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Václav Kadrnka • Regista

“Seguo il mio istinto”

di 

- KARLOVY VARY 2017: In occasione della première mondiale di Little Crusader a Karlovy Vary, Cineuropa ha incontrato il regista ceco Václav Kadrnka per sapere tutto della sua ultima opera

Václav Kadrnka  • Regista

Il regista ceco Václav Kadrnka ha avuto una formazione teatrale nel Regno unito prima di tornare nella Repubblica Ceca e studiare alla FAMU. Ha girato numerosi film da studente che sono entrati nel circuito dei festival e, nel 2011, ha completato da indipendente il suo lungometraggio di debutto, Eighty Letters,  acclamato dalla critica. Ha da poco presentato la sua seconda fatica, Little Crusader [+leggi anche:
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intervista: Václav Kadrnka
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, un road movie medievale, al Karlovy Vary International Film Festival, dove Cineuropa l’ha incontrato per parlare del processo di adattamento di una poesia, del mito della Crociata dei bambini e di come questo ultimo film si ricolleghi al suo esordio.

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Cineuropa: Il protagonsta di Little Crusader, a differenza che in Eighty Letters, è un padre, interpretato da Karel Roden. Perché ha scelto la prospettiva di questo personaggio?
Václav Kadrnka: La prospettiva del padre era già nella poesia Svojanovský křižáček di Jaroslav Vrchlický, sulla quale io e gli autori Jiří Soukup e Vojtěch Mašek ci siamo basati. La script editor del film era Marcela Pittermannová. La storia si apre con il ragazzo, Jeník, che poi scompare e il punto di vista diviene quello del padre. Mi è sembrato appropriato alla narrazione del film, ho avuto questa sensazione. Seguo il mio istinto. All’inizio non mi ero reso conto della forte relazione tematica con Eighty Letters. Ci si accorge solo dopo, di queste cose. Non analizzo, né speculo preventivamente.

A differenza del suo esordio, Little Crusader non è ambientato nel presente. Lei ha detto che il film non è un documento sul Medioevo, ma che usa questo periodo come scenario. Cosa la attira di questo periodo?
Little Crusader non è un film naturalistico. Secondo me, il naturalismo non aggiunge niente di vero a un film; è solo un altro effetto cinematografico. La poesia di Vrchlický è molto semplice, pura e astratta in certi passi. Ha un linguaggio stilizzato. Sapevo che il Medioevo ci avrebbe permesso di usare una stilizzazione visiva basata soprattutto sulla riduzione, sull’allusione e sulla serenità. Le stoffe bianche sono l’elemento visivo principale del film.

Il film ha al centro il mito della Crociata dei bambini, un tema piuttosto specifico. Cosa l’ha portata a questa scelta?
Il motivo della Crociata dei bambini, per noi, è una metafora, anche Vrchlický ne fa un uso marginale nella sua poesia. L’idea che dei bambini volessero liberare la Terra Santa senza armi, ma solo con la loro fede pura e forte, una fede incrollabile nonostante le sofferenze, mi affascinava. Gli storici non sono concordi sulla veridicità della Crociata dei bambini; secondo alcuni sarebbe un mito o un simbolo dell’idealismo infantile. Durante lo studio delle location, a Brindisi, in Italia, ho cercato qualche traccia di dove una parte della Crociata dei bambini sarebbe arrivata. Non ho trovato niente, finché in una biblioteca ho scoperto che c’è una chiesa a Brindisi con una cappella medievale in cui si può osservare un bambino alla guida della crociata. L’ho cercata e l’ho trovata. Il mosaico si trova a terra, sotto una lastra di vetro, ed effettivamente risale al XIII secolo. Quando ho chiesto al prete della Crociata dei bambini, lui ha negato che si trattasse di questo e ha spiegato che il mosaico si riferiva a tutt’altro. La Crociata dei bambini deve rimanere avvolta nel mistero e deve essere considerata come un simbolo dell’ideale di purezza. E questo è stato anche il nostro punto di vista, in Little Crusader.

L’adattamento di una poesia per il cinema è cosa molto rara. Come cambia il metodo di lavoro rispetto all’adattamento di un romanzo, per esempio?
La poesia di Vrchlický è poesia epica; in ogni caso, abbiamo dovuto superare il linguaggio della poesia per trovare la chiave cinematografica e allo stesso tempo mantenerne l’essenza. Inoltre, di solito io cerco di creare la narrazione di un film con il minimo indispensabile di dialoghi e sostituisco le parole con un emblema filmico. Ha aiutato molto il fatto che la poesia, in senso lato, è un road movie. 

Little Crusader è piuttosto diverso dal suo primo film, che è un film da camera. Com’è girare un road movie medievale, dopo aver lavorato con il materiale autobiografico di Eighty Letters?
I due film sono simili sotto certi aspetti, ma me ne sono accorto solo alla fine. Anche Little Crusader è un film da camera e procede attraverso la prospettiva soggettiva del personaggio principale. Inoltre fa riferimento all’assenza di un essere amato, proprio come in Eighty Letters. Forse è più stilizzato e più epico. Ho lavorato di più sul motivo dei paesaggi che il padre attraversa. Abbiamo creato preliminarmente un’idea dello spazio con il pittore Daniel Pitín, che doveva riflettere l’interiorità del padre. Abbiamo cercato delle location sulla base di questi bozzetti. Infine, abbiamo interamente girato il film in Sud Italia, in Puglia, dove i crociati sono passati veramente, nel Medioevo.

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(Tradotto dall'inglese)

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