiale del Festival di Cannes, l'ultima creatura dei registi belgi Luc e Jean-Pierre Dardenne ha buone possibilità di raggiungere la ricompensa suprema: una terza Palma d'Oro per i suoi autori, una tripletta ancora inedita nella storia della competizione.

Appena il pubblico fa la conoscenza di Cyril (Thomas Doret), scopre un bambino arrabbiato con una sola idea in testa: ritrovare suo padre (Jérémie Renier, attore icona dei Dardenne) che lo ha provvisoriamente sistemato in una casa famiglia. Presto, Cyril incontra Samantha (Cécile De France), giovane parrucchiera che accetta di accoglierlo in casa sua durante i weekend. L’amore che Samantha prova per il ragazzino andrà progressivamente a colmare le lacune affettive e a vincere la sua naturale resistenza alla felicità.

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Da una storia semplice, locale e allo stesso tempo sorprendentemente universale, scritta nel giro di un anno, i fratelli Dardenne traggono un'opera che brilla nella costellazione dei loro film come una stella anomala. Innanzitutto perché Le gamin au vélo [+leggi anche:
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è un film solare nel vero senso della parola — è la prima volta che i Dardenne girano in estate — ma anche perché non vi si ritroverà, ad esempio, l'agitazione tormentata del cinema di Rosetta. Poi, perché Le gamin è sicuramente l'opera più accessibile dei due fratelli.

I registi non abbandonano pertanto il territorio sociale e continuano a trattare di rapporti umani tra individui lasciati ai margini di un sistema stabilito: qui, la famiglia. Tuttavia, la storia di Le gamin au vélo pende verso la favola, in un triangolo geografico formato dalla cité (Samantha), la foresta (il pericolo della delinquenza) e una stazione di servizio (luogo di passaggio, perno della storia). Al realismo freddo e spesso esacerbato dei film precedenti, si oppone una realtà addolcita dal filtro di un racconto a misura di bambino. Ne scaturisce un'emozione nuova nel cinema dei Dardenne, qualcosa di vicino alla tenerezza che si esprime con un'evidenza apparentemente involontaria. Il calcolo invece è ben presente in ogni momento della costruzione narrativa. La regia più posata e meno documentaria del solito non impedirà ai fratelli di piazzare la loro cinepresa al centro di una scena di trambusto, di crisi e di fuga, un conflitto che si vive dall'interno come in una vera scena d'azione. Ma più spesso, il desiderio di filmare il rapporto che si crea tra questa madre "adottiva" e il bambino obbliga i registi a riunire i due attori nella stessa inquadratura. Ne derivano inquadrature più immobili che trasmettono un clima sereno, come nella scena, inedita per i Dardenne, in cui Samantha e Cyril passeggiano in bici nella natura, prima di mangiare un panino sotto al sole, sorridendo beati…

La positività non è l'unica novità di questo film. Per quanto riguarda il cast, i fratelli si avvalgono per la prima volta della collaborazione di un'attrice conosciuta, Cécile De France (che ha cominciato a lavorarci subito dopo le riprese di Hereafter di Clint Eastwood).

Molti troveranno che Le gamin au vélo porta i segni distintivi dei Dardenne, ma è con questo film che i vincitori di due Palme d'oro (per Rosetta nel 1999 e per L'Enfant [+leggi anche:
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nel 2005) potrebbero riuscire a conquistare la critica e a toccare il cuore del grande pubblico in un colpo solo.

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(Tradotto dal francese)

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