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CANNES 2010 UCR / Francia

Il gioco di piste di Simon Werner a disparu…

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Un pizzico di thriller, una goccia di commedia e un ritratto degli adolescenti di oggi, il tutto condito dalla musica dei Sonic Youth, per un'opera prima molto ben sceneggiata. Presentato oggi al Festival di Cannes nella selezione Un Certain Regard, Simon Werner a disparu… [+leggi anche:
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di Fabrice Gobert si rivela un interessante esercizio di stile, ma le sue palesi influenze (tra gli altri, Elephant, Brick e Il giardino delle vergini suicide) non gli impediscono di affermare una sua identità, grazie a un ottimo cast e una fine percezione dell'universo dei liceali e della loro capacità di fantasticare.

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Voltando le spalle alla tentazione "autoriale" caratteristica delle opere prime sull'adolescenza, Fabrice Gobert gioca la carta del mistero (la scoperta di un cadavere nel prologo del film), con un racconto che esplora lo stesso evento da quattro punti di vista successivi: Simon Werner, un ragazzo di circa 18 anni, è scomparso. E' scappato o è successa una tragedia, visto che viene ritrovato del sangue in un'aula? Seguono altre sparizioni, alimentando voci e ipotesi tra gli studenti. Altrettante piste che fanno avanzare il racconto e che definiscono con piccoli dettagli i principali protagonisti: il bel Jérémie (Jules Pelissier), che cammina sulle stampelle e ha tutto il tempo di osservare; Alice (Ana Girardot), la più bella della scuola, che si era da poco lasciata col ragazzo scomparso; Rabier l'incompreso (Arthur Mazet), e Simon Werner stesso (Laurent Delbecque), che chiude il cerchio e svela come sono andate le cose.

Fotografato da Agnès Godard in quattro stili diversi per i quattro racconti (che giocano sui flashback e sull'intreccio dei punti di vista), Simon Werner a disparu… riesce a mescolare i generi senza perdere il filo della trama. Ci sono gli ingredienti classici dei film horror per adolescenti (foresta di notte, capanna isolata, intriganti conversazioni carpite per caso), mentre l'umorismo è affidato alle inevitabili ossessioni dei ragazzi e delle ragazze in piena tempesta ormonale, alle prese con le loro prime esperienze romantiche. Il meccanismo sofisticato della sceneggiatura mantiene vivo un intreccio che gioca con successo a nascondino con lo spettatore. Un gioco di piste che nasce, come suggerisce un compito di filosofia dato agli adolescenti, dalla domanda: "Si può rappresentare la realtà senza idealizzarla?". Qui sta la chiave del confronto permanente, nel film, tra immaginario e vissuto dei ragazzi, ma anche della strategia di un regista che adotta un approccio ludico vicino e allo stesso tempo distante.

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(Tradotto dal francese)

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