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Geoffrey Enthoven • Regista

"Non faccio intrattenimento fine a se stesso"

di 

- In occasione dell'anteprima mondiale di Halfweg a Varsavia, Cineuropa ha intervistato il regista Geoffrey Enthoven

Geoffrey Enthoven  • Regista
© Sipa

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, il regista belga Geoffrey Enthoven, ha appena presentato in anteprima mondiale il suo ultimo film, Halfweg [+leggi anche:
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, al Warsaw Film Festival (10-19 ottobre). Il regista rimane fedele al suo humor nero, come già nel titolo: dopo un divorzio difficile e la perdita di un posto di lavoro ben pagato, Stef decide di acquistare una grande villa in stile liberty per riprendersi e iniziare una nuova vita. Non appena finisce di sistemarsi, un uomo misterioso esce dalla doccia, intimandogli di lasciare l'edificio e innescando così un frenetico tira e molla. A differenza del suo film precedente, Enthoven ambienta la storia unicamente all’interno di Villa Horta e mescola la claustrofobia con la crisi di mezza età, il cinismo con il sentimentalismo. Cineuropa ha intervistato il vincitore del Master of Cinema Award all'edizione 2014 del Mannheim-Heidelberg Film Festival, ricevuto subito dopo l'anteprima internazionale di Halfweg.

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Cineuropa: Perché hai scelto il genere della commedia per parlare di argomenti tabù?
Geoffrey Enthoven: Sono sempre stato affascinato dai temi difficili. Quando ero agli inizi della mia carriera, adoravo Ken Loach, Mike Leigh, Lars von Trier, David Lynch e Ingmar Bergman proprio per le loro storie difficili. Esistono tanti film seri e la vita è già dura di per sé. All'inizio non ero interessato alle commedie, ma con il tempo l'umorismo è diventato un canale per raggiungere un pubblico più vasto ed eterogeneo. Prendiamo Come as You Are, per esempio. Potevo girare un film pesante e disincantato che nessuno sarebbe andato a vedere, perché tutti gli spettatori si sarebbero sentiti colpevoli. Sono passato dai drammi sociali alle tragicommedie, un genere che mi permette di sviscerare gli argomenti che mi affascinano. Ma non faccio intrattenimento fine a se stesso.

Halfweg si distacca dalla sua opera precedente, Come as You Are. Perché?
Halfweg è stato molto importante per me: a mio avviso, è stato fatto anche meglio di Come as You Are, anche se il soggetto è forse meno accattivante, e ritengo che ciò sia un peccato. Non capisco il motivo per cui abbia avuto meno successo. Forse perché il tema non è così pesante e ci sono meno scene di sesso - anche se secondo me ce ne sono abbastanza. Sono molto orgoglioso di questo film. L’anteprima mondiale si è tenuta qui al Warsaw Film Festival e, per quanto mi riguarda, è già un successo. 

Come è nato il progetto?
Il film che dovevo girare dopo Come as You Are doveva essere Winnipeg [titolo provvisorio], che abbiamo ultimato da poco. Ma poiché avevamo a disposizione un grande budget, naturalmente dovevamo investirci più tempo. Doveva inoltre essere girato tra Canada e Francia, e ciò ha fatto lievitare i costi di produzione in maniera spaventosa. Ma, nel frattempo, sia io che il produttore, Mariano Vanhoof [Fobic Films], e lo sceneggiatore, Pierre De Clercq, volevamo girare un altro film. Halfweg è nato da un’idea del produttore, che desiderava da sempre fare un film sulle contese tra vicini. La storia è basata su un ragazzo che compra una casa infestata da un fantasma ed è ispirata a un evento realmente accaduto a Vanhoof. Mi interessava l'idea di due persone che non vogliono stare insieme ma che non possono sbarazzarsi l'una dell'altra e alla fine arrivano a conoscersi così bene da potersi aiutare ma anche distruggere a vicenda. Ero attratto anche dall'importanza degli addii mentre si è ancora in vita e di quello che ci lasciamo alle spalle quando moriamo. Sono felice che Pierre abbia sviluppato la sinossi creando questa bellissima sceneggiatura. Essendo un film a basso budget, ho deciso di sfidare me stesso e girare la storia in un unico luogo. È un’impresa che richiede molta creatività, come testimoniano le opere del movimento Dogma 95. Avevo già fatto un film [Happy Together] girato interamente in una casa, e anche Pierre ne aveva fatto uno, [The Long Weekend], quindi non partivamo del tutto impreparati. La sfida era di rendere accattivante la storia nonostante fosse ambientata in una sola location. 

Aveva delle richieste particolari per quanto riguarda il cast?
Mentre scrivevo la sceneggiatura avevo già in mente un attore per Stef e, poco tempo dopo, ho trovato anche un interprete per Theo. Volevo Jurgen Delnaet e Koen De Graeve nel cast perché recitano in modi totalmente diversi. Jurgen, che interpreta Theo, è un attore classico, molto ben preparato, mentre Koen ha uno stile moderno, fa tutto all'ultimo minuto, si lascia andare e tende a improvvisare di più - è più rock 'n' roll. Così ho pensato che sarebbe stato fantastico vederli entrambi sullo schermo perché sono due energie completamente diverse. Ammiravo i loro lavori precedenti e speravo di poter collaborare con loro. 

Anche Winnipeg sarà una tragicommedia?
Sì. Si tratta di un ragazzo che possiede un albergo e un ristorante chiusi per fallimento. Vive ancora nell’albergo, frustrato e triste. Un giorno, riceve un messaggio da una ricca vedova irlandese che gli propone di riprendere la relazione che avevano avuto 20 anni prima. Ma la donna ha altri piani più sinistri. Si tratta di un film in cui i quattro protagonisti celano sempre i loro intenti. L'anteprima è fissata per il prossimo novembre, e abbiamo già la distribuzione assicurata in Belgio.

Per cui dopo Halfweg e Winnipeg si concederà una vacanza?
Winnipeg è andato in post-produzione e sto già sviluppando e scrivendo tre nuovi progetti.

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(Tradotto dall'inglese)

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