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BERLINALE 2018 Concorso

Laura Bispuri • Regista

“Il cinema è fatto di donne che stanno sullo sfondo”

di 

- BERLINO 2018: Cineuropa ha incontrato la regista italiana Laura Bispuri, che dopo Vergine giurata (2015) torna in concorso a Berlino con Figlia mia, ambientato in Sardegna

Laura Bispuri  • Regista
(© Vivo film / Colorado Film / Match Factory Productions / Bord Cadre Films / Valerio Bispuri)

Nel suo secondo film, Figlia mia [+leggi anche:
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, proiettato in concorso al Festival di Berlino, Laura Bispuri racconta la storia della giovane Vittoria, che improvvisamente si ritrova divisa tra due donne: Tina (Valeria Golino), che l’ha cresciuta da quando è nata, e la misteriosa Angelica (Alba Rohrwacher).

Cineuropa: Figlia mia è un film sulle donne, non c’è davvero altra definizione. Era questa la sua intenzione?
Laura Bispuri:
Ho sempre voluto parlare di donne: è stata la mia missione nella vita e nel lavoro; è una dichiarazione politica e il mio viaggio fin dall'inizio. Nel corso della storia del cinema, le donne sono sempre state emarginate. Sono state mogli che aspettavano pazientemente che i loro mariti tornassero a casa e sono state spesso ritratte in modo molto superficiale. È ora di cambiare quell'immagine. Ogni volta che questo film viene criticato perché non si concentra sugli uomini, una parte di me ne è contenta. Deve essere così. D’altronde, il cinema è fatto di donne che stanno sullo sfondo, eppure non ci sentite mai lamentarci.

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La storia che racconta qui è alquanto universale. C’è anche qualcosa di vagamente biblico.
Quando ho iniziato il film, non pensavo alla Bibbia. Il punto di partenza per me era la storia vera di una ragazza di vent'anni che aveva deciso di essere adottata da un'altra donna, anche se la sua madre biologica era ancora viva. Ma mentre cominciavo a lavorarci, mi sono imbattuta nel Giudizio di Salomone [in cui il re Salomone doveva decidere quale tra due donne fosse la vera madre di un bambino]. Ci sono anche alcune connessioni alle tragedie greche, quindi c'è sicuramente una dimensione antica nella storia. Ma allo stesso tempo, volevo infondervi alcune riflessioni contemporanee – proprio come ho fatto in Vergine giurata [+leggi anche:
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Q&A: Laura Bispuri
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– e dare l'idea di ciò che è una famiglia può essere. Le figure materne, specialmente in Italia, sono sempre percepite come queste icone di perfezione. Ma è un simbolo falso, e abbiamo davvero bisogno di iniziare a metterlo in discussione.

Ha sempre voluto che Tina e Angelica fossero così diverse l'una dall'altra? All'inizio una sembra quasi una santa e l'altra una puttana, che vive ai margini di questa piccola comunità, quasi come Saraghina nell' di Federico Fellini.
Quello che volevo mostrare all'inizio era Tina, convinta di essere una madre perfetta con una figlia perfetta. Ma a causa di Angelica, è poi costretta a sfidare questa idea di perfezione: sia in riferimento a se stessa che in riferimento a sua figlia. Si rende conto che la sua bambina, Vittoria, è molto più complessa di quanto pensasse. E dopo tutti questi anni, deve finalmente riconoscere il ruolo di Angelica nella sua vita, o non avrà più una relazione con lei. Angelica, d'altra parte, all'inizio del suo viaggio si sente come se non fosse adatta per essere una madre. E’ un’emarginata. Ma quando entra in contatto con la ragazza, si rende conto che può davvero amare ed essere amata da lei. Non sto dicendo che una diventa l'altra, poiché sarebbe troppo semplice. Ma alla fine incrociano i loro cammini. 

Perché ha deciso di girare il film in Sardegna? Sicuramente ha un ruolo importante in Figlia mia, proprio come l'Albania per Vergine giurata.
Ho un legame personale con il luogo, ci trascorrevo le vacanze da bambina. E poi ci sono tornata con mia figlia, e quel viaggio in qualche modo è rimasto con me. Era una pietra miliare nella nostra relazione. Nei miei film, cerco sempre posti con una forte personalità. Sono terrorizzata dall'idea di fare una cartolina, ma stavolta, mentre stavo esplorando le location, è successo qualcosa di veramente bello. Viaggiavo con un uomo di 45 anni. Era molto umile ma non aveva niente a che fare con il cinema, lavorava con gli animali. Una sera gli dissi: "Ma Pierpaolo, non hai mai visto il mio film precedente. Ho un trailer proprio qui; posso mostrartelo sul mio telefono". Cosa che ho fatto, e lui ha detto: "Mi è piaciuto perché ho visto come lavori con il paesaggio. Fai capire alla gente la sua importanza, ma poi focalizzi la tua attenzione sugli attori". È vero, cerco sempre quell'equilibrio perfetto, ed è per questo che trascorro così tanto tempo a cercare i posti giusti. E una volta che li ho trovati, posso finalmente concentrarmi sui miei personaggi. In poche parole, mi ha detto come lavoro.

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(Tradotto dall'inglese)

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