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CANNES 2013 Selezione ufficiale / Chiusura

Zulu: perdono o giustizia?

di 

- Orlando Bloom e Forest Whitaker conducono un'inchiesta serrata a Cape Town. Un thriller riuscito in lingua inglese del francese Jérôme Salle

Quando scelse Cannes come ambientazione del suo primo lungometraggio Anthony Zimmer (2005), il cineasta francese Jérôme Salle non si sarebbe certamente mai aspettato di ritrovarsi sulla Croisette otto anni dopo per chiudere il 66mo Festival di Cannes con Zulu [+leggi anche:
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, un thriller in lingua inglese interpretato da star del cinema mondiale come il britannico Orlando Bloom e l'americano Forest Whitaker.

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Girato in Sudafrica, il quarto lungometraggio del regista s'iscrive nel solco del suo lavoro in Largo Winch [+leggi anche:
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(2008) e Largo Winch II [+leggi anche:
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(2011) mettendo l'accento sull'azione e il ritmo, nel chiaro tentativo di andare a cercare il pubblico del cinema americano sul terreno del blockbuster. Bagarre, sparatorie e inseguimenti sono al centro della scena, così come l'inchiesta condotta in modo serrato, che approfitta a volte di qualche accomodamento della sceneggiatura. Molto a suo agio in questo registro e avendo guadagnato in respiro cinematografico, Jérôme Salle beneficia anche del carisma dei suoi attori principali, dell'ambiente sudafricano ricco di scenari spettacolari (bellezza della baia di Cape Town, spiagge che si estendono all'infinito, dedalo di township) e delle forti problematiche sociali (cicatrici dell’apartheid ancora fresche, miseria e delinquenza, videosorveglianza onnipresente, ecc.), tutti temi ben affrontati nel romanzo poliziesco di Caryl Férey che il film adatta in modo fedele.

Il capitano della squadra omicidi, il taciturno e stakanovista Ali Sokhela (Whitaker) e i suoi due aggiunti, il festaiolo divorziato Brian Epkeen (Bloom) e il buon padre di famiglia Dan Fletcher (Conrad Kemp), devono risolvere il caso dell'omicidio di una giovane donna bianca di ottima famiglia. Gli ultimi movimenti del suo conto in banca e i tabulati del suo cellulare li conducono a un trafficante dei quartieri bassi che si oppone all'arresto, causando la morte di Dan. Ali e Brian continuano a risalire la filiera. Da un capo banda sanguinario delle township a una società di sicurezza in mano ai bianchi, arrivano alla testa del serpente: un ricercatore assolto dalla Commissione Verità e Riconciliazione. Incaricato, all'epoca dell'apartheid, di fabbricare una sorta di bomba etnica, un virus capace di sterminare la popolazione nera, quest'ultimo ha riciclato le sue conoscenze in materia di molecole nella creazione di una nuova droga di sintesi, il Tik, dagli effetti collaterali devastanti, che libera una violenza acuta e testata su cavie umane, ragazzini poveri la cui scomparsa improvvisa non interessa a nessuno. Nessuno tranne Ali e Brian, che pagheranno in prima persona la buona riuscita dell'indagine e dovranno liberarsi del peso del passato scegliendo tra perdono e giustizia.

Girato e montato in modo molto efficace (con le indagini dei due protagonisti che avanzano spesso in parallelo), Zulu può contare anche sull'apporto di Denis Rouden alla direzione della fotografia e quella di Alexandre Desplat alla musica. Prodotto calibrato per il mercato internazionale, il film esprime con forza (e spesso senza sfumature) la violenza in atto a tutti i livelli della società sudafricana.

Prodotto in delegato dalla società parigina Eskwad e coprodotto da Pathé, che guida le vendite internazionali e che ha registrato ottimi affari al mercato cannense, Zulu è una prova ulteriore che il cinema francese è a caccia di nuove esperienze e che non esita a cancellare le frontiere, sia sul fronte dei film d'autore che su quello dei registi più "mainstream" come Jérôme Salle.

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(Tradotto dal francese)

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