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LECCE 2023

Anna Jadowska • Regista di Woman on the Roof

“Il momento critico della rapina fa vedere alla protagonista il disordine che c'è intorno e dentro di lei”

di 

- La regista polacca ci parla del suo film incentrato su una donna di 60 anni che rompe tutti gli schemi

Anna Jadowska  • Regista di Woman on the Roof

Una madre di famiglia di 60 anni esce a comprare il mangime per i pesci e si ritrova a rapinare una banca con un coltello da cucina in Woman on the Roof [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Anna Jadowska
scheda film
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di Anna Jadowska, tratto da una storia vera. La regista polacca ha portato il suo film in concorso al 24mo Festival del cinema europeo di Lecce, dove l’abbiamo incontrata.

Cineuropa: Che cosa l'ha colpita di più della storia vera?
Anna Jadowska: Ho letto questo articolo qualche anno fa, mentre mi trovavo tra due film e cercavo un'ispirazione. All'inizio ero curiosa di sapere cosa ci fosse dietro questa rapina, perché c'era un enorme divario tra la routine quotidiana di questa donna e la sua improvvisa decisione di rapinare una banca. Fin dall'inizio ho sentito che doveva essere una storia basata su di lei, non volevo fare una crime story, ma una sorta di studio del personaggio. Volevo capire che tipo di persona è: una donna piuttosto semplice che vive in un piccolo appartamento, ma c'è qualcosa di più profondo, di più complesso in lei.

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Una signora anziana esce per comprare il mangime per i pesci e si ritrova a rapinare una banca con un coltello da cucina: sembra la premessa per una dark comedy. Come è riuscita a mantenere l’equilibrio tra la gravità del soggetto e una possibile deriva umoristica?
Ho preso solo alcuni dettagli dalla storia vera, che era più brutale (dopo la rapina, la donna fu picchiata dal marito). Ma quella donna aveva effettivamente deciso di comprare del cibo per pesci pochi minuti prima della rapina, e questo l'ho trovato molto divertente. È una miscela di stati d'animo e atmosfere: è il mio tono personale e non avrei potuto raccontare la storia in modo diverso. Mi interessano i piccoli dettagli, volevo seguire il personaggio passo dopo passo in piccoli momenti. Anche le situazioni apparentemente insignificanti – quando è da sola in cucina, per esempio – per me sono importanti perché, anche come spettatrice, ho bisogno di uno spazio per essere curiosa e non comprendere appieno ciò che sta accadendo.

La sua cinepresa si concentra sul volto della protagonista.
Con la direttrice della fotografia Ita Zbroniec-Zajt e l’attrice Dorota Pomykala stavamo cercando un modo adeguato per raccontare questa storia e abbiamo scoperto che la tensione che c'è all'interno del personaggio è davvero accattivante e misteriosa, per questo volevamo mostrare che lei è quasi completamente invisibile all'esterno, eppure dentro di lei c'è una lotta. Volevamo scoprire un po' alla volta cosa sta succedendo, quindi abbiamo deciso di starle molto vicino, anche quando c'è gente intorno a lei. Abbiamo pensato che il film dovesse mostrare una sorta di risveglio della protagonista, per questo abbiamo deciso di usare quel tipo di colori e di luce. Ci siamo ispirati molto alla fotografa giapponese Rinko Kawauchi.

L'uomo che fa la doccia in giardino sembra provocare in Mirka anche un risveglio sensuale...
Le persone ai Q&A mi chiedono spesso se c'era una scena di sesso che ho tagliato, ma no, c'è solo questo piccolo sguardo tra loro. Agli occhi di Mirka quest’uomo sembra essere molto libero, non si preoccupa delle persone che lo circondano. Al contrario, suo marito è pieno di paure e preoccupazioni, sta in disparte. Ma nessuno è responsabile della situazione, credo che la famiglia come struttura abbia creato questa situazione. Per cambiare il mondo dobbiamo prima cambiare noi stessi. Volevo mostrare una sorta di momento critico nella vita del personaggio che si trasforma in qualcosa di buono, ma in modo realistico, non come nei film americani dove i personaggi cambiano in un minuto. Nelle persone anziane si tratta di un processo lungo, lei fa qualche passo avanti e poi qualche passo indietro. Il momento critico della rapina le fa vedere il disordine che c'è intorno e dentro di lei. È l'inizio di un nuovo capitolo, il mio obiettivo era che lei credesse che un cambiamento è possibile.

I personaggi femminili over 60 sono quasi invisibili al cinema.
Si trovano soprattutto nelle commedie, perché è più facile mostrarli in modo divertente. Io invece volevo mostrare l'immagine completa delle donne sulla sessantina, per questo mostro Mirka anche nuda. Non si sente in sintonia con il proprio corpo e volevo mostrare il suo aspetto reale. Per alcune persone è troppo, perché sono abituate a guardare corpi diversi, ma le persone hanno un aspetto completamente diverso a seconda dell'età. E credo ancora che abbiamo, soprattutto come registe donne, la responsabilità di mostrare questo tipo di personaggi.

Sta già lavorando al suo prossimo progetto?
La scorsa settimana siamo stati al Festival del cinema di Salonicco, al mercato delle coproduzioni, con un progetto intitolato Tethys Ocean, un dramma d'epoca ambientato prima della Seconda Guerra Mondiale e ispirato alla vita di mia nonna. La protagonista è una bambina di 7 anni che lavora come domestica e che ha un dono speciale: è in grado di vedere i fantasmi – ma non è un film horror. Siamo all'inizio del viaggio.

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