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Henrik Martin Dahlsbakken • Regista

"Credo nell’intuito dell’attore"

di 

- Cineuropa ha incontrato il giovane regista norvegese Henrik Martin Dahlsbakken, il cui secondo lungometraggio, Late Summer, è in uscita nelle sale del suo paese

Henrik Martin Dahlsbakken • Regista

In questa fine di primavera, il regista norvegese Henrik Martin Dahlsbakken sta lavorando simultaneamente a più progetti: Cave [+leggi anche:
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, un film d’azione che unisce l’horror agli sport estremi e uscirà all’inizio dell’autunno; The Outlaws, ispirato a una vicenda realmente avvenuta, in uscita il prossimo anno; e Vandreren grazie al quale nel 2018 conosceremo un vagabondo malfattore. Ma è di Late Summer [+leggi anche:
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intervista: Henrik Martin Dahlsbakken
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, suo secondo lungometraggio, che il regista ventisettenne ha accettato di parlare con Cineuropa. Il film è prodotto da Filmbros la casa di produzione fondata con il fratello minore Oskar.

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Cineuropa: Returning Home [+leggi anche:
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, il suo primo lungometraggio, è ambientato nelle montagne norvegesi, mentre Late Summer si svolge interamente all
interno di una grande casa.
Henrik Martin Dahlsbakken: Proprio così. Inizialmente, il primo titolo a cui avevo pensato era A porte chiuse, un chiaro riferimento a Jean-Paul Sartre. La casa, nella quale si svolge la storia nel corso di due giorni, l’abbiamo trovata in Francia, nella Loira Atlantica, nel sud della Bretagna: è lì che abbiamo girato tutto e vissuto durante le riprese. In seguito, ho scelto il titolo Late Summer, perché l'azione si svolge alla fine dell’estate e volevo parlare di un essere umano che si incammina verso la morte, vedere e comprendere una donna di una certa età che si avvicina al termine della sua vita. Affinché la storia potesse risultare credibile e accattivante, ho discusso a lungo con Bente Børsum delle esperienze vissute dal personaggio, del suo carattere e delle sue reazioni. Ho pensato a Bente per questo ruolo fin dall’inizio del progetto, prima ancora di scrivere la sceneggiatura.

Late Summer è quindi un film psicologico?
Nel tono e nella forma si tratta piuttosto di un thriller psicologico, perché ci sono suspense, tensione drammatica, zone d’ombra inquietanti nella vita di questa donna, il cui passato in qualche modo ritorna. Sotto molti aspetti, Late Summer è più complesso di Returning Home, quindi più difficile da realizzare. Per questo ho impiegato molto tempo nella fase di montaggio.

Come ha lavorato con gli attori? Tra di loro ci sono i norvegesi Rolf Kristian Larsen e Heidi Toini Øieren, e il francese Christian Bujeau.
Dopo aver concepito e strutturato con precisione la storia ed elaborato la sceneggiatura, ho lasciato gli attori liberi all’interno del quadro che avevo fissato, ma si trattava comunque di una libertà controllata. Ho dato loro la possibilità di improvvisare, perché credo nell’intuito, nel sentimento profondo e intimo che un attore ha di ciò che funziona bene.

Immagino che, anche in questo film, il direttore della fotografia sia suo fratello Oskar.
No. Questa volta il responsabile è Pål Ulvik Rokseth, con il quale ho già realizzato due cortometraggi, A Stranger e My Light in Darkness.Oskar, Pal e io abbiamo gusti simili, ma metodi di lavoro diversi. Dalla più tenera età io e Oskar abbiamo recitato, lavorato insieme e realizzato piccoli film. In più condividiamo le stesse convinzioni. Per i nostri film amiamo usare le cineprese, ma per Late Summer ho preferito il supporto digitale in formato DCP 2K e ho scelto Pål, perché secondo me era più adatto al progetto in termini di energia.

Energia... non è forse un paradosso? Per me un cameraman che inquadra uno spazio ridotto, evoca più la staticità che il dinamismo.
Non sono d'accordo. Pål mi ha permesso di trarre vantaggio dalla sua forza tranquilla e dalla sua esperienza acquisita in diversi film. Questa energia latente è percepibile nelle immagini, soprattutto quando si è specialisti della luce, come lui. È stato fondamentale nella scelta dell’illuminazione, che da sola crea l'atmosfera giusta. Che spazio lasciare alla luce naturale? Come sfruttare le zone d’ombra? Come fare di un’immagine un quadro o un dipinto? Queste sono alcune delle domande che sono sorte.

La musica è importante in Late Summer?
Assolutamente. Magnus Murel ha composto, esclusivamente per questo film, delle musiche che contribuiscono ad accentuare l’estraneità di alcune situazioni, con riferimenti al compositore Alexandre Desplat. Inoltre è presente anche la musica francese, in particolare con canzoni del passato.

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(Tradotto dal francese)

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