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INDUSTRIA Spagna

Tempo di cambiamenti nella cultura spagnola

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Gli ultimi giorni del 2011 e i primi del 2012 sono stati particolarmente movimentati per quasi tutti i settori della società spagnola, compreso - e non poteva essere altrimenti - il cinema. Dopo la travolgente vittoria del conservatore Mariano Rajoy alle elezioni generali del 20 novembre, la situazione economica critica e la scarsa affezione dell'elettorato conservatore più combattivo per il cinema spagnolo, accusato di allinearsi con il partito socialista e di vivere di sovvenzioni, facevano presagire tempi difficili per l'industria cinematografica.

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Una delle prime misure adottate da Rajoy riguardo al cinema è stata l'eliminazione del ministro della Cultura, le cui competenze sono andate a fondersi con Istruzione e Sport nella persona del sociologo e giurista José Ignacio Wert (foto). Nelle sue prime dichiarazioni sul cinema, Wert ha espresso la sua intenzione affinché gli aiuti pubblici vengano gradualmente sostituiti dagli investimenti privati, il che implica lo smantellamento del sistema attuale. Inoltre, l'incertezza riguardo l'identità del futuro direttore dell'ICAA e la cifra totale del Fondo di Protezione per la Cinematografia potrebbero causare una notevole diminuzione della produzione nei primi mesi del 2012.

Tuttavia, il cinema spagnolo ha mostrato al nuovo governo la sua disponibilità a collaborare. In una lettera aperta a Wert pubblicata sul quotidiano El País, Pedro Pérez, presidente dei produttori di FAPAE, ha sottolineato la necessità di “un piano” per il cinema e ha sollecitato un “esercizio di autocritica” da parte del settore.

Se c'è un tema in cui i professionisti del cinema spagnolo e il nuovo ministro si trovano in perfetta sintonia, è quello della proprietà intellettuale. Mentre il governo socialista si era rifiutato di approvare lo sviluppo della Legge di Economia Sostenibile (meglio conosciuta come Ley Sinde), che include i meccanismi per la lotta contro la pirateria (leggi la news), il nuovo esecutivo si è affrettato a farlo nei suoi primi giorni al potere. Ma al di là dell'iniziativa politica, l'affinità su questo tema si estende al piano concettuale, come dimostrano le affermazioni di Wert: “Un paese che aspira a essere un riferimento della cultura globale non può permettersi di essere un paese che non riconosce i diritti dei creatori culturali”.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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