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Erik Hemmendorff • Produttore

"La cosa più importante non è la storia"

di 

- Attraverso la loro società Plattform, Erik Hemmendorff e Ruben Östlund offrono una boccata d'aria fresca al cinema svedese e spostano l'attenzione dal contenuto al mezzo stesso

Nel 2002, i due amici, che si sono conosciuti alla scuola di regia dell'Università di Goteborg, hanno fondato Plattform perché sapevano che nessuno avrebbe prodotto il genere di film che volevano fare loro: titoli innovativi, liberi dalle strutture narrative tradizionali e quindi difficili, ma anche molto divertenti. Nel cuore di Goteborg è nato così un nuovo movimento formato da ex allievi della scuola di cinema, un gruppo di amici tutti guidati dalla stessa filosofia. Platfform ha ottenuto il riconoscimento dei festival fin dal primo lungometraggio di Östlund, The Guitar Mongoloid, e continua ora con Involuntary [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Erik Hemmendorff
intervista: Ruben Östlund
scheda film
]
. La giovane società ha anche prodotto An Extraordinary Study in Human Degradation di Patrik Eriksson, primo film svedese girato interamente con il cellulare.

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Cineuropa: Come è nata la sua collaborazione con Östlund per Involuntary?
Erik Hemmendorff: Ruben ed io formiamo una squadra creativa regista-produttore. Scriviamo insieme e ci vediamo tutti i giorni in ufficio. Parliamo raramente di film, ma più spesso di attualità, di libri, di filosofia, di storia o delle nostre esperienze, tragiche o comiche che siano. Abbiamo le stesse aspirazioni e penso che in quanto regista, Ruben può stare certo che io proteggerò sempre la sua integrità artistica e che renderò le sue idee possibili. Lavoro con Ruben dalla fine degli studi nel 2002. E' stato un periodo formidabile. Sapevamo che il vecchio sistema del 35mm sarebbe scomparso. La maggior parte dei produttori aveva paura del video e voleva fare vecchi film che erano già stati fatti, mentre noi volevamo al contrario fare film nuovi utilizzando il nuovo sistema digitale. Volevamo essere la prima casa di produzione a lasciare che lo stile della regia determinasse il modo di produrre e girare i film, invece di lasciare che la produzione condizionasse film e regista.

Come avete raccolto il budget?
Il budget ammonta a poco meno di un milione di euro. Film i Väst e il canale svedese SVT si sono uniti a noi fin dall'inizio e abbiamo ottenuto un sostegno allo sviluppo dell'Istituto svedese per il cinema. Abbiamo poi deciso di girare la prima e la seconda parte del film ancor prima di completare il finanziamento. Il film è stato girato in cinque momenti diversi nell'arco di un anno, le altre parti sono state finanziate dopo la selezione del nostro progetto al Cinemart di Rotterdam. E dopo la selezione a Cannes, il budget è stato finalmente completato. Noi non lavoriamo su una vera e propria sceneggiatura, e gli investitori sono talvolta troppo prudenti e ossessionati dal pezzo di carta. Spero che il film abbia dimostrato che non esiste versione definitiva di una sceneggiatura che possa garantire la qualità di un film.

Voi e il vostro agente di vendite Philippe Bober (The Coproduction Office) avete subito puntato in alto con la selezione al Festival di Cannes, cosa che capita di rado in Svezia.
Ruben ed io amiamo la competizione, e Cannes è semplicemente il festival più prestigioso e più difficile da raggiungere. Può sembrare strano promettere agli investitori che un film dal budget di un milione di euro farà il suo debutto a Cannes entro due anni, ma pensavamo davvero che fosse possibile. Da tempo ammiravo Philippe Bober e il suo catalogo, così nel 2006 l'ho contattato per la prima volta. Philippe non conosceva Ruben, ma abbiamo parlato e gli ho mostrato il nostro cortometraggio Autobiographical Scene Number: 6882 e il primo film di Ruben, The Guitar Mongoloid. Così Philippe si è detto interessato al successivo film di Ruben.

Come definirebbe la filosofia e le ambizioni di Plattform?
Plattform è una società di produzione per registi audaci e originali che amano lavorare a progetti del tutto personali. La nostra ambizione è di fare film europei interessanti e di grande qualità, rivolti a spettatori di tutto il mondo che amino riflettere e rimettere in discussione il significato del cinema odierno. La cosa più importante per noi non è la storia, ma il modo in cui la si racconta.

Su quali progetti state lavorando al momento?
Stiamo montando Hälsningar från Skogen (lett. "ciao da Skogen") di Mikel Cee Karlsson, un documentario personale, divertente ed emozionante su un'area di cui si parla poco, l'hinterland svedese. Tra gli altri nostri progetti, c'è l'epopea documentaria Twin Brothers di Axel Danielsson, il primo lungometraggio di Fijona Jonuzi e DAU di Ilya Khrzhanovsky, che coproduciamo con Philippe Bober. Ruben ed io stiamo preparando anche il nostro prossimo progetto. Abbiamo già i finanziamenti ed è probabile che lo presenteremo all'inizio dell'anno prossimo. E' un buon progetto, davvero.

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