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BERLINALE 2010 Forum

Eastern Drift, la globalizzazione secondo Bartas

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Reazioni alterne hanno accolto l'anteprima berlinese dell'ultima prova di Sharunas Bartas, Eastern Drift [+leggi anche:
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scheda film
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(Indigène d'Eurasie), inserito nella sezione collaterale Forum des Jungen Film.

Il regista lituano superstar porta sullo schermo un cupo melò-noir sulle derive della globalizzazione, utilizzando uno stile narrativo per lui totalmente nuovo, molto lontano dai lunghi e silenziosi piani sequenza nella natura selvaggia dei titoli - tutti pressoché festivalieri - che lo hanno rivelato, da Trys dienos del 1991 a Freedom del 2000.

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Bartas sceglie di apparire in prima persona (e spesso in piena nudità) nel ruolo del protagonista Gena, che vive di spaccio e malavita tra Parigi, Vilnius e Mosca. Quando un affare andato a male lo lascia senza soldi, Gena torna dalla donna che ama (la modella francese Elisa Sednaoui) in Lituania, per trasferirsi però subito nella capitale russa, dove lo attende un'altra donna, la prostituta Sasha. La sua permanenza a Mosca sarà però breve, perché l'uomo si vendica di un mafioso russo ed è costretto a scappare con Sasha verso il cuore dell'Europa. La disperata fuga sarà però segnata, nel finale, dall'ineluttabilità della sorte.

La disillusione di un "indigeno d'Eurasia" diviso fra mondi lontani e violenti è la chiave di lettura del film, come sottolineato dal regista stesso: "La storia di un uomo in movimento mi serviva per mostrare il mondo di oggi, tra unificazione e frammentazione. Un mondo che non riesce a stare nella sua pelle, dominato da istinti animaleschi, dove non c'è più sicurezza né riparo, e i problemi fondamentali - terrorismo, fame, condivisione del benessere - restano senza risposta".

I tanti spunti del film non sono però in equilibrio, e Bartas sembra spesso in difficoltà nel gestire le (numerose) scene d'azione di un plot affascinante e maudit che mischia senza vera convinzione cupo romanticismo, nomadismo esistenziale e sbandato road movie. Se la natura è nemica, ma viva, deve fare i conti questa volta con la cultura e la civilizzazione: Bartas scivola però sull'omaggio ai classici del melò (le sequenze degli amanti sulla neve hanno una lunga tradizione cinematografica, da Ray a Truffaut) nel tentativo, non sempre riuscito, di raccontare un universo morale in rovina.

Il film è co-prodotto dalla francese Lazennec, la lituana Studio Kinema e dalla russa Kino Bez Granic, e le vendite sono affidate a Umedia.

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