La vie domestique: donne sull'orlo della disperazione borghese
- 24 ore nella vita di un gruppo di madri quarantenni in un ricco sobborgo. Un fine ritratto firmato Isabelle Czajka e con una brillante Emmanuelle Devos
"La mattina, mi preoccupo. Penso alla giornata che viene, a tutto quello che devo fare". Siamo in un grazioso quartiere residenziale della banlieue parigina, dove ogni ampia e confortevole casa assomiglia a quella accanto, dove ogni madre di famiglia compie ogni giorno lo stesso circuito tra la scuola, il centro commerciale e il parco, dove ogni donna tenta di non farsi fagocitare dalla pesantezza de La vie domestique [+leggi anche:
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scheda film] ("la vita domestica"). Dando questo titolo al film, libero adattamento del romanzo Arlington Park della britannica d'origine canadese Rachel Cusk, Isabelle Czajka ne annuncia il tono. Perché il termine "domestico" suggerisce sia "domicilio" che "servitù". E in questa opera incisiva e chiaramente femminista, la regista non fa effettivamente alcuna concessione, mostrando i personaggi maschili come figure pietose che ad alcuni spettatori potranno sembrare delle caricature (uomini assenti, infantili, antiquati o imbecilli, eppure affettuosi...), laddove le spettatrici non vedranno che un riflesso appena deformato della realtà.
Ma alla fine, poco importa, poiché il film parla di casalinghe e del loro posto nella società moderna, e ne traccia un ritratto molto realista attraverso quattro personaggi: Juliette (Emmanuelle Devos), Betty (Julie Ferrier), Marianne (Natacha Régnier) e Inès (Helena Noguerra). Quattro madri si dibattono nella gestione del quotidiano dei loro bambini, la cura della casa (spesa e preparazione dei pasti, lavatrici, ecc.) e l'organizzazione della vita sociale familiare (cene, baby-sitter) provando anche a ritagliarsi uno spazio personale (trovare un lavoro, animare attività di quartiere, prendere un caffè e fare shopping con le amiche…). Il tutto, chiaramente, senza gioia, a dispetto del quadro "idilliaco" circostante, anche se la regista non esagera le "sofferenze" di questa gabbia dorata controbilanciandole con l'immagine di adolescenti in difficoltà provenienti da un quartiere svantaggiato.
Affrontando con finezza una moltitudine di temi (educazione dei figli, misoginia, consumismo, conformismo, ruolo della donna nel lavoro…), La vie domestique centra il bersaglio in diversi modi. Racconto edificante e piuttosto spietato di questa zona grigia in cui le donne moderne sono imprigionate (a volte per loro volontà), il film valorizza le sue interpreti, Emmanuelle Devos su tutte. La regia elegante e il montaggio che intreccia sapientemente i racconti nelle 24 ore danno respiro alla trama, che si rivela molto più di un interessante invito alla riflessione. Dopo L’année suivante [+leggi anche:
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scheda film] (Pardo della miglior opera prima a Locarno nel 2006) e D'amour et d'eau fraîche [+leggi anche:
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scheda film] (due nomination ai César 2011 della miglior promessa maschile e femminile), La vie domestique (prodotto da Agat Films, distribuito in Francia da Ad Vitam e venduto nel mondo da Films Distribution) mostra ancora una volta Isabelle Czajka a suo agio (senza derive formaliste o intellettualistiche) nei panni di sociologa cinematografica e che i suoi film potrebbero essere rivisti in futuro come sottili analisi della nostra società contemporanea.
(Tradotto dal francese)
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