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Carlo Chatrian • Direttore, Festival del Film Locarno

Una rassegna eclettica che sceglie il cinema indie

di 

- Con il direttore del Locarno IFF Carlo Chatrian abbiamo discusso del ruolo dei festival nella promozione dei film

Carlo Chatrian  • Direttore, Festival del Film Locarno

"Sarà un festival eclettico" sintetizza Carlo Chatrian alla guida artistica del Festival di Locarno dall'edizione 2013. “La nostra rassegna è in grado di coniugare e di unire, nel linguaggio universale del cinema, tutti i generi, i formati, gli stili e la storia che ci viene proiettata sul grande schermo e che riflette su ognuno di noi senza barriere o frontiere". 

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Con un budget che si rafforza - quest'anno è di 13 milioni di euro - anziché diminuire come purtroppo accade per molti altri festival, questa edizione numero 68 (dal 5 al 15 agosto) conta su 14 anteprime mondiali e molte opere prime e seconde nel concorso internazionale, a sottolineare la vocazione storica di ricerca di questo importante appuntamento europeo. "A Locarno sarà presente una formazione di registi che fa cinema in un modo un po’ diverso da quello che il grande pubblico è abituato a vedere. Registi affermati e autori di nuova generazione come Pietro Marcello, Rick Alverson, Sina Ataeian Dena". 

Cineuropa: Quanto contano i festival nel processo di promozione e distribuzione di un film indipendente?
Carlo Chatrian:
 "Dipende da cosa intendiamo per cinema indipendente, perché un film indipendente fatto da Scorsese o da Demme non ha bisogno dei festival se non aiuta a riunire la stampa. Per i film come alcuni di quelli in concorso a Locarno - parlo anche di registi importanti, penso a Chantal Akerman, Andrzej Zulawski, Hong Sangsoo, Alex van Warmerdan - evidentemente i festival giocano un ruolo prioritario perché aiutano in modo essenziale a far conoscere il film. Anche perché il cinema indipendente si è allargato in modo enorme, mentre l'offerta cinematografica, soprattutto nelle sale, non si è certo allargata nello stesso modo. Poi, se guardiamo un po' più al futuro, questa può diventare una delle grandi questioni da discutere. Perché le uscite sono sempre più day-and-date, cioè mirate e variabili in continuazione: in questo sistema i festival o sono come Locarno, che richiede delle prime mondiali, oppure patiscono questo tipo di uscita. Perché poi con la possibilità di passaggio su piattaforme on line si oltrepassa con grande facilità la barriera nazionale".

Che tipo di attenzione c'è da parte dei buyers stranieri nei confronti di Locarno, che non ha un vero e proprio mercato ma offre comunque un Industry Office?
"Il nostro non è un vero e proprio mercato perché non ci sono gli stand, e non avrebbe senso averli, però in realtà il lavoro che fa Nadia Dresti e tutto il nostro settore industry è molto importante ed è un settore che si sta espandendo. Non solo per le iniziative che promuoviamo ma proprio perché c'è un interesse da parte dei compratori, perlopiù americani. Da quando ci sono io, a Locarno ne arrivano una decina, a cercare i film che vengono considerati "marginali" ma che proprio per la loro posizione di mercato molto precisa, destinata ad un pubblico molto definito, posso uscire in sala! L'anno scorso sono rimasto colpito dal fatto che un film come La sapienza [+leggi anche:
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di Eugène Green, sul grande architetto del barocco Francesco Borromini, è stato acquistato, distribuito negli Stati Uniti, citato dal chief film critic di Variety Scott Foundas come uno dei cinque film più interessanti dell'anno. Qualcosa si muove e ci fa ben sperare". 

C'è persino un collegamento con l'EXPO 2015 che si sta tenendo a Milano.
"Si, un po' dell'Expo sarà anche a Locarno, perchè tra i film della Piazza Grande abbiamo il piacere di avere un'opera che all'Expo è stata mostrata sottoforma di installazione: Pastorale cilentana, l'ultimo lavoro di Mario Martone, grandissimo regista italiano e internazionale, e un amico del festival di Locarno. E' un piccolo gioiello di poesia di 19 minuti, senza parole, che introdurrà una delle serate della Piazza Grande". 

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