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Nicolas Steil • Regista

“Scegliere tra la peste e il colera"

di 

- Réfractaire è il primo lungometraggio da regista del produttore lussemburghese Nicolas Steil

Cineuropa: Come ha scelto il soggetto di Réfractaire [+leggi anche:
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intervista: Nicolas Steil
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Nicolas Steil: Mi sono sempre chiesto che cosa avrei fatto se fossi vissuto durante la Seconda guerra mondiale e avessi dovuto affrontare ciò che hanno affrontato i miei genitori e i miei nonni. Ho deciso dunque di esplorare queste possibilità concentrandomi su un ragazzo di venti anni che si ritrova a confrontarsi con questi problemi e con i diversi atteggiamenti della gente dell'epoca. Per questo giovane uomo, la questione è davvero terribile: si tratta di scegliere tra la peste e il colera, tra rischiare la propria vita sul fronte russo "dalla parte sbagliata", quella dei nazisti, e nascondersi nelle miniere dove potrebbe rimanere sepolto vivo, causando per di più problemi ai membri della sua famiglia rimasti in superficie. Vi è tuttavia una terza via: entrare nella resistenza attiva e rischiare la vita ogni secondo.

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Come ha preparato questo film?
Ho dedicato molte ore alle mie ricerche. Come produttore, coltivavo questo progetto da cinque anni. La sceneggiatura ha avuto diverse versioni. Siamo stati in contatto con il Consiglio Nazionale della Resistenza, oltre a essere assistiti da uno storico specializzato, Paul Dostert, che non solo ci ha fornito libri e documenti ma ci ha anche reso l'inestimabile servizio di presentarci persone che hanno veramente vissuto gli eventi e le situazioni descritte nel film. Una cosa che il mio co-sceneggiatore Jean-Louis Schlesser ed io avevamo notato nel corso dei nostri incontri con queste persone è che i loro ricordi dell'epoca sembravano essersi trasformati in un senso più accettabile per loro. Ma scavando un po', gli aspetti più cupi delle loro storie sono tornati a galla: la mancanza di igiene, le rivalità, la promiscuità, l'oscurità permanente, la paura di incidenti nella miniera e quella di essere scoperti dai minatori. L'orrore di quella epoca è riemersa un po' per volta.

Avete girato gran parte del film in miniera.
Sì, abbiamo girato in miniera. Alcune gallerie in cui abbiamo lavorato erano chiuse al pubblico da molto tempo, praticamente dalla fine della guerra. Sono stati necessari alcuni lavori per rendere quelle zone sicure per la troupe e per gli attori, il che non ha impedito a due blocchi di pietra di cadere proprio lì dove eravamo, ma per fortuna nessuno è rimasto ferito. Abbiamo girato in una parte della miniera che è a 45 minuti dall'entrata. Facevamo le prove in uno spazio industriale con dei segni per terra prima di raggiungere la miniera e di passarvi dodici ore al giorno (uscire per la pausa pranzo era troppo scomodo visto il tempo che ci voleva per entrare e uscire). Questo progetto, più di altri, richiedeva una buona atmosfera sul set perché era impossibile andarsene. Fortunatamente, c'è stata.

A che tipo di pubblico si rivolge?
Voglio fare un film per i giovani che amano il cinema. Essendo il protagonista un ragazzo, spero che gli spettatori si chiedano che cosa avrebbero fatto loro al suo posto. A quell'età io ero convinto che avrei fatto la scelta giusta. E' una questione interessante da porre.

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