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Carmen Jaquier e Lionel Rupp ­• Registi

“Un film che non deve essere necessariamente omogeneo”

di 

- LOCARNO 2015: Cineuropa incontra i registi svizzeri Carmen Jaquier e Lionel Rupp che hanno presentato in concorso a Locarno Wonderland, in collaborazione con altri otto registi

Carmen Jaquier e Lionel Rupp  ­• Registi
Carmen Jaquier (in piedi, sullo sfondo) e Lionel Rupp (in primo piano, terzo da sinistra), tra gli altri registi di Wonderland (Heimatland)

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, il loro primo sorprendente e intenso lungometraggio. Wonderland è l’unico film svizzero in gara per il Pardo d’oro della 68esima edizione del Festival del Film di Locarno. Carmen Jaquier presenta inoltre il suo cortometraggio La rivière sous la langue nel concorso Pardi di domani. 

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Jaquier è nata nel 1985 a Ginevra (Svizzera). Il suo cortometraggio Le tombeau des filles ha vinto il premio Reflet d’Or per il miglior cortometraggio al Festival Tous Écrans di Ginevra (2011) e il Pardino d’Argento (Concorso nazionale) al Festival del Film di Locarno (2011). Rupp è nato nel 1983 a Meyrin (Svizzera). Nel 2008 diventa co-fondatore di Zooscope Production. Nel 2009 si diploma presso l’Haute École d’Art et de Design (HEAD) di Ginevra. Il suo ultimo lungometraggio Quai Ouest è stato presentato alle Giornate di Soletta (2012).

Cineuropa: Sente di appartenere a una “nuova generazione di cineasti svizzeri”?
Lionel Rupp: Penso si possa fare un parallelo tra il cinema svizzero e la Svizzera nella sua totalità. Non vedo la Svizzera come un vero paese con una storia millenaria e una cultura comune. Penso che sia piuttosto una sorta di comunità d’interessi. Penso che questo film possa essere considerato svizzero poiché è molto federale. Ognuno proviene da un luogo diverso con le proprie specifiche particolarità. Abbiamo quindi deciso di condividere questa cosa, mantenendo allo stesso tempo ognuno le proprie specificità. Quello che trovo interessante in questo progetto in particolare è il fatto di essere giovani, di non riconoscersi in un luogo e di potersi permettere di lasciar da parte il proprio ego lavorando in comune per un film. Ci facciamo domande l’un l’altro. 

Quali sono state le influenze visive ed estetiche per il film?
Carmen Jaquier: L’idea era comunque quella di creare un film che avesse una proposta estetica comune all’interno della quale ogni regista potesse proporre la propria particolarità. È stato un momento piuttosto delicato, poiché un regista prova desideri di immagini, di colori, ecc., ma non abbiamo necessariamente mescolato o messo assieme collettivamente influenze personali. Abbiamo innanzitutto cercato di creare qualcosa tutti assieme e poi ciascuno ci ha aggiunto il proprio piccolo mondo interiore.
L.R.: A livello formale, ci sono state volte in cui Jan e Michael provavano a guidarci verso un senso comune, poiché la nostra volontà era comunque quella di fare un film omogeneo. Ma ogni volta ognuno partiva nella propria direzione, verso le proprie influenze. Nel film è interessante il fatto che si percepiscano queste influenze senza che siano troppo forti o fastidiose. Un film non deve essere necessariamente omogeneo. Wonderland è un film non puro ed è un bene che non lo sia. 

Cosa significa per voi essere artisti in Svizzera? Vi sentite isolati?
C.J.: Essendo io di Ginevra, lavoro molto con la Francia, ma è diverso per ogni regione linguistica. Non siamo isolati, ma credo anche che in fondo sia questo che un artista cerca: un incontro, che sia con il paese vicino o con la natura. L’ambiente artistico in Svizzera è importante, poiché ci spinge a farci delle domande e a cercare di costruire ponti tra le diverse culture, c’è anche da dire che la Svizzera è un paese molto ricco. Siamo sempre pronti a criticare questo paese e a trovare i suoi difetti, ma esistono comunque i mezzi necessari per poter creare. Questi mezzi, bisogna lottare per ottenerli; è alla base della nostra società.
L.R.: Ovviamente, c’è da dire che come cittadini svizzeri abbiamo delle sovvenzioni che non sarebbe possibile avere in un altro paese o comunque in così poco tempo. D’altra parte, la mia intenzione è proprio quella di parlare di qualcosa che succede qui e “fare i conti” con il paese da cui provengo. 

Il tema della violenza vi affascina nel vostro percorso di artisti?
C.J.: La violenza ha molte facce. È complicato parlare della violenza che può nascondersi dentro di noi. Trovo che il mondo in cui viviamo sia molto violento. Come regista, sento il bisogno di parlarne e di trasformarla in immagini. La natura dell’uomo non è necessariamente violenta, ma questo sentimento è comunque presente dentro di noi in maniera latente. A volte, la violenza può essere dolce.
L.R.: Per quanto mi riguarda, è qualcosa che mi affascina. Come è possibile che qualcuno con buone intenzioni finisca per fare qualcosa di male? In Wonderland, ho cercato di rendere questa violenza grottesca, esacerbata e nel finale smisurata. È qualcosa che mi ha riguardato in prima persona nel corso del progetto.

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(Tradotto dal francese)

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