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CANNES 2018 Un Certain Regard

Antoine Desrosières • Regista

“Un film sul consenso e sui diversi modi di comprenderlo”

di 

- CANNES 2018: Antoine Desrosières ci parla di À genoux les gars, una commedia sui giovani e sulla sessualità, presentata a Un Certain Regard

Antoine Desrosières • Regista

Abbiamo incontrato Antoine Desrosières, il cui audace terzo lungo, À genoux les gars [+leggi anche:
recensione
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intervista: Antoine Desrosières
scheda film
]
, è stato presentato in selezione ufficiale, al Certain Regard, al 71esimo Festival di Cannes.

Cineuropa: Perché ha voluto trattare il tema dell’oppressione sessuale da parte degli uomini nei confronti delle donne e dei mezzi di queste ultime per liberarsene?
Antoine Desrosières: E’ un film sul consenso e sui diversi modi di comprenderlo. Una delle parti più importanti del problema proviene esattamente dalla difficoltà nel comprendere questo concetto da parte di un certo numero di personaggi, compresi quelli femminili che in tutto il film cercheranno di capire e affermare i loro diritti. Prima, avevo realizzato un film (il mediometraggio Haramiste) sul modo in cui il divieto provocasse frustrazione e questa volta, avevo voglia di lavorare sul legame tra frustrazione e violenza. La storia di À genoux les gars ha permesso di analizzare tutto ciò. E’ una storia vera, presa da una testimonianza che avevo raccolto tra le tante in occasione del mio film precedente, una storia tristemente banale poiché accade frequentemente.

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Il film è anche un ritratto dei giovani dei quartieri popolari.
Innanzitutto, com’è stato nella continuazione di Haramiste, ho rilavorato con le stesse attrici, sarebbe stato difficile per me inserirle in un universo diverso da questo. In secondo luogo, è anche perché ho l’impressione che pesi non vedere queste giovani donne sufficientemente rappresentate nei film. Le si riducono spesso a qualche battuta negandone l’umanità. Ho l’impressione che sia quando le guardiamo da lontano con infine una certa forma di disprezzo, sia quando le guardiamo da vicino, coloro che le conoscono non abbiano necessariamente i mezzi per rappresentarle nella loro complessità. Il mio metodo è stato quello di dar loro la parola (le attrici sono d'altronde anche co-sceneggiatrici del film), esattamente perché ho avuto l’impressione che non le si ascoltino abbastanza. E do loro la parola su quello che sanno, cioè sull’universo descritto nel film.    

Perché ha scelto un tono comico per un argomento così drammatico?
E’ un modo per poter aprire uno spiraglio nella testa dello spettatore per permettergli di comprendere i problemi che sono particolarmente dolorosi e difficili da accettare. Ma non prendo in giro i miei protagonisti e non cerco di mostrare fino a che punto possano essere raccapriccianti. Perfino i cattivi, partendo dall’idea che ognuno ha le proprie ragioni, possono essere spaventosi nel commettere queste azioni, spero che si capisca come arrivino a fare ciò che fanno e come siano, alla fine, prigionieri di un modo di vedere le cose che in un certo senso li sovrasta. Questi ragazzi agiscono in maniera sbagliata, neanche per un secondo si relativizza la gravità del loro gesto poiché è molto importante dire che non sono giustificati, ma forse possono essere compresi; ciò che interessa capire è cosa li spinge a compierli. Infatti questo film è destinato a far interrogare sia le ragazze che i ragazzi su tale situazione.

Cosa ci dice sulla consapevolezza delle ragazze per quanto riguarda la propria libertà di scegliere e del potere liberatorio della parola?
Non avevo solo voglia di mostrare delle giovani donne capaci di lottare contro le avversità, ma anche come potevano liberarsi riappropriandosi del loro desiderio e affermando che sono loro a scegliere ciò che fanno e con chi. La mia idea non era quella di stigmatizzare la sessualità, ma stigmatizzare la sessualità come esperienza negativa, la sessualità non consenziente, la sessualità che non rispetta l’uguaglianza tra donne e uomini per quanto riguarda il desiderio. E’ stato importante dire nel film che la sessualità vissuta in maniera positiva, consenziente, è soddisfacente e assolutamente positiva. Molta colpa ce l’ha la società in generale e il suo concetto di sessualità che infine porta all’esperienza negativa, agli abusi e alle violenze. Non ci si accontenta di denunciare le violenze, il film parte dalla realtà ma arriva all’utopia di un mondo in cui l’uguaglianza sessuale e quella rispetto al desiderio potrebbero esistere ed essere liberatorie sia per le donne che per gli uomini.

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(Tradotto dal francese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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