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SUNDANCE 2024 Concorso World Cinema Dramatic

Daniel Hoesl, Julia Niemann • Registi di Veni Vidi Vici

"I super ricchi sanno bene cosa fanno"

di 

- Il duo di registi ci illumina sulla responsabilità che ha la società nell'ammonire i ricchi

Daniel Hoesl, Julia Niemann • Registi di Veni Vidi Vici
(© E. Okazaki)

Il lungometraggio Veni Vidi Vici [+leggi anche:
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è stato presentato in anteprima mondiale al Sundance, nel Concorso World Cinema Dramatic, e sarà proiettato anche nella sezione Harbour dell'IFFR. Prodotto da due figure iconiche del cinema austriaco contemporaneo, Nikolaus Geyrhalter e Ulrich Seidl, il film di Daniel Hoesl e Julia Niemann è una graffiante satira sociale su una ricca famiglia che la fa franca dopo aver commesso crimini sconvolgenti.

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Cineuropa: Vi siete ispirati a eventi reali o persone reali?
Julia Niemann: Seguiamo i soldi, per così dire. Dopo WiNWiN [+leggi anche:
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, e ora Veni Vidi Vici. In questi anni di ricerca abbiamo incontrato un uomo che è miliardario e vive a Vienna. Eravamo a corto di soldi per WiNWiN e gli abbiamo chiesto di prestarcene un po'. Lo ha fatto. Lo abbiamo incontrato nella sua villa, dove vive con i figli, e l'atmosfera era molto particolare.

Daniel Hoesl: Indossavano costumi da principessa e diademi. Abbiamo incontrato la madre, che camminava a piedi nudi, e c'era una tata. Nel complesso, sembrava una vita familiare molto piacevole. Poi il maggiordomo ha attraversato l'atrio, con un fucile in entrambe le mani. Si stava preparando per il giorno successivo, quando l'uomo sarebbe andato in Namibia a cacciare nella sua riserva privata. Questa è stata la molla che mi ha spinto a scrivere la sceneggiatura. Inoltre, grazie alla mia esperienza come assistente alla regia di Ulrich Seidl, è diventato molto importante per me fare ricerche approfondite. Insieme a Julia, e anche prima, ho iniziato a incontrare persone ricche o super-ricche, aristocratici, industriali e politici, solo per poter parlare con loro, raccogliere aneddoti e conoscerli. E la cosa positiva dell'Austria è che è un Paese piccolo, quindi non è difficile entrare in contatto con queste persone.

Quali erano gli elementi più importanti che i vostri personaggi dovevano avere?
DH:
Quello che volevamo mostrare è che se si hanno sufficienti mezzi finanziari, si può farla franca con qualsiasi cosa. Le persone mi hanno raccontato aneddoti su quello che hanno fatto e su come l'hanno fatta franca.

Voi sembrate oscillare tra il fascino e la repulsione per questo potere.
JN: Non la chiamerei fascinazione; direi che è una sorta di simpatia per il diavolo, in senso narrativo. Non faremo mai parte di questa classe sociale, e non puntiamo a farlo, ma è bello avere accesso alle vite di queste persone e che si fidino di noi. Alcuni di loro hanno anche letto la sceneggiatura del film e hanno convenuto che le cose stanno davvero così. Naturalmente il film è una metafora e lo hanno capito subito, perché i super-ricchi sanno benissimo cosa stanno facendo. E quello che facciamo noi è lasciarli liberi di farlo.

DH: Siamo decisamente affascinati da questo ambire al potere e dal potere che effettivamente hanno. Questo film è una sorta di invito all'azione, perché sta a noi cambiare le cose.

Ma il film termina con una nota piuttosto pessimistica, non è vero?
DH: Non lo leggo come pessimista, lo leggo appunto come un invito all'azione. Alla fine, devi essere così frustrato da alzare il culo dal divano e fare qualcosa. E ora abbiamo davvero raggiunto quel punto. 

JN: È un campanello d'allarme. Ultimamente ci sono molti film che seguono la logica del "mangia i ricchi". E forse sono più positivi di Veni Vidi Vici perché per 90 minuti si ha l'impressione di poterlo fare anche noi, mangiare i ricchi. Ma è solo un'illusione. Il nostro film è più simile a "i ricchi ti uccidono". Non è una bella sensazione, per 90 minuti, ma alla fine potreste sentirvi un po' più motivati a fare qualcosa per opporvi a questa situazione.

È anche questo il motivo per cui avete scelto la caccia come leitmotiv?
DH: Il nostro protagonista lo fa per il suo equilibrio tra lavoro e vita privata. Mentre gli altri fanno yoga, lui va a caccia. Per lui è davvero uno sport. Ma nel quadro generale, ovviamente, è una metafora dei modi in cui i ricchi distruggono le vite. È una metafora delle azioni o delle decisioni che i super ricchi devono prendere. E a volte ha un impatto molto duro in termini di conseguenze esistenziali per una vasta parte della società.

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(Tradotto dall'inglese)

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