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Jasmila Zbanic • Regista

"Amore e guerra a Sarajevo"

di 

- "Il mio film non parla solo della guerra, parla prima di tutto d'amore, di un amore che non è puro perché è mischiato con l'odio, il disgusto, la disperazione"

Jasmila Zbanic, 32 anni, sceneggiatrice e regista di Grbavica - Il segreto di Esma [+leggi anche:
recensione
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intervista: Barbara Albert
intervista: Jasmila Zbanic
scheda film
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, vincitore dell’Orso d'Oro al Festival di Berlino, è nata e cresciuta a Sarajevo. Era solo un'adolescente quando scoppiò la guerra che per quattro anni ha devastato la ex Jugoslavia. "Ma il mio film non parla solo della guerra, parla prima di tutto d'amore, di un amore che non è puro perché è mischiato con l'odio, il disgusto, la disperazione".

La sceneggiatura del film è stata scritta sulla base di interviste fatte da un'amica giornalista sulle violenze di quel conflitto che infuriava anche nel quartiere di fronte a dove viveva Jasmila, Grbavica appunto, negli anni dell'assedio imposto dai serbi. "Grbavica significa 'donna che porta un peso', e quel quartiere era stato trasformato in un grande campo di concentramento".

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Cineuropa: Cosa l’ha spinta a raccontare questa storia?
Jasmila Zbanic: Ho iniziato a scrivere questa storia quando nel 2000 ho avuto la mia prima figlia, Zoe, e sono rimasta colpita dalla quantità di casi di donne stuprate in Bosnia. Per me avere un figlio è stato un positivo sconvolgimento della vita. Mi sono chiesta come loro sentivano un figlio che non volevano. In questo caso si tratta di un amore che non è puro, un’emozione molto complessa. Al sentimento di una donna sono richiesti lunghi processi per riuscire ad amare quel bambino non voluto. E’ un’esperienza che coinvolge tutta la donna e tutte le sfere della sua femminilità. .

Quali sono le dimensioni del fenomeno dello stupro etnico in Bosnia?
Secondo i dati delle Nazioni Unite, circa 20.000 donne di tutte le religioni sono state violentate in Bosnia nell’ultimo conflitto. Molte donne che ho conosciuto non potevano tornare nella loro città, dopo la guerra, perché gli stupratori erano ancora lì. I responsabili di questi crimini non sono stati minimamente puniti. Solo alcuni, i nomi più importanti, ma la realtà è che quotidianamente la vittima vive fianco a fianco con il suo aguzzino. Si preferisce pensare che queste donne non ci siano. Fino a poco tempo fa non erano nemmeno considerate vittime di guerra. Solo dopo il film è partita una campagna, concretizzatasi poi in una raccolta di firme che ha costretto il governo a cambiare la legge, e ora le vittime degli stupri etnici sono finalmente riconosciute come vittime di guerra.

Qual è la sua religione?
Sono nata in una famiglia musulmana che si è trovata sotto il regime di Tito, in cui la religione era considerata “l’oppio dei popoli”. Personalmente, sono un’artista e quella è la mia religione.

Come è stato, per lei di origini musulmane, lavorare con un’attrice come Mirjana Karanovic, di origine serba?
Innanzitutto lei è un’attrice e io sono una regista. E poi lei si è sempre espressa contro Milosevic e contro la guerra. Io ho cercato l’attrice che meglio potesse interpretare quel ruolo, e ho pensato a lei, una grandissima attrice e uno stupendo essere umano. Non è stata minimamente presa in considerazione la nostra appartenenza etnica. Non ha avuto alcuna rilevanza.

Per Grbavica, che è il suo lungometraggio d'esordio, ha avuto come produttore suo marito Damir Ismahilovic. ?
Damir lavorava in banca. Quando io ho fondato Deblokada, una piccola casa di produzione, lui ha deciso di aiutarmi. I primi anni sono stati difficili, facevamo tutto noi due e un nostro amico. Ora va meglio, abbiamo potuto permetterci un impiegato che stia fisso in ufficio. Produciamo cortometraggi e documentari.

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