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Florence Gastaud • Delegata generale dell'ARP

"Dobbiamo uscire dalle guerre di campanile"

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- Florence Gastaud, delegata generale dell'ARP che organizza gli Incontri di Digione, analizza il dibattito sulla cronologia dei media

Florence Gastaud  • Delegata generale dell'ARP

Alimentato dall’arrivo in Francia di Netflix e da numerosi rapporti, il dibattito sulla cronologia dei media (l’ordine delle diverse finestre di esposizione dei film: sala, VoD, pay-TV, TV in chiaro, SVoD) stenta a trovare uno sbocco concreto. Il punto con Florence Gastaud, delegata generale dell’ARP (società civile degli Autori-Registi-Produttori), alla vigilia dei 24mi Incontri Cinematografici di Digione (dal 16 al 18 ottobre).

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Cineuropa: La cronologia dei media è oggetto di discussioni molto animate in Francia. Qual è la sua analisi?
Florence Gastaud: Coloro che finanziano i film devono certamente preservare le proprie finestre, ma bisogna anche essere inventivi per trovare nuovi finanziatori. Riguardo alla prima finestra, essendo un’organizzazione di cineasti, non diremo mai che un film non sia fatto per la sala. Ma ci sono opere che non raggiungono il pubblico, troppo fragili per affrontare la sala e che si vedono successivamente quasi interdire il mercato del VoD. Quando parliamo di "day-and-date", non abbiamo alcuna volontà di offendere la sala, altrimenti difenderemmo la causa del VoD diretto. Ci sono opere che potrebbero mutualizzare il loro marketing, rendere esponenziali i loro pubblici giocando con un po’ di intelligenza su queste due finestre. Per questo tipo di film, proponiamo che definendo dei criteri (ad esempio il numero di copie), possano essere sottoposti a una commissione di esame a monte dell’uscita. Il distributore presenterebbe il suo piano di uscita e la commissione (che includerebbe gli esercenti), potrebbe valutare se il film è fragile, ma se ha comunque la capacità di ottenere qualche sala in Francia. Forse ci sbagliamo, ma pensiamo che bisogna tentare di esporre meglio i film. L’esempio di Curzon in Inghilterra, su un cinema molto d’essai, è quantomeno affascinante, e ciò non gli impedisce di continuare a costruire sale.   

Stando così le cose, la concertazione tra professionisti potrebbe impantanarsi?
E’ un po’ la mia preoccupazione. La Federazione degli esercenti (FNCF) e anche l'AFCAE (sale d’essai) sono molto chiuse a questo genere di cose. Ma quando si parla a personalità individuali, molti esercenti condividono le loro curiosità e soprattutto il fatto che dobbiamo farlo noi stessi prima che altri ce lo impongano attraverso il mercato e in modo violento. Le organizzazioni di produttori sono piuttosto divise. Le organizzazioni di cineasti come la SRF (Società dei Registi di Film) cominciano a essere sensibili su queste questioni perché i cineasti vogliono che i loro film siano visti. Siamo consapevoli che il rapporto di forza è difficile perché abbiamo visto la grande energia che possono mostrare gli esercenti quando non vogliono che qualcosa passi. Ora, noi vogliamo giustamente lavorare con loro e sarebbe assurdo non permettere a chi è curioso di fare un tentativo.

Qual è la posizione dei canali TV?
Riguardo alla prima finestra, anche se sono meno coinvolti e senza arrivare ad essere apertamente favorevoli, alcuni potrebbero guardare a un esperimento di uscita "day-and-date" con curiosità. Ma c’è un gioco di squadra  per cui se gli uni non si pronunciano a favore di un’evoluzione, non lo faranno neanche gli altri sulla questione delle altre finestre, come le finestre mobili o lo SVoD. Quindi ci può essere un tacito accordo affinché nulla cambi. Potremmo pentircene, perché non si tratta di correggere qualche effetto, ma di ripensare l’esposizione dei film. Dobbiamo uscire dalle guerre di campanile. Perché non bisogna dimenticare che quasi un film su due in Francia non è finanziato da un canale televisivo. In uno schema ipotetico, i nuovi attori dello SVoD potrebbero intervenire laddove gli altri non hanno più voglia o mezzi per intervenire per quel tipo di film. Questi film potrebbero avere un finanziamento, anche minimo, e i servizi SVoD potrebbero svilupparsi con opere esclusive che sarebbero per definizione frutto della diversità. Se avessero una cronologia avanzata, guarderebbero a questi film con maggior interesse. Evidentemente, oggi, la grande questione dello SVoD è la perdita di valore: con abbonamenti da 7 a 10 euro, si è molto lontani dagli abbonamenti Canal+ a 40 euro, quindi bisogna sapere in quale misura si arriva ad assicurare un finanziamento del cinema continuativo e a un livello praticabile. Ma bisogna dare argomenti ai servizi di SVoD affinché si sviluppino e abbiano i mezzi per sostenere le opere.

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(Tradotto dal francese)

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