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CANNES 2023 Semaine de la Critique

Marie Amachoukeli • Regista di L'estate di Cléo

"Ecco come, da bambini, guardiamo il mondo"

di 

- CANNES 2023: La cineasta francese parla del suo primo lungometraggio da solista, un film molto toccante e delicato sui legami profondi tra una bambina francese e la sua tata capoverdiana

Marie Amachoukeli • Regista di L'estate di Cléo

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(Caméra d'or nel 2014), ha aperto la 62a Settimana della Critica del 76° Festival di Cannes con una proiezione speciale del suo primo film da solista, L'estate di Cléo [+leggi anche:
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Cineuropa: Dopo Party Girl nel 2014 non hai diretto nessun film. Cosa ti ha spinta a ritornare dietro la macchina da presa con L'estate di Cléo?
Marie Amachoukeli: Dopo Party Girl ho voluto prendermi una pausa perché mi sono resa conto che fare un film è come perdere un organo, o almeno così lo vivo io. Quindi volevo fare un altro film solo se fosse stato molto vicino al mio cuore e in un luogo che mi  è familiare. Mi ci è voluto molto tempo per trovare il soggetto e la storia che mi avrebbero fatto venire voglia di lottare nuovamente per fare un film e portarlo a termine. Sono stata cresciuta da una persona che si è occupata di me. Non una vera e propria tata, ma la custode dell'edificio in cui vivevo. Ero sempre nel suo stanzino, con i suoi figli eccetera. Lei un giorno è tornata a vivere in Portogallo e quello è stato il più grande shock della mia vita di bambina. Quel giorno mi rifiutai di dirle addio. C'era qualcosa dietro l'amore assolutamente folle che provavo per lei che volevo capire. Volevo esplorare il rapporto tra una bambina e qualcuno che, dietro compenso, si prende cura di lei. È una questione di soldi? È amore? È entrambe le cose? E come si intrecciano le due cose?

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L'intero film è girato dal punto di vista della bambina e comprende un viaggio a Capo Verde.
Tutto ruota intorno al modo in cui guardiamo le cose. Come la bambina cambia la sua percezione delle relazioni, del mondo e della sua vita, grazie a questo evento, al fatto che questa donna torna nel suo Paese. Per portare questa logica alla sua conclusione, il personaggio di Cléo ha dovuto compiere uno spostamento fisico. E vedere la vita di Gloria, da dove viene e dove si sarebbe stabilita in futuro, significava che Cléo doveva aprirsi a se stessa. Così Cléo entra nell'età della ragione, cambiando il suo punto di vista e la sua visione di ciò che le sembrava così familiare, e che alla fine non lo era. È stato anche un modo per approfondire il loro rapporto e arricchire la complessità della loro storia. Per quanto riguarda la scelta di Capo Verde, è stata dettata dall'incontro con Ilça Moreno Zego, il cui paese d'origine è appunto Capo Verde. Ho riscritto l'intero film basandomi su ciò che mi ha raccontato e sul luogo in cui viveva sull'isola di Santiago.

È tutto girato vicinissimo ai personaggi. Quali sono state le scelte registiche più importanti?
Innanzitutto il formato è un po' insolito, inventato in fase di montaggio (tra 4:3 e 1.85) ma pensato durante la preparazione. Dovevamo stare sempre il più vicino possibile al personaggio di Cléo e rimanere completamente nel suo punto di vista. E, grazie a questo formato e a questa vicinanza al mondo, rafforzare una forma di fuori campo. È molto fedele ai miei ricordi del modo in cui ho vissuto l'infanzia: si ha accesso a poco ma si lavora molto sull'immaginazione. La telecamera è ad altezza di bambino e il campo visivo è quello di un bambino, molto vicino e non molto in alto, perché è così che i bambini guardano il mondo. In seguito immaginiamo quello che c'è dietro e di lato, ma non lo vediamo necessariamente quando siamo piccoli. Ho anche lavorato molto sulla messa a fuoco lunga perché il personaggio è miope, quindi volevo che catturassimo i movimenti più di quanto li vediamo. Si tratta di ritmo e impressione piuttosto che di chiarezza o definizione.

Perché hai inserito quelle sequenze oniriche in animazione?
Il primo film che ho visto, Mary Poppins, mi ha colpito molto, con il salto dal mondo reale al mondo di Mary Poppins, che è un mondo animato. Ho voluto riprodurre in qualche modo questo principio, con questo passaggio alla pittura animata, al disegno e all'immaginazione. Ho pensato che fosse molto in linea con l'infanzia e anche con il modo in cui si esprime l'inconscio della bambina, attraverso momenti di colore vivido piuttosto che con le parole.

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(Tradotto dal francese)

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