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Teddy Lussi-Modeste • Regista

“Il nemico doveva essere tra le persone più vicine”

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- TORONTO 2017: Abbiamo incontrato il cineasta francese Teddy Lussi-Modeste che presenta a Toronto il suo secondo lungometraggio, Le prix du succès San Sebastian 2017 - Nuovi Registi

Teddy Lussi-Modeste • Regista
(© Julian Torres)

Rivelazione del 2011 con Jimmy Rivière [+leggi anche:
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, Teddy Lussi-Modeste è di ritorno con Le Prix du succès [+leggi anche:
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. Uscito in Francia il 30 agosto, il film, interpretato da Tahar Rahim, Roschdy Zem e Maïwenn, è presentato in anteprima internazionale al 42o Festival di Toronto (dal 7 al 17 settembre), in Special Presentation.

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Cineuropa: Cosa l'ha attirata verso quest'idea di un giovane artista, “nuovo arricchito” ma di umili origini, che tenta di sfuggire al “racket” dei suoi parenti?
Teddy Lussi-Modeste: La famiglia è un luogo dove c'è molto amore, ma anche molti pericoli. È questa ambivalenza che volevo mettere in mostra raccontando “la storia di un giovane che riesce a sfondare e che finisce ricattato dalla sua famiglia”, e quando dico “ricatto”, intendo sia quello fisico che quello affettivo. Questa frase ha impostato tutta la scrittura del film. Con Rebecca Zlotowski, che ha scritto la sceneggiatura insieme a me, abbiamo prima cercato di capire se questa intuizione sul soggetto avesse una validità nella vita reale. Abbiamo studiato il percorso di varie personalità che hanno avuto successo nella recitazione, nella canzone, nello sport, o anche in professioni più comuni, come avvocati o medici. Ogni volta era la stessa storia: c'era sempre un avversario tra le persone più vicine, un nemico o qualcuno che poneva problemi. C'è il successo di chi ce la fa, ma poi ci sono anche le persone a lui prossime che vogliono godere dei frutti di questo successo. È un tema che il cinema mi pare abbia affrontato poco finora e questo film permette di vedere qualcosa di molto contemporaneo, una favola quasi universale che si può far risalire a Caino e Abele, per esempio.   

Le prix du succès, in un certo senso, prosegue nella direzione del suo primo lungometraggio, Jimmy Rivière, con un personaggio principale la cui realizzazione personale è ostacolata dalla famiglia.
Sì. I due film sono molto diversi nella forma e nella messa in scena, ma in fondo i soggetti sono vicini. È la storia di una persona che vuole realizzarsi e della famiglia, in Le prix du succès, o della comunità, in Jimmy Rivière, che con le sue regole e questa ambivalenza di amore e violenza intralcia, costringe, impedisce.

Lei ha incentrato l'intrigo su una lotta quasi fratricida tra Brahim e Mourad, perché il primo deve praticamente sbarazzarsi di suo fratello per poter progredire.
L'idea era quella per cui il nemico doveva trovarsi tra le persone più vicine al protagonista. Non mi interessava affatto un film in cui gli squali fossero persone esterne alla famiglia, doveva trattarsi di familiari e il legame fraterno era il modo migliore per avvicinarsi a quest'idea. C'è anche la questione di uno che sfonda e dell'altro che raccoglie le briciole del successo del primo. C'è poi un desiderio, tutto contemporaneo, di gravitare intorno a qualcuno di successo per poter brillare un po' della sua luce. È un po' quello che succede nella prima scena del film, dove Brahim si fa coinvolgere da un tipo, che nella sceneggiatura abbiamo chiamato “il fastidioso”, che vuole fare un video con lui, non tanto per avere tutta per lui una prova del talento del suo beniamino, ma soprattutto per mettersi in luce vicino a una persona famosa.

Il film disegna anche il ritratto di un artista, con i suoi dubbi creativi e la sua routine. Fino a che punto voleva trattare anche questo aspetto del dietro le quinte?
Ritenevo che bisognasse creare una crisi artistica nel personaggio. È al suo secondo spettacolo, che è il più difficile, perché il primo lo scrivi d'istinto, mentre il secondo è il vero lavoro. Brahim è a un punto della sua vita, in cui ha voglia di rifondarsi su nuove basi, di rinnovarsi, e questo richiede una chiusura col precedete metodo di lavoro che coinvolgeva il fratello; quindi deve separarsi da lui e circondarsi di una nuova squadra. È per questo che abbiamo dato questa direzione alla storia.

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(Tradotto dal francese)

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