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CANNES 2009 UCR / Francia

L'artigiano Alain Cavalier e il ricordo di Irène

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"Il film in corso sta per finire o sta per implodere?". Quando Alain Cavalier, regista settantasettenne Premio della Giuria a Cannes nel 1986 e in concorso nel 1993, si pone questa domanda è appena caduto in diretta con la sua minuscola videocamera da una scala mobile a Parigi e offre il suo volto tumefatto all'obiettivo. Presentato ieri al Certain Regard nell'ambito della selezione ufficiale del Festival di Cannes, Irène [+leggi anche:
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è un'opera sorprendente che affonda le radici nel miglior cinema documentario minimalista e intimo, che esplora i sentimenti e i ricordi fino a estrarne un'emozionante e sostanziale linfa.

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Realizzato in collaborazione con Françoise Widhoff, Irène è il ritorno di Alain Cavalier a un passato doloroso, quello della morte della compagna in un incidente d'auto a inizio 1972. Attingendo a un diario dettagliato dell'epoca, il regista traccia il ritratto di una donna alla vana ricerca della felicità, di una relazione fatta di luci e ombre, del tempo che passa senza cancellare le ferite, dei segreti dell'intimità messi a nudo, ma anche della realizzazione artigianale e solitaria di un film. Dalla casa dove apprende la morte di Irène alle camere d'hotel anonime, dalla città natale della giovane donna, Lione, al domicilio attuale del regista, Alain Cavalier trasporta la sua cinepresa con discrezione e il suo senso dell'immagine è eccezionale, il tutto accompagnato da una voce avvolgente che racconta gli aneddoti dei mesi precedenti la morte di Irène.

Sprofondando sempre più nell'intimità della vita di coppia, anche nei suoi aspetti più oscuri, il regista compone un caleidoscopio che prende forma poco per volta, dalle foto ai quadri, dalla toilette di un cinema a un castello deserto, dal mare alla campagna, dagli specchi ai cassetti. Riesce così, nonostante lo scarso equipaggiamento tecnico, a inventare con grande semplicità ed efficacia una rappresentazione particolarmente evocatrice (un cocomero e un uovo per descrivere un parto con il forcipe; un quadro riflesso su tre bocce). E Irène non manca di umorismo (Alain Cavalier che si rivolge a un poster di Sophie Marceau), né di confessioni drammatiche ("oggi, ti chiedo scusa") per un'opera fuori dal comune, che dopo Le filmeur [+leggi anche:
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nel 2005, prosegue un lavoro molto personale sulla memoria che andrebbe mostrato in tutte le scuole di cinema.

Prodotto da Camera One, Irène è coprodotto da Pyramide (che assicura la distribuzione in Francia e guida le vendite internazionali) e da Arte France Cinéma, con il sostegno in pre-acquisto di Canal + e Ciné Cinéma.

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(Tradotto dal francese)

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