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Emil Christov • Regista

“Il piacere di spiare e l’arte della manipolazione”

di 

- Il regista bulgaro ha presentato The Color of The Chameleon a Salonicco. Cineuropa l’ha incontrato per discutere di un film sorprendente sotto ogni aspetto

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intervista: Emil Christov
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per la sua opera prima?

Emil Christov: È una storia lunga, ma per farla breve, all’inizio ero il direttore della fotografia del film. Dopo la rinuncia del regista sei mesi prima dell’inizio delle riprese, l’autore del romanzo, anche produttore del film, mi ha chiesto di diventarne il regista e ho accettato. Non ero preparato e non avevo l’ambizione di diventare regista. Ero contento della mia carriera da direttore della fotografia, che conta per ora trenta film. Per sentirmi più a mio agio, ho chiesto la modifica di una quarantina di pagine della sceneggiatura. Il mio amico sceneggiatore ha accettato senza problemi e mi sono lanciato nell’avventura.

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Il progetto sembra pertanto molto ambizioso...
Sì, ma non è con questa filosofia che lo abbiamo trattato. Ho chiesto alla mia squadra di divertirsi come bambini con i giocattoli. Il film è un gioco. Non so neanche cosa significhi il successo e non mi interessa. Mi sono lanciato per piacere ed è per questo che tutta questa storia è ironica e che non si prende mai sul serio, anche se gli attori fanno finta di prendersi sul serio. Questo li rende ancora più divertenti.

Che senso hanno le allusioni ricorrenti a Casablanca?
Anche quello è un gioco. La giovane donna mostra il film di Michael Curtiz al protagonista chiedendogli di riassumerne la storia, e quest’ultimo si ricorda soltanto una sottotrama minore, quella di due bulgari che vogliono fuggire negli Stati Uniti. Tutto questo evidenzia il ridicolo di questi personaggi che fanno cose molto serie ma assurde, in un sistema che lo è altrettanto.

Come ha finanziato un film del genere in Bulgaria?
Il film ha ricevuto i soldi del Centro Nazionale del Film in Bulgaria e della televisione nazionale bulgara. E’ stato anche coprodotto da NU Boyana Film Studios, una società americana che ha privatizzato la maggior parte degli stabilimenti riservati al cinema in Bulgaria, compresi gli studios dove abbiamo girato. Il budget si aggira intorno agli 800.000 euro, ma volevo che sembrasse una produzione più cara. E’ sempre un gioco. E’ la mia natura di direttore della fotografia, so comprendere il valore aggiunto del lavoro visivo su un film che dispone di un budget che in Bulgaria è medio, ma invece molto debole in confronto alla produzione internazionale...

Il film ha sollevato critiche politiche legate al suo soggetto?
Non proprio. La sceneggiatura è solo una piattaforma sulla quale giochiamo e comunichiamo il piacere di spiare e l’arte della manipolazione. Ci sono, certo, dei riferimenti politici, ma come i riferimenti alla letteratura, al cinema e alla musica. Lo spettatore deve avere una certa cultura per divertirsi con noi, ma deve prima di tutto capire che il film è un gioco e non un pamphlet politico. Ognuno interpreta il film a seconda della sua cultura. Un amico psichiatra lo ha analizzato alla luce delle sue nozioni di psico-patologia, un altro, filosofo, ci ha visto una riflessione sulle teorie postmoderne della decostruzione, un politologo mi parla di dimostrazione del fallimento totale delle élite durante la caduta del regime comunista. Le interpretazioni sono molto diverse in funzione dei personaggi, e tutti sono divertenti.

Qual è, alla fine, il fondamento storico di questo racconto?
E’ tutto inventato. Non c’è mai stato un dipartimento segreto battezzato S.E.X., ma avrebbe potuto benissimo esserci. Dopo la caduta del comunismo in Bulgaria, c’è stato un periodo di transizione durante il quale persone completamente incompetenti si sono ritrovate dal giorno alla notte nei posti di potere. Questa assurdità e le sue conseguenze sono storicamente reali.

Come si spiega che il film non sia stato ancora venduto a distributori internazionali?
E’ un mistero. Il film uscirà a marzo sugli schermi bulgari. I compratori internazionali hanno amato il film e il pubblico dei festival ne è entusiasta, tutti sottolineano il livello della produzione e la sorpresa di vedere un film del genere provenire dalla Bulgaria. Tuttavia, quando è il momento di comprarlo per una distribuzione internazionale, sembra che il film diventi di colpo troppo parlato e che necessiti di una mole scoraggiante di sottotitoli per gli spettatori internazionali. E’ l’argomento di rifiuto più evocato finora.

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