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Catherine Corsini • Regista

"Trovo davvero spiacevole che non ci siano più film fatti da donne"

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- La regista francese parla del suo ultimo film Three Worlds e del ruolo delle donne al festival e nell’industria cinematografica

A 11 anni da La Repetition, in lizza per la Palma d’ Oro, Catherine Corsini torna alle grandi sezioni di Cannes con Three Worlds [+leggi anche:
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, dura analisi delle drammatiche ripercussioni dell’incidente di un pirata della strada. Il film è stato proposto in Un Certain Regard, e Cineuropa ha incontrato la regista subito dopo la proiezione per parlare del film e del ruolo delle donne al festival e nell’industria cinematografica.

Cineuropa: L’inizio del film è shockante: voleva essere certa di catturare subito l’attenzione degli spettatori?
Catherine Corsini: Beh è molto importante — mentre preparavo il film, avevo incontrato un poliziotto per parlare proprio di incidenti di pirati della strada, e mi aveva detto: “Se avessi un incidente, se facessi una cosa così, neanch’io saprei cosa fare”. Lo shock è forte sia per il pirata che per la vittima. Ho sentito la storia di uno che dopo un incidente simile è fuggito per centinaia di chilometri, era shockato da quello che aveva fatto, non sapeva come reagire, aveva agito spontaneamente.

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L’incidente è il punto intorno al quale si uniscono i tre mondi del titolo, che sono abbastanza diversi ma anche simili in qualche modo: è così?
Volevo dei personaggi in situazioni distinte, ma allo stesso tempo sono persone normali, non ci sono un parigino miliardario e un poverissimo, è gente vicina e insieme lontana. Potrebbero finire nella stessa storia, nello stesso ristorante, non sono totalmente diversi. Sono però mondi differenti, un personaggio è più intellettuale, un altro più di successo, e la donna moldava lotta contro il rifiuto della società, che le provoca rabbia. La tragedia di ognuno di loro è diversa: Juliette vuole riconciliare tutti, mettere tutti insieme, ha empatia per tutti. Il pirata ha paura delle responsabilità, è in fuga, in pieno dilemma morale. È un bravo ragazzo, ma la situazione gli ha fatto capire che è necessario guardare la vita più da vicino. Vera è in una situazione kafkiana, aveva così poco, adesso non ha nulla.

Il festival si è aperto con forti polemiche per l’assenza femminile in selezione — le condivide?
Cannes è spesso il terreno di polemiche, e questa è partita subito quest’anno. Delle migliaia di film realizzati, pochi sono di donne, e quindi purtroppo ciò che Cannes rappresenta è l’assenza di registe donne in generale. Sarebbe davvero straordinario e farebbe discutere se metà dei film del festival fossero fatti da donne. Trovo davvero spiacevole che non ci siano più film fatti da donne, ma non è colpa di Cannes. È l’industria nel suo insieme ad avere bisogno di cambiamenti, il tema grosso è chi decide di far girare cosa. Siamo stati tutti influenzati dal punto di vista maschile, e ci sono meravigliosi film sulle donne realizzati da uomini.

Secondo lei la colpa è anche del pubblico, e gli spettatori sono programmati per aspettarsi e accettare punti di vista maschili in opposizione a quelli femminili?
Beh, c’è il pubblico ma ci sono anche i critici, e molti sono uomini. Le persone che prendono le decisioni dell’industria sono uomini e tutti questi fattori intervengono insieme, e bisogna modificarli. Il concetto della femme fatale, l’oggettificazione delle donne, sono icone del cinema — ma per fortuna anche il punto di vista maschile si è evoluto. Penso che la storia del cinema sia ancora alle prime fasi: le donne troveranno il loro posto.

Ha dei progetti futuri?
Ho dei progetti, ne ho sempre molti nella borsa, idee per storie, ma per ora nulla di concreto. Comunque, dopo questo film così cupo, vorrei fare qualcosa di leggero, penso a qualcosa di meno strutturato. Forse, addirittura una commedia.

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