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Denis Carot • Produttore

"Una storia universale"

di 

- Il dirigente assieme a Marie Masmonteil della Elzevir Films torna sulla genesi e la creazione di Va, vis et deviens, una coproduzione europea

Denis Carot, dirigente con Marie Masmonteil della società francese Elzevir Films, che ha assicurato la produzione delegata, torna sulla genesi e le creazione del film attraverso una coproduzione europea.

Cineuropa: Cosa l'ha spinta a produrre il film di Radu Mihaileanu?
Denis Carot : Qualche anno fa, Marie Masmonteil, il mio socio, ha incontrato Radu Mihaileanu agli Incontri Unifrance di Acapulco, in Messico, e c'é stato subito un buon feeling. Abbiamo in seguito mantenuto i contatti con Radu, che un giorno ci si è presentato con un progetto sintetizzato in qualche pagina di sinossi. Avevamo vagamente sentito parlare della storia delle Falashas, ma questa risaliva a circa 20 anni prima. Dalla lettura delle sinossi, l'idea di seguire il destino di questo giovane ragazzo e le avventure che gli aspettavano ci ha subito sedotti, malgrado, o forse grazie, al suo lato inatteso. La storia ci ha subito coinvolti.

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Come avete realizzato il progetto dal punto di vista finanziario?
Abbiamo avuto un gran numero di partner. Il budget è salito a 5,3 milioni di euro. Sapevamo che non sarebbe stato un film semplice da realizzare, poiché non si partiva da uno schema classico con attori prestigiosi. Il nostro miglior alleato era la storia e il suo carattere universale. Bisognava fosse una coproduzione internazionale. Il primo partner è stato Israele, nella persona di Marek Rozenbaum (Transfax). In seguito abbiamo cercato dei coproduttori europei; il primo è stato l'italiana Cattleya: abbiamo incontrato Riccardo Tozzi a Cannes, che ha adorato Train de vie, e abbiamo immediatamente preso accordi. Dominique Janne con la sua K2 Productions si è successivamente unito all'impresa, permettendoci di conseguenza di avere l'aiuto della Comunità francese del Belgio. Malgrado tutto, come dimostrano i titoli di coda ed il gran numero di partner, le cose non state particolarmente facili. Abbiamo poi ottenuto il sostegno da parte di France 3 Cinéma e di Canal +. Ma restavano ancora degli interrogativi dal punto di vista finanziario, perché per quanto il film fosse riuscito a coinvolgere molte persone grazie al soggetto, c'erano dei dubbi riguardo al suo potenziale commerciale. È un grosso budget per un film d'autore, ma è piccolo per un gran film. Alla fine, abbiamo avuto pochissimi rifiuti; Les Films du Losange si sono proposti per la distribuzione, mentre abbiamo ottenuto delle promesse d'anticipo dal CNC e da Eurimages. Siamo infine riusciti a far quadrare il budget grazie ai tax shelter dal Belgio, ai sostegni del Programma Media (che già ci aveva selezionati nel quadro di Media-sviluppo per la sceneggiatura), coprendo cosí una parte delle spese di finanziamento e assicurazione, alla società Naïve per la colonna sonora...

Come sono andate le riprese?
Sono durate 13 settimane, integralmente basate in Israele, eccetto tre giorni. Era un grosso film in termini di produzione per Israele, paese in cui l'attività cinematografica è molto dinamica ma i budget sono modesti. C'é stato un periodo di ambientazione tra una ristretta équipe francese composta unicamente da professionisti (capo operatore, ingeniere del suono belga, primo assistente, direttore della produzione, sceneggiatore franco-belga, capo truccatrice) venuti senza assistenti, ed una numerosa équipe israeliana, ma tutto è andato per il meglio. Ora incrociamo le dita: le vendite vanno bene, il film è stato ben accolto a Berlino ed uscirà con circa 120 copie in Francia il 30 marzo.

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