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Sven Taddicken • Regista

Terapia di metafore

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Cosa fareste se vi rimanessero soltanto sei mesi da vivere? Fareste qualcosa per gli altri o vi chiudereste al resto del mondo per restare soli? Sono queste domande esistenziali che Sven Taddicken pone agli spettatori del suo nuovo film, Emma’s Bliss [+leggi anche:
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. Attraverso metafore poetiche e strutture arcaiche, parla di morte e di voglia di vivere, d'amore di fronte alla morte, e della ricerca e scoperta della felicità nell'ora più buia dell'esistenza. "Quando progetto un film, ci sono per me due livelli: l'intrattenimento e l'effetto terapeutico", dice il regista. "Se la mia pazza storia d'amore sulla morte porterà la gente a confrontarsi con il tema, avrò raggiunto il mio obiettivo. Vorrei fornire riferimenti, stimolare desideri".

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I critici chiamano questo tipo di narrazione "sopraelevazione" (Ueberhoehung), ma Taddicken preferisce chiamarla astrazione o riduzione al concreto. "La gente vuole un film che ti prenda e ti scuota", spiega il regista trentaduenne riguardo alla filosofia insita nei suoi lavori. "Le metafore mi sembrano più adatte a questo scopo piuttosto che la realtà. Trasmettere un messaggio, questo non lo so fare, sono troppo indeciso. Ma sollevare un problema e risvegliare le domande che ho dentro di me, quello è il mio scopo".

Taddicken lo fa nell'ordine in cui parla di persone altrimenti in ombra, di temi che gli altri fanno finta di ignorare. Nel 2001, quando raccontava la storia di un ritardato mentale e delle sue pulsioni sessuali, i moralisti insorsero, mentre la stampa di settore lo applaudì. "Voglio sfondare porte chiuse", ammette il cineasta, chiarendo allo stesso tempo che i suoi film sono fatti per il grande pubblico.

Le cifre confermano che Taddicken è sulla buona strada: se il suo primo film è passato completamente inosservato presso il pubblico tedesco, nonostante i 18 premi ricevuti in diversi festival, con Emma’s Bliss è riuscito a diventare il prediletto di critici e festival. Quanto a premi, le aspettative sono state superate, e presto la pellicola sarà distribuita in 60 copie in Spagna, oltre ad Austria, Svizzera, Francia, Danimarca e Brasile. "I numeri dimostrano nero su bianco che il mio primo film ha avuto molto più successo all'estero che in Germania. Qui, il pubblico ha visto soltanto il primo lungometraggio di uno studente. All'estero, hanno avuto semplicemente più fiducia".

I lavori di Taddicken interessano la gente per una ragione: i suoi film rappresentano la nuova generazione che vuole portare una ventata di aria fresca nel polveroso cinema tedesco, creando un nuovo linguaggio cinematografico, più coraggioso e sovrano. "Fino ad oggi, per farla breve, il cinema tedesco era fatto solo di commedie o drammi sulla storia tedesca", sintetizza. "Le cose cambieranno e gli addetti ai lavori lo sanno bene".

Resta da vedere se Taddicken continuerà a scriversi da solo le sceneggiature. "In fondo al cuore, sono senz'altro uno scrittore-regista, quello che faccio tocca sempre la gente. Ma ho imparato che altri autori scrivono semplicemente meglio di me. Inoltre, apprezzo la comodità di venire sul set con una sceneggiatura di cui non abbia riformulato ogni frase tremila volte. Abbiamo tutti del materiale di base e cerchiamo insieme di trarne il meglio".

Per evitare di annoiarsi e di annoiare i suoi spettatori, Taddicken ambienterà il suo prossimo film alla fine del Medioevo nel piovoso Mare del Nord. "La Germania ha proprio bisogno di un bizzarro film di pirati", scherza. Le riprese cominceranno in autunno.

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