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Pavel Strnad • Produttore

Un 'sesto senso' di successo

di 

- A Pavel Strnad è bastato vedere il primo lavoro di Bohdan Slama per decidere di imbarcarsi nell’avventura del nuovo progetto del regista

A Pavel Strnad, della Negativ Film Productions, è bastato vedere il primo lavoro di Bohdan Slama per decidere di imbarcarsi nell’avventura del nuovo progetto del regista. Il suo fiuto non lo ha tradito, dato che Something like Happiness [+leggi anche:
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intervista: Bohdan Slama
intervista: Pavel Strnad
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è andato molto bene sia nel circuito festivaliero sia al botteghino, ed ha ottime probabilità di fare un buon risultato anche all’estero.

Cineuropa :Come è iniziata la tua avventura con Bohdan Slama?
Pavel Strnad : Conosco Bohdan sin dai tempi della FAMU [L’Accademia di Cinema nazionale] dove studiavamo. Mi raccontò la storia al festival di Karlovy Vary nel 2001 e due anni dopo abbiamo iniziato le riprese [nel 2003]. Ci è voluto un po’ per mettere insieme il piano finanziario. Devo dire che quando, nel 2001, ho visto il suo Wild Bees (Divoke vcely) fui subito sicuro che sarebbe andato bene all’estero. Quando vinse sia a Rotterdam che a San Francisco, decisi di aiutarlo a trovare un co-produttore straniero per Something Like Happiness (Stesti). Quando poi Viktor Schwarcz lasciò il progetto, ho preso il suo posto come produttore di tutta l’operazione.

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Quali criteri usi nella scelta dei registi con cui lavori?
Ho la sensazione che siano i registi a sceglierci, e non il contrario. Lavoro con le persone che mi piacciono, ma il fattore decisivo nella scelta di un progetto resta la sceneggiatura.

Ti è mai accaduto di avere una buona sceneggiatura senza riuscire a trovare un buon regista per realizzarla?
Mi è successo una volta sola con Faithless Games (Neverne hry), che alla fine è stato diretto da Michaela Pavlatova. Ma all’inizio aveva rifiutato, perché era impegnata su diversi altri progetti. Abbiamo cercato il regista per molto tempo finché non abbiamo deciso di tornare dalla Pavlatova che alle fine convincemmo ad accettare il lavoro. In questo paese i registi tendono a scrivere i loro film e gli sceneggiatori insistono nel voler dirigere quanto scrivono. Non è esattamente la situazione ideale, tuttavia per adesso è così, e non vedo segni di cambiamento in questo senso.

Quanta influenza ha il produttore sul progetto, in particolare per ciò che riguarda il cast o il gruppo creativo?
La risposta è da ricercarsi nel fatto che, come ho accennato, noi lavoriamo solo con persone in cui crediamo e che apprezziamo. In questo caso, qualsiasi scelta è resa più facile e l’unica preoccupazione resta l’approvazione e il comune accordo su decisioni importanti quali possono essere quelle relative al cast. Personalmente ritengo che lo sviluppo della sceneggiatura e la post produzione siano le fasi più delicate di un progetto. Sono i due momenti in cui, se ritengo sia il caso, esercito la mia influenza sul regista.

La tua società, la Negativ, compie dieci anni quest’anno. Ti senti di dire, ‘finora tutto bene’?
Mi è difficile credere che siano già passati dieci anni. Abbiamo un listino di dieci film e qualche importante documentario, se posso permettermi l’auto-elogio. Direi che potremmo già ritenerci dei veterani. In più, sono molto orgoglioso del fatto che i nostri ultimi due film siano stati coproduzioni internazionali, cosa che ci permette di essere in contatto continuo con società di altri paesi su diversi progetti. Spero che duri. Nel frattempo, posso dire che nel futuro immediato abbiamo un progetto con il regista Sasa Gedeon, e nei nostri piani ci sono due nuovi film di Bohdan Slama e Marek Najbrt.

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