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James Marsh • Regista

"E' stato bello poter dare riconoscimento ad attori alla fine della loro carriera"

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- Abbiamo conversato con il regista britannico James Marsh del suo nuovo film, King of Thieves, sulla rapina di Hatton Garden del 2015, attualmente sugli schermi nel Regno Unito

James Marsh  • Regista

Il thriller King of Thieves [+leggi anche:
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intervista: James Marsh
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racconta la storia della rapina del 2015 in Hatton Garden, dove furono rubate tra le 60 e 70 cassette di sicurezza nel distretto dei diamanti a Londra. Il regista inglese James Marsh, che ha realizzato il documentario premio Oscar e BAFTA Un uomo tra le torri [+leggi anche:
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e il film premio Oscar La teoria del tutto [+leggi anche:
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, basato sulla vita di Stephen Hawking, ne parla portando sullo schermo la straordinaria storia dei rapinatori.

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Cineuropa: Come è stato coinvolto nel film?
James Marsh:
Inizialmente ero scettico sulla mia capacità di realizzare il film. Non ero certo di essere la persona giusta per il lavoro. Una volta ho incontrato Michael Caine per pranzo e lui voleva fare il film; dopo di che la cosa si è messa in piedi piuttosto velocemente. In quella fase non avevamo ancora scritto una parola e il resto del cast che avevamo arrivò dopo che lui si unì. Questa storia o i personaggi non potevano essere inventati: sono davvero drammatici.

Michael Caine era destinato a interpretare il capobanda Brian Reader?
Lui ha presunto quale personaggio avrebbe interpretato, e noi abbiamo accolto la sua supposizione per cui sarebbe stato il criminale di spicco, e giustamente. Abbiamo scritto la parte per lui, che ha monitorato tre o quattro bozze del copione. Ci siamo avvalsi degli altri attori, Jim BroadbentRay Winstone e Tom Courtenay, quasi subito, ognuno dei quali con una splendida carriera alle spalle. È intimorente per un regista aver a che fare con uomini del genere e chiedergli di restare in mutande il primo giorno di riprese. Abbiamo scelto di fare quella scena per prima visto che detta il tono per il resto del lavoro che abbiamo realizzato insieme. Le battute più divertenti nel film sono venute dalle loro improvvisazioni: erano come un complesso jazz e una gioia da vedere.

Ci sono somiglianze tra certi aspetti di King of Thieves e Un uomo tra le torri; voleva giocare sul suo più recente documentario, anche se questa volta sono le ripercussioni, piuttosto che la progettazione, a costituire il grosso del film?
Ero consapevole delle somiglianze. Ho costruito Un uomo tra le torri come un film di rapine, e c’è una somiglianza tonale. È stata una risposta alla storia perché la parte migliore è ciò che accadde dopo che le cose si misero male. La seconda metà del film prende un tono più cupo, e vengono fuori alcuni dettagli affascinanti e delle assurdità, che sono molto drammatiche e mettono in evidenza il conflitto.

Perché ha voluto rendere omaggio alla carriera degli attori includendo loro scene in precedenti film di rapine?
È successo piuttosto tardi. Inizialmente, nelle prime versioni aprivamo il film con cose del genere. Era bellissimo poter dare riconoscimento agli attori alla fine della loro carriera, riconoscerne la mitologia e presenza sullo schermo, ed anche strizzare simpaticamente l’occhio al pubblico. A Michael Cane è piaciuto moltissimo. È un film pieno di nostalgia per gli attori – e i personaggi – sulle vite che hanno avuto.

Ha incontrato qualcuno dei rapinatori?
Non ho voluto incontrare alcuno di loro. Avevamo come buona fonte Duncan Campbell, del The Guardian. Ray Winstone è andato a conoscere il personaggio che interpretava: ha conosciuto Danny Jones mentre cresceva. Ciò che avevamo erano le trascrizioni dalle cimici posizionate nelle loro auto nel periodo successivo alla rapina, e il dialogo che Joe Penhall ha scritto è stato copiato o indirizzato da esse. È stato influenzato dal linguaggio che usavano.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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