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BERLINALE 2014 Concorso

Berlinale: Aimer, boire et chanter, Alain Resnais apre il sipario

di 

- Il regista francese adatta un'altra opera teatrale del britannico Alan Ayckbourn

Berlinale: Aimer, boire et chanter, Alain Resnais apre il sipario

Quando si chiede ad Alain Resnais "Perché fai film?", lui risponde: "Per vedere che piega prendono". A oltre 90 anni, l'autore di Hiroshima, mon amour e La Vie est un roman continua a esplorare la forma, a giocare con le frontiere sottili tra cinema, teatro, letteratura… Per l'esercizio di stile che presenta quest'anno in concorso a Berlino, Aimer, boire et chanter [+leggi anche:
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, ha nuovamente pescato nel teatro creativo del britannico Alan Ayckbourn, che gli aveva già ispirato Smoking/No Smoking (1993), in cui Sabine Azéma e Pierre Arditi interpretavano diversi personaggi e diversi intrecci possibili in una scenografia teatrale. Torna anche a utilizzare l'espediente del suo ultimo film, Vous n'avez encore rien vu [+leggi anche:
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, dove un gruppo di attori è riunito intorno a una pièce teatrale e a un grande assente, scomparso da poco.

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La storia si svolge in quattro stagioni in uno Yorkshire bucolico di cui si scorge qualche immagine (completata da piccoli disegni) ma che è principalmente rappresentato da scenografie di cartongesso e da tele dipinte (ossia quattro scenografie in tutto se si esclude la scena finale e il prato da cui si vede da lontano comparire una piccola talpa). Qui, il grande assente al centro della storia, George (il cui nome è pronunciato in ogni occasione come se fosse la persona più intrigante del mondo), non è ancora morto, ma succederà presto, avendogli i medici dato sei mesi di vita al massimo – cosa che lui interpreta manifestamente come un invito a vivere "fino in fondo".

La scomparsa imminente di questo personaggio che non vediamo (tranne che alla fine, quando compare quasi fisicamente) va sconvolgendo la vita di tre coppie: l'insopportabile e frivola Kathryn e suo marito, il noioso dottor Colin cui piace regolare l'ora agli orologi (Azéma e Hippolyte Girardot); la buona Tamara e suo marito dall'aria sospetta Jack (Caroline Silhol e Michel Vuillermoz), la cui figlia di sedici anni a un certo punto interviene nella storia (e la complica); e infine l'ex moglie di George, Monica, e il suo nuovo compagno, il contadino Simeon (Sandrine Kiberlain e André Dussollier). Mentre il piccolo gruppo prepara una rappresentazione teatrale in cui recita anche George, si apprende qualcosa in più sul rapporto di ciascuno con il moribondo, fino a che un'altra delle eccentricità di quest'ultimo non finisce per distogliere l'attenzione dalla pièce e seminare zizzania: la sua proposta simultanea a tutte le donne del racconto di accompagnarlo alle Canarie.

La cartella stampa del film è quasi interessante quanto l'opera stessa, giacché ogni attore vi evoca il suo personaggio così come se lo immagina, al di là di quello che si vede sullo schermo, dà la propria descrizione personale di George – i ritratti differiscono ovviamente l'uno dall'altro in maniera assoluta – e racconta la sua relazione con Resnais. Il regista vi descrive, dal canto suo, il suo metodo affascinante (e non potrebbe essere altrimenti per un maestro che si concede il lusso di fare teatro per tutto il film e finisce per far dire a uno dei suoi personaggi "Io preferisco il cinema!") e la sua intesa con il compagno "trasformista" Ayckbourn. E' per questa sua audacia che Resnais continua a sorprendere e disorientarci a ogni film da più di 70 anni, perché ogni volta che una cosa sembra non fattibile, lui dice: "Bene, proviamoci".

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(Tradotto dal francese)

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