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KARLOVY VARY 2013

Papusza, madre di tutti i poeti maledetti

di 

- Con questa biografia gitana, Joanna e Krzysztof Krauze tornano in concorso al festival di Karlory Vary, dove avevano vinto un Globo di Cristallo nel 2005 con My Nikifor

Dalla stupefacente prima immagine di Papusza [+leggi anche:
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intervista: Joanna Kos Krauze
scheda film
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, un campo lungo su un accampamento gitano del 1910, la fotografia in bianco e nero di Krzysztof Ptak e Wojciech Staron eleva la barra estetica del film a un livello raramente raggiunto dal cinema in bianco e nero. L'ultima regia della coppia di sposi polacchi Joanna e Krzysztof Krauze ricorda spesso l'arte pittorica, in una sorta di legame con My Nikifor [+leggi anche:
recensione
scheda film
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— storia di un pittore ingiustamente ignorato — che era valso ai registi il Globo di Cristallo del miglior film a Karlory Vary nel 2005. Dopo un passaggio in giuria l'anno scorso, eccoli di ritorno al festival ceco con un film in concorso.

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Papusza racconta la vita di un personaggio reale, Bronislawa Wajs (alias Papusza), prima poetessa gitana a ricevere riconoscimento dopo la pubblicazione delle sue opere in Polonia. Ripudiata dalla sua comunità che l'ha accusata di aver tradito i segreti del suo popolo, Papusza ha vissuto in grande povertà e abnegazione, logorata dal senso di colpa fino alla morte.

Girato in dialetto rom storico, il film è un andirivieni tra le epoche, in particolare all'anno 1949, quando Papusza (Jowita Budnik) incontra Jerzy Ficowski (Antoni Pawlicki), un "gadjo" (non-Rom), poeta anche lui, accolto tra i gitani con cui resterà due anni. E' a Ficowski che Papusza trasmetterà mano a mano i suoi testi, che l'autore deciderà di pubblicare più tardi. Con le sue opere, è tutta la tradizione gitana ad essere trasmessa, assieme alla vita di quella che non si considererà mai una poetessa, bensì una zingara maledetta il cui grande torto sarà stato quello di aver imparato a leggere. In questo senso, Papusza è la madre di tutti i poeti maledetti giacché la sua arte getta il malocchio sulla sua famiglia di musicisti ambulanti. La musica occupa un posto particolarmente importante in questo affresco minuziosamente ricostruito.

Attraverso la vita tragica di questa bambina, venduta e costretta a sposarsi con lo zio musicista e sfuggita alla sorte che Hitler riservava agli zingari, viene raccontata la storia del popolo nomade nei suoi episodi più salienti, come quando il governo polacco lo costringe ad abbandonare le carovane per vivere nelle case. "Fino a quando ci saranno le ruote, il popolo gitano viaggerà", proclama il patriarca decaduto che condivide la sentenza di sua moglie. A scapito di una vita decente, la storia gli darà ragione, ma al prezzo di toglierla alla povera Papusza, che sprofonderà nella follia e l'isolamento fino alla sua morte nel 1987.

Prodotto da Argomedia - Lambros Ziotas, Papusza è stato coprodotto dal Polish Film Institute, la Televisione Nazionale Polacca, Canal+ Polska e lo studio KADR.

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(Tradotto dal francese)

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