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Berlinale 2010 Il mercato delle coproduzione - il caso Submarino

di 

- Il film del regista appartenente al gruppo Dogma Thomas Vinterberg, è basato su una novella del giovane autore danese Jonas T. Bengtsson. Lo studio analizza i motivi che hanno spinto il regista alla scelta di questa storia oscura e di come lo abbiamo trasformato in un film da competizione.

Con Birgitte Hald (Nimbus Films, Danimarca), Frederik Juul (Sandrew Metronome, Danimarca), Frank Wegner (Klett-Cotta Verlag, Germania)
Moderatore: Peter Cowie

Il film di Thomas Vinterberg, ex direttore del movimento Dogma, è basato su un romanzo di indomito realismo scritto da Jonas T. Bengtsson, un giovane autore danese. Questo case study si concentra sui motivi per cui i produttori abbiano scelto un contenuto tragico e di come lo abbiano trasformato in un film in gara alla Berlinale.

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Peter Cowie - moderatore: Submarino [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Thomas Vinterberg
scheda film
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di Thomas Vinterberg è un adattamento tratto dal best-seller di Jonas T. Bengtsson, un autore danese. Parla di due fratelli cresciuti in circostanze molto difficili. La vita li separa e si ritroveranno alla fine, in prigione, lasciando intravedere una speranza per il futuro attraverso la loro riconciliazione. È un film molto cupo, ma è anche pieno di sensibilità e così ricco di emozioni che si finisce per identificarsi con i personaggi. Vorrei iniziare chiedendo a Brigitte, la produttrice, come hai trovato questo libro ed in generale come cerchi i tuoi soggetti? Basi gran parte dei tuoi film su letteratura esistente oppure inizialmente incoraggi le sceneggiature? Ma soprattutto come hai trovato questo libro?

Birgitte Hald - produttrice: Beh, è il libro che ha trovato me, perché mi è stato mandato dalla casa editrice. Non sono neanche sicura che l’autore ne fosse al corrente. L’ho letto e ho pensato che fosse una storia orribile, troppo tragica...è stato prima che venisse pubblicato. Poi ne ho discusso con i miei colleghi alla Nimbus Films e lo abbiamo assegnato a Thomas Vinterberg perché penso che una storia come questa richieda qualcuno con un senso tragico e … bisogna essere un regista come Thomas. Gli è piaciuto il libro, anche se penso che lo abbia gettato via dopo averlo letto per metà perché pensava che fosse troppo tragico e veramente troppo duro.

Peter: Quindi il film è piuttosto diverso rispetto al romanzo originale, è questo che stai cercando di dire?

Birgitte: Sì. Il finale soprattutto è molto più caldo e più denso di speranze nel film rispetto al libro. Abbiamo discusso fin dall’inizio della necessità di un finale diverso. Ho addirittura tentato di convincere Jonas a riscrivere il finale, ma non era d’accordo.

Peter Cowie: Lo hai assegnato a qualcuno che non aveva mai scritto una sceneggiatura prima d’ora, Tobias Lindholm se non sbaglio. Perché lo hai fatto?

Birgitte: Ho conosciuto Tobias alla scuola di cinema. Pensavo che avesse un gran talento e stavamo cercando nuovi sceneggiatori, così ho pensato che fosse la persona che stavamo cercando. Inoltre eravamo obbligati a coinvolgere nuovi talenti perché questo film è parte di una collaborazione per quattro film con la rete televisiva danese TV 2. Ci siamo promessi, quando abbiamo stipulato l’accordo, che avremmo coinvolto nuovi talenti nel cinema danese così che avremmo utilizzato un nuovo sceneggiatore o un nuovo produttore.

Peter: Frank, vedo una copia dell’edizione tedesca del libro di fronte a te. È uscita ad agosto, lo scorso anno. Vedo che hai mantenuto il titolo originale, anche se nel film dopo tutto, a meno che non mi sia addormentato, non c’è nessun riferimento a questa tecnica di tortura a cui il titolo si riferisce. In qualche modo è un titolo metaforico. Ma hai deciso di mantenerlo. Se il film viene acquistato dalla Germania, cosa di cui sono certo dopo queste recensioni, rilancerai il libro o realizzerai un’edizione paperback in cooperazione con i produttori?

Frank Wegner – capo editore alla Klett-Cotta Verlag: Probabilmente cercheremmo di ridisegnare la copertina, cercheremmo di riallinearne l’aspetto grafico con i marchi aziendali del film. Ovviamente rappresenterebbe una grande spinta. Questa è una piccola casa editrice. Non cerchiamo un mercato di massa.

È un libro piuttosto cupo e desolato e si tratta di iniziare con un mercato di nicchia. Il film potrebbe rappresentare un incredibile incentivo. Non solo attribuisce un senso di importanza al libro ma potrebbe anche essere un forte contributo promuovere il libro con una nuova copertina. Naturalmente cercheremo di associarci il più possibile visivamente con il film, cercheremo di comparire nel trailer, nei poster, ecc. ecc., un approccio un po’ parassitario. Ma questa è veramente una buona opportunità per incentivare le vendite. È il secondo libro di questo autore, abbiamo avuto anche il suo primo libro. Quindi sarebbe bello poter fare qualcosa anche per l’autore.

Peter: Non è sconosciuto in Germania?

Frank: Non è molto conosciuto, ma non è neanche totalmente sconosciuto, no.

Peter: Una proiezione alla Berlinale può aiutarti come editore?

Frank: Assolutamente sì. Dal momento in cui siamo stati informati, abbiamo cercato di trasformarla ampiamente in una campagna pubblicitaria per rilanciare l’importanza e la necessità del libro.

Peter: Frederic, come azienda quanto strettamente collaborate con le case editrici nel lanciare e promuovere un film, questo in particolare?

Frederic Juul – capo distribuzione alla Sandrew Metronome: Direi molto strettamente. In verità devo iniziare col dire che non ci sono mai due storie uguali quando si parla di marketing e lancio di un film basato su un libro. Dipende tutto da quanto importante è stato un libro, quanto successo ha avuto, quanto è piaciuto. Naturalmente ci sono diversi esempi in cui per noi è stato importante rendere i libri più forti dei film. Kite Runner è un buon esempio. In questo caso direi che si tratta più di creare una sinergia con la casa editrice che può trarre vantaggi dal film così come noi dal libro. Jonas, l’autore, è molto soddisfatto del film, che dà una sorta di ulteriore incentivo alla promozione. Inoltre ci mettiamo in contatto con la casa editrice fin dalla fase iniziale e parliamo ovviamente anche di una ristampa, di cosa possono fare. E ripubblicheranno il libro in paperback con l’impostazione grafica che useremo in Danimarca così che sarà visibile in tutte le librerie. Possiamo anche stringere accordi con la casa editrice, con i punti vendita del libro, dove possono promuoverlo con poster tratti dal film. Organizziamo anche proiezioni per i negozianti, c’è un’intera gamma di iniziative che possiamo intraprendere e dalle quali trarre dei benefici.

Peter: Birgitte, parliamo dei finanziamenti al film. Lo hai realizzato con un budget molto limitato, 1,8 milioni di euro se non sbaglio. Non hai neanche fatto come per molti film danesi, non hai usufruito del Danish Film Institute, lo hai messo insieme tu stessa come parte di una collaborazione per quattro film con la rete danese TV 2. Come lo hai realizzato e come lo hai immaginato fin dall’inizio come un film a basso costo?

Birgitte: Thomas era attratto da questa collaborazione perché potevamo promettergli una quasi totale libertà artistica. Non siamo dovuti andare da quattro diversi partner a persuaderli ad unirsi a noi. Ecco perché per lui era interessante realizzare questo film con un budget limitato. Lo avevamo fatto insieme prima con i film dogma, quindi sapeva quello che faceva.

Peter: Quello che è bello di Submarino è che possiede tutte le virtù di dogma e nessuno dei vizi. Non ha quella telecamera che si muove freneticamente. In un certo senso è un film girato in maniera più tradizionale. Ma quando si prende un libro come questo che non ha venduto tantissime copie in Danimarca. Questo libro non è stato un grande best-seller.

Birgitte: Non lo sapevamo. Non siamo veramente interessati all’acquisto di best-seller. In generale cerchiamo storie originali che non necessariamente siano dei best-seller. Inoltre si tratta di una cosa diversa quando si compra un best-seller e lo si trasforma in un film, è una cosa completamente diversa.

Peter: Presumibilmente sono necessarie delle star.

Birgitte: E il pubblico conosce la storia prima ancora di vedere il film e credo che non sarebbe abbastanza interessante per un regista come Thomas Vinterberg realizzare un film del genere, tratto da un best-seller.

Peter: L’assenza di grandi star è una cosa spesso molto difficile da comprendere per i nostri colleghi americani. Non riescono a capire che in Europa ci sono interpreti ma non star e che non necessariamente servono delle star per realizzare un film di successo. Comunque è stato un rischio.

Birgitte: È un rischio. Ma ci sono anche molte coincidenze. Non potevamo prevedere che si sarebbe rivelato così positivo come lo è ora.

Peter: Avete collaborato solo con la rete televisiva danese oppure anche con co-produttori nordici?

Birgitte: Abbia collaborato con la Nordisk Film e il Television Fund, Match Factory per le vendite all’estero.

Peter: Tomas Vinterberg ha detto che il libro è piuttosto cruento ma anche piuttosto bello, ha detto che ha letto il libro nel 2007 in un periodo in cui stava attraversando un divorzio e si trovava solo con i suoi figli. Penso che si sia fortemente identificato con l’argomento ed è quello che lo rende un grande film in cui si può dire che abbia messo tutto il cuore.

Frederic, bisogna ricorrere ad una pratica di marketing più fantasiosa quando si ha a che fare con un film a basso costo rispetto a film più entusiasmanti?

Frederic: Innanzitutto non ha nulla a che vedere con il fatto che sia stato preso da un libro oppure no. Durante la fase di marketing bisogna concentrarsi sulle potenzialità. È così che valutiamo il budget da destinare al marketing. Fortunatamente per noi per questo film disponiamo di un buon budget, soprattutto in Danimarca. Naturalmente, riceveremo molta pubblicità dalla Berlinale, da Thomas. I critici desiderano che Thomas faccia una bella figura. Sono interessati a lui come regista. Questo costituisce un grande vantaggio in tutta la questione del lancio.

Quando si parla di un libro, o ci si affida al sostegno di un grande gigante o di qualcuno di più piccolo. In questo caso il fatto che il film sia basato sul libro ci dà qualcosa ma non fa certo esplodere il film. In qualche modo dà credibilità al film perché è basato su un libro ed è effettivamente molto simile al libro. Non è qualcosa che hanno letto e detto: “Ci piace l’ambientazione quindi la riprodurremo nel film”. Il fatto che a Jonas piaccia il film dà anche credibilità a Thomas e al film. Per noi è veramente un buon inizio.

Peter: E vi siete dati cinque settimane tra il Festival di Berlino e il lancio in Danimarca. Significa che farai degli adattamenti se il film vince un premio importante, che lo si possa sfruttare per la campagna di marketing?

Frederic: Decisamente sì. Ci piacerebbe molto se accadesse, per tutti i partner.

Peter: E i revisori danesi stanno rivedendo il film da qui oppure...

Frederic: No, in qualche modo mettono in luce i sentimenti della Berlinale e esprimono i significati che ne traggono, cosa si dice sul mercato. Sono stati molto ottimisti. Un giornalista danese lo ha addirittura definito un capolavoro, ha detto che è decisamente il miglior film di Thomas dopo Celebration, ed è molto positivo.

Inizialmente il film doveva uscire a maggio ma abbiamo sentito della Berlinale che è un mercato molto competitivo e abbiamo anticipato al 25 marzo. Ma ci stiamo facendo strada sperando che anche gli esercenti noteranno che partecipa alla Berlinale e che sta ricevendo buone recensioni ed articoli di stampa.

Domanda 1: Sono interessato al processo di adattamento, quanto tempo avete impiegato per sviluppare la sceneggiatura, quante bozze, e quanti grandi cambiamenti di direzione ci sono stati?

Birgitte: Ci è voluto un po’, non ricordo esattamente quanto, forse un anno e mezzo. Devo dire che Thomas ha scritto insieme a Tobias. È piuttosto difficile trovare il formato giusto per la sceneggiatura perché le due storie devono essere collegate. Come si può fare? Proseguivamo in maniera trasversale tra le due storie, poi ritornavamo a due storie separate e così via. Quindi è stato abbastanza difficile.

Peter: È un film con pochissimi dialoghi. Ci sono raffiche di dialoghi seguite da lunghe sequenze dove si osservano i personaggi che sono soli con se stessi. Quindi deve essere stata una sceneggiatura difficile da sviluppare.

Birgitte: È stato piuttosto difficile, anche perché si tratta di un viaggio in profondità. Come far sì che il lettore, il pubblico segua quel viaggio?

Domanda 2: Sono uno sceneggiatore che si occupa di adattamenti dai libri. Vista la natura delicata della relazione diplomatica tra il produttore e l’autore originale, cosa mi consigliate per poter essere di maggiore aiuto ai miei produttori durante quella fase?

Birgitte: Penso che sia una questione di fiducia nel rapporto. Nella misura in cui si rispetta l’autore, si possono fare molte cose. Perché non si tratta di raccontare esattamente la stessa storia, ma di tradurla in un film rispettando l’idea originale, l’anima della storia.

Peter: E l’autore non si è risentito di non partecipare al processo di scrittura della sceneggiatura?

Birgitte: No, lo abbiamo detto chiaramente. Fin dall’inizio abbiamo fatto così: l’autore non partecipa al processo di scrittura. Gli può essere chiesto e può accettare o rifiutare, ma fondamentalmente non ha niente a che fare con esso. Ed è stato chiarito fin dall’inizio, altrimenti si rischia di non sapere chi stia facendo cosa.

Domanda 3: Brigitte, hai detto che la storia del film è cambiata in maniera piuttosto significativa rispetto a quella del libro. Mi chiedo quanto sia stato difficile giungere ad un accordo su questo argomento con lo scrittore. È stato forse possibile perché si tratta di un giovane scrittore? Ad esempio non riesco a immaginare come uno scrittore affermato possa essere d’accordo a cambiare il finale del proprio libro.

Birgitte: Non abbiamo mai lavorato con scrittori affermati, quindi non so come possa essere. Ma penso che…noi abbiamo detto fin dall’inizio all’autore che volevamo cambiare il finale e, come ho detto prima, ho addirittura cercato di convincerlo a riscrivere il libro. Quindi sapeva bene che avremmo modificato il finale. Ma penso anche che abbiamo rispettato la storia, non penso che sia troppo diversa. Contiene solo un po’ più di speranza rispetto al libro.

Peter: Il libro inizia con la scena del bambino?

Birgitte: No, il libro si apre con la morte del bambino. Si leggono una decina di righe e il bambino è morto. Per dare il benvenuto( ride). Non si può fare in un film, o forse sì, ma in ogni caso noi non siamo stati capaci di farlo.

Peter: Lo avete deliberatamente reso un cerchio perfetto che inizia e termina con le delicate immagini ravvicinate dei due fratelli e del bambino e dell’unità famigliare.

Birgitte: Forse dovrei aggiungere che per noi è molto importante creare una relazione di fiducia con l’autore perché ci piacerebbe continuare la collaborazione con lui e anche con altri autori di libri. Quindi è necessario comportarsi in modo da poter continuare dopo questo libro, forse con un altro libro per un altro film. Ho anche chiesto all’autore di scrivere direttamente una sceneggiatura per noi. E potrebbe farlo.

Peter: Ma non lo avete fatto lavorare alla sceneggiatura del suo stesso libro?

Birgitte: No. In realtà abbiamo provato a farlo ma lui ha pensato che fosse orribile. Pensava che si trattasse di semplificare il suo lavoro in malo modo.

Peter: Ampliamo la visuale. Frank mi piacerebbe guardare al tuo programma editoriale nel complesso. Hai pubblicato adattamenti di grandi film o best-seller che sono stati trasformati in film? Hai mai interagito col cinema prima?

Frank: Sì, in diversi modi. Questa è una casa editrice Troppen e l’intero complesso si chiama Klett-cotta. È presente una sezione Fantasy con Tolkien, Il Signore degli Anelli, ossia roba da mercato di massa. Questi danno alti profitti, ma sono anche imprese delicate e difficili. Ad essere onesti, con questo tipo di libri mai. È un’esperienza nuova.

Peter: Ma ti sei assunto il rischio prima di sapere che ci sarebbe stato un film?

Frank: Assolutamente, ci piace il libro, l’autore è una persona molto gentile e come ho detto ci piaceva il suo primo libro. E riteniamo che realizzerà romanzi più interessanti che potrebbero piacerci, quindi eravamo piuttosto convinti dal libro, ma anche dall’idea che si adeguasse al profilo programmatico che avevamo cercato di formare negli scorsi anni.

Peter: Frederic e io sappiamo che l’autore si è spostato da People’s Press ad un altro editore. Questo ha causato qualche attrito? People’s Press ha forse detto: “non vogliamo più sentir parlare di questo tipo?"

Frederic: No. Penso che People’s Press, dove si trova Jonas, voglia vendere più libri. Quindi non direi che si tratta di un problema.

Vorrei aggiungere qualcosa a quanto detto da Brigitte sulla questione di “quali siano i limiti di libertà quando si vuole adattare un libro”. Penso che sia più semplice con un libro non troppo conosciuto perché si ha maggiore libertà. E anche dal nostro punto di vista, se si ha a che fare con un libro di grande successo, allora si sa che il pubblico vorrà vedere il libro materializzato sullo schermo. Questo ti dà una minore libertà perché la principale fetta di pubblico sarà composta dai lettori stessi. Nel caso della trilogia di Stieg Larsson con Kite Runner, ha venduto 220 000 libri in Danimarca e ha venduto 220 000 biglietti in Danimarca. Senza il libro un film di quel genere avrebbe venduto tra i 3 o 5000 biglietti, ma le persone che lo hanno letto erano persone che avevano veramente apprezzato il libro e hanno pensato che il libro fosse buono quanto il film. Ma si ha decisamente più libertà nel caso di Submarino perché non si hanno aspettative da soddisfare, a parte quelle dell’autore e di poche persone che hanno acquistato il libro.

Peter: è un’interessante statistica che non ho mai sentito prima, la correlazione tra il numero di biglietti e il numero di libri venduti…

Frederic: No, no, no, siamo liberi dalle pressioni, ma è un doppio attacco, perché ho anche lanciato Harry Potter e non so quanti biglietti avrebbe venduto se non fosse stato un libro di tale successo.

Domanda 3: Gran parte dei produttori oggi producono a livello internazionale. Anche tu cerchi storie in altri paesi e cerchi di vendere i tuoi film ad altri paesi oppure provi a venderli per la distribuzione solo in Danimarca?

Birgitte: Noi cerchiamo sempre di vendere i nostri film a livello internazionale. Molto spesso guadagniamo anche di più dall’estero rispetto che in Danimarca.

Cercare materiale all’estero è molto difficile. Recentemente sono stata alla fiera del libro. Ma se leggo un libro, nel momento in cui ce l’ho io tra le mani, so che è stato pubblicato anni prima nel paese d’origine e ogni volta che ne richiedo i diritti, sono stati già venduti. Perciò nei paesi nordici cerchiamo libri in Norvegia, Svezia e anche Islanda, ma altrove è molto difficile. Noi siamo un piccolo attore, ci rispondono sempre: “Ci dispiace, ma la Miramax ne ha già acquistati i diritti”.

Peter: Siete tentati di fare le riprese in inglese oppure girate sempre in danese?

Birgitte: Abbiamo fatto qualche film in inglese. Penso sia possibile, ma si perde spesso di vista quello che è veramente originale e anche quello che i compratori stanno cercando. Perché una volta entrati nel giro dei film internazionali, cosa ci resta di speciale? Ma sarebbe divertente riuscire a farlo.

Peter: Ho chiesto questo perché proprio la scorsa settimana ho visto su Swiss Television il film che ha vinto la Palma d’oro a Cannes, il film rumeno, ed era doppiato, doppiato molto bene. Però era doppiato e mi ha fatto ricordare che quando si ha una lingua minoritaria, al di fuori della Danimarca sono necessari i sottotitoli. I sottotitoli restringono le vendite televisive, restringono automaticamente il mercato ad un certo numero di sale. Quindi a volte si sarà tentati di scegliere la strada dell’inglese.

Birgitte: La tentazione sicuramente c’è, ma è anche molto difficile da finanziare. Abbiamo bisogno di finanziamenti dal sistema di sussidi danese e naturalmente non apprezzano molto i film in inglese perché fondamentalmente il loro compito è quello di sostenere la lingua e la cultura danesi.

Peter: E quanto tempo avete prima che la rete televisiva danese TV 2 mandi in onda il film? Quanto tempo dopo avverrà rispetto alla proiezione al cinema?

Birgitte: Due anni, ma non penso che sarà sempre così.

Peter: E per il DVD, quanto aspetterete?

Frederic: Non si tratta di quanto vogliamo aspettare, ma di quanto dobbiamo aspettare. Dobbiamo aspettare sei mesi in Danimarca, che secondo me è troppo, soprattutto perché il film stranieri proiettati in Danimarca devono aspettare quattro mesi. Stiamo dibattendo con i cinema su questo argomento.

Peter: Questa mattina non abbiamo ancora parlato degli agenti. È un fattore importante in Danimarca? Quando hai detto che l’editore vi ha contattati, una volta stabilito il contatto e una volta scelto il libro, bisogna avere a che fare con un agente letterario?

Birgitte: No. Perché l’autore non aveva un agente. Lo ha ora. Ho concluso l’accordo direttamente con l’editore. Non ho mai sperimentato nient’altro. Ma forse potrebbe cambiare ora, non lo so.

Peter: Così aveva assegnato i diritti del film all’editore?

Birgitte: Spesso non sono d’accordo ma quando avviene, molti autori lasciano che sia la casa editrice a gestire i diritti. È anche interessante per un regista come Thomas Vinterberg lavorare con qualcuno di nuovo perché ha molta esperienza e anche le persone con molta esperienza hanno bisogno di trovare nuove fonti di ispirazione per intraprendere nuove strade. Essenzialmente è un fattore positivo per tutti lavorare con nuove persone di tanto in tanto.

Peter: Purtroppo Thomas Vinterberg non è qui ma se ci fosse vorrei chiederglielo. La forma del libro, la sua struttura, il modo in cui la narrazione procede, hanno influenzato il modo in cui ha girato il film? L’immagine è in qualche modo diversa dai suoi precedenti film. È girato in maniera più tradizionale. Mi chiedo se questo dipenda dal libro, oppure se sia stato solo il suo modo di staccarsi dai canoni di Dogma.

Birgitte: Io penso che sia tornato ai tempi addirittura precedenti a Dogma, ai suoi primi, primissimi film, i film dei tempi della scuola. Quindi è tornato veramente alle origini, non a Dogma.

Frederic: Volevo aggiungere che siamo veramente contenti di usare nuovi talenti. Poiché la Danimarca è un paese così piccolo, in un certo qual modo non si guadagna molta risonanza mediatica se si continua ad usare sempre gli stessi nomi. Si pensa che possa costituire maggiore sicurezza, ma penso che in questo caso avremo molta risonanza perché aggiungono qualcosa di fresco al film. Anche perché Thomas, che è un noto regista, vuole lavorare con persone giovani e nuovi attori che siamo veramente emozionanti. E questo ci offre delle possibilità.

Peter: Questo perché avete buone scuole di recitazione? Tutti questi attori hanno esperienze pregresse in TV, a teatro o in qualche scuola di recitazione oppure sono veramente degli attori amatoriali?

Birgitte: Entrambe le cose. Uno di loro è un attore danese molto noto che ha fatto molti film. Interpreta Nick, il fratello maggiore. E l’attore che interpreta il fratello minore ha fatto molto teatro, ma è la sua prima parte principale in un film. È un mix. Penso che ci siano buoni attori in Danimarca, anche perché abbiamo buoni teatri e buone scuole teatrali. Godiamo di una lunga tradizione.

Peter: Anche la scuola di cinema sembra produrre un continuo flusso di diplomati che entrano nel mondo del cinema.

Peter: Il film entrerà nel circuito di altri festival, magari festival minori?

Birgitte: Forse...penso di sì.

Case study: pdfSubmarino

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