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Olivier Gourmet • Attore

Il cinema, uno spazio privilegiato

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- Olivier Gourmet • Attore

A dicembre è sbarcato sugli schermi francesi nel primo lungometraggio di Laurent Lherbier, Mon Colonel [+leggi anche:
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, coprodotto dai belgi di Films du Fleuve. Ora arriva in Belgio con Congorama [+leggi anche:
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, commedia sulle origini strampalate di un inventore senza ambizioni, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes (leggi il resoconto). L’attore prediletto dai fratelli Dardenne prosegue determinato la sua carriera, tra opere prime e film d’autore, cinema impegnato e commedia intelligente.

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Cineuropa: Com’è nata la voglia di impegnarsi in un film come Mon Colonel?
Olivier Gourmet: Penso sia importante utilizzare il cinema, uno spazio così privilegiato ancora oggi, per esprimersi su argomenti dolorosi. Non bisogna rinunciarvi. Al di là degli eventi storici del 1956, se oggi George Bush pensa ancora di fare leggi sulla tortura significa che non si è veramente evoluti. Bisogna parlare di certe cose, e in modo oggettivo, non provocatorio né da redentori. E prendere atto che la mostruosità di alcuni uomini non si nasconde solo nei mostri. Questo colonnello ha all’inizio una visione del colonialismo non dittatoriale, ma aperta e umana. Per difendere gli interessi repubblicani dell’epoca, quando il governo francese permette di utilizzare ogni mezzo per riportare l’ordine in Algeria, comincia a praticare la tortura. Come scivola là dentro? Come spiegare oggi l’orrore in maniera onesta e sensibile?

E cosa l’ha fatta imbarcare in un’avventura così diversa come Congorama ?
Era un film che mi divertiva enormemente, la sceneggiatura sprigionava umorismo puro. All’improvviso, emergeva un umorismo singolare, senza i canovacci e le chiavi del genere. Era del tutto particolare e ciò mi apparteneva. Mi propongono di rado ruoli di questo tipo. La commedia è allegra, la amo. Sono una persona gioviale nella vita, perché non esserlo anche nei film se ciò si concilia con i miei interessi cinematografici? Allo stesso tempo, penso che la commedia parta sempre dall’essere umano, sviluppandone le qualità e i difetti e rendendoli mostruosamente divertenti. Questo personaggio scopre a 43 anni di non provenire dalla civiltà nella quale si identifica. Da ciò nascono i qui pro quo, la smisuratezza e il burlesco di questo film, altrettanto strambo nella costruzione ludica e interattiva.

Congorama è anche la storia di un tipo banale la cui vita viene improvvisamente scombussolata. Le capitano spesso questi ruoli di uomo medio, non è vero?
Sono attratto da quei personaggi che sprigionano umanità e concretezza, nei quali mi possa identificare, di cui possa comprendere la stupidità, la mostruosità o la buffoneria. Piuttosto che da personaggi caricaturali e archetipici, di cui ci si stanca presto. E’ davvero una questione di piacere e non un processo intellettuale. Il lavoro su questi personaggi è impegnativo, ha più implicazioni e interrogativi. Cosa rende una persona perversa, gelosa, golosa o triste? Trovo più divertente pormi queste domande e svilupparle in un personaggio che recitare emozioni prefabbricate. Tutto è sottilmente rinchiuso in un corpo, quasi ineffabile e invisibile, e ciò lo rende magico. E’ questo che secondo me, insieme a tanti altri dettagli, fa la magia del cinema.

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