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MIA 2023

Rapporto industria: Tendenze del mercato

In Italia si produce sempre di più e sempre più internazionalmente ma i film italiani sprofondano

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Il sistema va urgentemente riformato e reso più equo, hanno concordato gli esperti leggendo un nuovo rapporto presentato al MIA

In Italia si produce sempre di più e sempre più internazionalmente ma i film italiani sprofondano
(sx-dx) Pedro Armocida, Lucia Borgonzoni, Nicola Borrelli e Bruno Zambardino durante il panel

Il primo giorno del MIA – Mercato Internazionale dell’Audiovisivo di Roma (9-13 ottobre) ha ospitato il panel “Tutti i numeri del Cinema e dell’Audiovisivo Italiano – Anno 2022,” durante il quale sono sono stati rivelati e discussi gli ultimi dati relativi alla produzione cinematografica ed audiovisiva italiana, pubblicati all’interno dell’omonimo rapporto a cura della Direzione Generale Cinema ed Audiovisivo (DGCA).

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L’evento, moderato da Pedro Armocida, ha visto la partecipazione del Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, del Direttore della DGCA Nicola Borrelli e di Bruno Zambardino, Responsabile Affari UE e Coordinamento istituzionale Italy for Movies della DGCA.

“Il primo dato che salta agli occhi,” ha detto Borgonzoni, “riguarda i film internazionali girati in Italia nel 2022, i quali superano il totale di tutti i film girati dal 2016 al 2021 e risultano cresciuti del 60% rispetto al 2021.” Borgonzoni ha sottolineato che questo dato, seppur foriero di alcune criticità, svolge un ruolo importante nel garantire l’occupazione all’interno del comparto e costituisce un “traino per il turismo ed il rilancio del territorio.” Il dato dolente – ormai ben noto – riguarda la ricezione dei titoli italiani nelle sale del paese.

Borrelli e Zambardino hanno poi iniziato a presentare i dati del rapporto, giunto alla sua dodicesima edizione. Nel 2022 hanno chiesto il nullaosta 355 opere (in crescita rispetto alle 313 del 2021, alle 252 del 2020 ed alle 325 del 2019). Non conteggiate nelle statistiche successive risultano anche altre 39 opere che non hanno richiesto contributi e riconoscimento da parte del Ministero.

La crescita produttiva copre tutte le tipologie di opere: dal documentario alla finzione, dalle coproduzioni minoritarie a quelle paritarie e maggioritarie. Il costo totale dei film prodotti nel 2022 ha raggiunto i €581 milioni, in significativo aumento rispetto ai €494 milioni del 2021, ai €351 milioni del 2020 ed ai €457 milioni del 2020. Borelli ha sottolineato che la Francia si conferma il partner coproduttivo più importante (con 22 coproduzioni registrate nel 2022) anche se si registra “una strana flessione delle Germania” (dalle 12 coproduzioni nel 2021 all’unica realizzata l’anno scorso), “probabilmente dovuta alla riprogrammazione dei propri schemi d’incentivo.” Ha poi evidenziato l’aumento generale dei budget, rivelando che nel 2021 nessun film aveva raggiunto un costo superiore ai €10 milioni, mentre sei produzioni nell’anno successivo hanno sforato questa soglia.

Nel 2022, su €522 milioni impiegati nel finanziare “i film d’iniziativa italiana” (ovvero i titoli a maggioranza italiana o 100% italiani), i contributi statali sono stati pari ad oltre €200 milioni, dei quali 176 in credito d’imposta e 24 in contributi selettivi. Anche la produzione di opere audiovisive per web e TV ha registrato una crescita significativa dal 2021 al 2022 – 58 opere per il web nel 2022 (35 nell’anno precedente) e 172 per la TV (125). Inoltre, le opere audiovisive “d’iniziativa italiana” sono costate un totale di €729 milioni, un balzo dai €543,8 dell’anno precedente. Tra i principali committenti figurano la RAI (107 opere), Sky (33), Netflix (14), Chili (13), Amazon (12) ed RTI-Mediaset (7).

Borrelli ha successivamente fornito un’analisi molto lucida, frenando ragionevolmente gli entusiasmi: “Chiunque guarda questi dati senza essere un raffinato statistico si rende conto che qualcosa non funziona. Avevamo una quota che sfiorava il 40% di biglietti venduti per film italiani: eravamo arrivati al 37%. Quest’anno chiuderemo intorno al 18%. Spero d’essere smentito, ma credo ci sia questa consapevolezza anche tra gli operatori e le associazioni.”

“Il tema è che siamo tutti concentrati sull’offerta, sulla filiera dell’offerta e sull’incentivo, ma lo spettatore è cambiato e bisogna incominciare ad analizzare la domanda. [..] Quest’attenzione eccessiva al proprio ombelico sembra quasi dare per scontato che lo spettatore debba andare al cinema perché il film viene semplicemente fatto. Non è così, ci va se c’è qualcosa che lo interessa. Mi chiedo perché continuiamo a produrre commedie per noi ultrasessantenni. [..] Questo discorso riguarda le opere che vengono fatte per essere viste dal pubblico in sala, lasciamo perdere le opere prime e seconde, i giovani autori, le start-up, i film complessi…”

Borgonzoni concorda: “Molte volte ci siamo seduti ai tavoli e i nostri interlocutori pensavano di aver fatto un film per il grande pubblico, ma che il grande pubblico non l’avesse capito. Ogni tanto può succedere ma non è sempre così.”

Borrelli ha poi ammesso la necessità di rivedere i sistemi di sostegno: “Una mano in questa direzione dobbiamo darla anche noi che abbiamo contribuito a creare confusione con un sistema in cui l’importante è produrre e cosa succede dopo è secondario. Dobbiamo invertire questa rotta.” Pertanto, gli strumenti di sostegno devono semplicemente “agevolare” ed “essere calibrati sulle finalità’ delle opere,” evitando commistione tra film pensati per le sale e per il mercato ed altri meno commerciali.

Sulle possibilità di cambiamento dice: “Non sono particolarmente pessimista, anche se la parte più avveduta del settore ne è consapevole. Non tutti lo sono, non sarà un viaggio trionfale. D’altronde, sta succedendo esattamente quello che si poteva prevedere nel momento in cui abbiamo aumentato tutte le aliquote del credito d’imposta.” “Gli errori dei produttori e della filiera si pagano sul mercato, se qualcuno sbaglia. Il nostro sforzo è aiutarli a non sbagliare. Gli ingredienti che abbiamo sono quelli giusti ma finora non li abbiamo cucinati in modo esattamente funzionale,” ha concluso.

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