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Elizabeth Conter • Unifrance

Zoom sul cinema francese in Germania

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Esperta di Germania al servizio Studi & Mercati di Unifrance, Elizabeth Conter analizza per Cineuropa la penetrazione del cinema francese sul territorio tedesco, il circuito di distributori e lo stato di salute delle coproduzioni. Una diagnosi illuminante in vista della quarta edizione degli Incontri franco-tedeschi di cinema che si terranno dal 9 all’11 novembre a Monaco.

Come va il cinema francese in Germania?
Il 2005 è stato un anno eccezionale grazie a La marcia dei pinguini [+leggi anche:
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, dopo buoni risultati nel 2004 e cattivi nel 2003. Ma è sempre un ciclo, dipende dai film, e le previsioni 2006 si annunciano miti con una stima di 2,2 milioni di spettatori tedeschi per le produzioni maggioritarie francesi (più le continuazioni dal 2005 superiori a 300 000 entrate). Per non falsare il risultato, non metteremo in conto Profumo [+leggi anche:
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, un film in lingua inglese coprodotto dalla Francia di enorme successo in Germania. L’essenziale è che il numero dei film francesi distribuiti resta elevato con opere molto varie, dalle grandi produzioni come Astérix et les Vikings [+leggi anche:
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, Silent Hill [+leggi anche:
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o Bandidas [+leggi anche:
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, ai film d’autore che rappresentano la base del nostro commercio regolare con la Germania: L’ivresse du pouvoir [+leggi anche:
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(100 000 entrate), Caché - Niente da nascondere [+leggi anche:
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(170 000 spettatori), Peindre ou faire l’amour [+leggi anche:
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, Je ne suis pas là pour être aimé (70 000 entrate)... E non bisogna dimenticare che i film più difficili, sebbene registrino risultati senza dubbio modesti, vengono in ogni caso comprati, mentre prima non lo erano più.

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Quali sono le tendenze in termini di distribuzione?
Il cinema francese può contare su una rete di fedeli distributori che lavorano molto bene sui film, come Concorde, Tobis, Alamode, Prokino, Arsenal. Queste strutture di media taglia comprano i film francesi a buon prezzo e investono budget adeguati per l’uscita. Globalmente, la situazione si è stabilizzata e risanata dopo la frenesia che aveva seguito l’entrata in Borsa dei distributori nel 2000 con costi di acquisto esorbitanti e fallimenti dietro l’angolo. Oggi, un’uscita media per un film d’autore in Germania è tra le 30 e le 50 copie, Caché - Niente da nascondere ne ha avute 63, per esempio, rispetto alle 520 copie di Astérix et les Vikings. D’altronde, la situazione tedesca è diversa da quella francese perché è un paese federale. Un’uscita nazionale rappresenta dunque un minimo di 30-40 copie per le grandi città e non esiste un polo propulsivo come Parigi dove un film che va bene viene mandato poi in provincia. Un’uscita richiede una ventina di proiezioni per la stampa, un vero lavoro di cesello. E in generale, la Germania è molto orientata verso Hollywood, compresi i suoi registi che non tornano quando tentano la fortuna negli Stati Uniti, al contrario dei cineasti francesi.

Come migliorare ulteriormente la distribuzione dei film francesi in Germania?
Con lo spostamento dei talenti. La stampa tedesca ha fame di star come Depardieu o la Deneuve, ma anche di attori meno conosciuti e di registi. Dato che lo spazio che la stampa tedesca dedica al cinema diminuisce sempre più e gli si dà meno importanza rispetto ai francesi, il solo modo per garantire un minimo di copertura è di avere gli artisti francesi. E questo non è facile, vanno più facilmente a Londra, ad esempio.

Qual è la situazione sul piano delle coproduzioni franco-tedesche?
C’è una netta evoluzione dalla messa in atto del mini-trattato franco-tedesco. Dal 2002, si girano circa dieci coproduzioni all’anno (maggioritarie francesi e tedesche) mentre prima il loro numero si limitava a tre o quattro. Ma si tratta soprattutto di maggioritarie francesi (sei nel 2005). E il nuovo sistema di sostegno che la Germania sta escogitando attirerà certamente i produttori francesi, ma rischia di aumentare questo scarto. Le produzioni maggioritarie francesi cercheranno soldi in Germania e li troveranno a priori, mentre le società francesi hanno grandi difficoltà a finanziare la coproduzione minoritaria di film tedeschi. Poi c’è un fenomeno che riguarda anche le coproduzioni con l’Italia, e cioè che la lingua rappresenta un ostacolo perché queste coproduzioni non rientrano nelle quote di lingua francese delle televisioni. Infine, in generale, i produttori francesi non conoscono bene il cinema tedesco, tranne qualche habitué delle coproduzioni come Yves Marmion di UGC-YM, Marie Masmonteil di Elzévir, Patrice Godeau di Aliceleo o Antoine de Clermont-Tonnerre di Mact.

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