email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Lynne Ramsay • Regista

"Un approccio diverso al film di genere"

di 

- CANNES 2017: La cineasta scozzese Lynne Ramsay parla del suo film A Beautiful Day che ha galvanizzato la competizione cannense

Lynne Ramsay • Regista
(© M. Petit / Festival de Cannes)

A poche ore dalla sua proiezione ufficiale, visibilmente stressata e un po’ riluttante a rivelare i segreti della sua realizzazione, la regista scozzese Lynne Ramsay ha dato alla stampa internazionale qualche indicazione sul suo nuovo film, A Beautiful Day [+leggi anche:
recensione
trailer
Q&A: Lynne Ramsay
scheda film
]
, presentato in concorso al 70° Festival di Cannes. Un thriller molto ruvido e diretto in modo brillante, interpretato da uno straordinario Joaquin Phoenix che ha sottolineato che l’improvvisazione e la sperimentazione hanno avuto un ruolo importante durante le riprese. 

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

A Beautiful Day è un film breve, di 1h35. Era il suo progetto di partenza?
Lynne Ramsay: Sì. La filosofia di base era di fare un film breve ma intenso. A volte un film ha bisogno di essere più lungo, ma non era questo il caso. E non volevo annoiare lo spettatore come fanno a volte certi film di 2h30. In generale, è andato tutto molto veloce, la produzione è stata rapida e il lavoro intenso. Pensavo addirittura di non riuscire a terminare la scrittura prima delle riprese. Ho quindi scritto la sceneggiatura molto in fretta, ma alla fine è andata bene così. E sul set, ogni giornata si riempiva di sorprese al punto che mi domandavo se sapessi veramente cosa stavo facendo. Ma il film dà una bella riposta a queste domande.

Come nel suo primo lungometraggio, Ratcatcher, tratta il tema del trauma e A Beautiful Day è quasi sperimentale e allucinatorio, con una narrazione non lineare. Perché questo soggetto l’appassiona?
Penso che la maggior parte dei cineasti abbia un approccio psicologico e un interesse per la questione della condizione umana. Per ciò che mi riguarda, amo approfondire i personaggi con la loro bellezza, i loro difetti, i loro diversi aspetti. Sul set, ho avuto l’impressione di vivere io stessa un’esperienza post-traumatica perché la storia del film ha un’influenza forte sulla mente.

Il suo scopo era quello di trascrivere la vita interiore del personaggio principale?
Ho riflettuto molto su questo. Bisognava trovare qualcosa. Sono quindi stata molto attenta al modo in cui vediamo il personaggio principale: non sappiamo chi è e tentiamo di scoprirlo. E ho provato a raccontare la storia attraverso le immagini.

Il suo film rende un omaggio involontario a Taxi Driver?
E’ ovviamente un film magnifico che tratta il genere in modo molto interessante, ma non ci ho pensato particolarmente girando il mio. C’è forse qualche riferimento qua e là, ma non era voluto. Di fatto, ho amato molti film di genere durante la mia giovinezza e forse mi hanno ispirato, certo. Ma quello che volevo era approcciarmi al racconto di genere in maniera diversa.

Il lavoro sulla musica e la colonna sonora è incredibile.
Fin dai miei cortometraggi, vi ho sempre dato molta importanza. A volte i produttori non ti seguono, o non capiscono, ma ho sempre considerato la musica e il suono prima delle riprese. E per questo film, volevo darvi più importanza che alla sceneggiatura. Jonny Greenwood è un genio e sono molto contenta che abbia accettato di partecipare al film. Non compone in modo intellettuale, ma con sentimento. Quanto alla colonna sonora, il lavoro è fantastico perché è stata realizzata in soli cinque giorni!

Il suo personaggio usa il martello e non la pistola. Perché?
Innanzitutto perché è così nel racconto di Jonathan Ames che ho adattato. Poi perché è piuttosto straordinario in termini cinematografici perché il personaggio può andare e venire silenziosamente. Mi permetteva anche di mostrare questa violenza che fa parte integrante del personaggio. E abbiamo visto le pistole in talmente tanti film che è una cosa che mi annoia.

Il suo film è stato finanziato da Amazon. Qual è il suo parere sulla questione delle piattaforme rispetto alla sala?
Come cineasta, penso che i film debbano essere mostrati sul grande schermo. Ma la persona di Amazon con cui sono in contatto è una persona molto cinefila.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy