Niente paura, Ligabue testimone pop dell'Italia che resiste
La canzone extradiegetica che accompagna da sempre il cinema si fa a volte protagonista nella forma documentario per lasciare testimonianze della cultura pop: per citare gli esempi recenti più significativi, Julien Temple su Joe Strummer, Martin Scorsese su Stones e Dylan, David Leaf e John Scheinfeld su John Lennon.
Niente paura di Piergiorgio Gay, in uscita oggi nelle sale italiane con BIM, tenta un'operazione ancora più ambiziosa: raccontare un musicista, Luciano Ligabue, ed il suo pubblico, per ripercorre gli ultimi trent'anni della storia italiana e registrarne i cambiamenti.
Per fare questo il regista e il co-sceneggiatore Piergiorgio Paterlini hanno alternato riprese dei concerti di Ligabue e sue interventi con interviste a personaggi rappresentativi della società e le storie raccontate dai fan del musicista. Si parla di diritti, di identità, di convivenza civile, di impegno sociale, di crisi della politica con Stefano Rodotà, Giovanni Soldini, Margherita Hack, don Luigi Ciotti, Fabio Volo, Beppino Englaro, Luciana Castellina e altri. Sotto scorrono immagini di repertorio (la bomba alla stazione di Bologna nel 1980, i funerali di Guido Rossa ucciso dalle BR nel 1979...). Le canzoni del "Liga" sono il filo conduttore che lega i racconti.
La scelta di Ligabue è spiegata dal regista: perché è un musicista italiano molto popolare, perché nei suoi concerti quando canta "Non è tempo per noi" vengono proiettati sul maxischermo gli articoli della Costutuzione e quando canta "Buonanotte all'Italia" scorrono alle sue spalle i visi delle persone che hanno fatto qualcosa per questo Paese. Sulla stessa linea dei concerti, la regia del documentario: momenti di commozione e di intensità, come quando don Ciotti ci ricorda che "resistere" ha la stessa radice di "esistere".
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