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CINÉAST 2015

The Cleaner: fusione tra cinema di genere e dramma psicologico

di 

- L’ultimo lungometraggio di Peter Bebjak, proiettato a CinÉast 2015, è un cupo racconto urbano

The Cleaner: fusione tra cinema di genere e dramma psicologico

Il lungometraggio di finzione slovacco The Cleaner [+leggi anche:
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, proiettato al festival CinÉast 2015, comincia come un film di genere, ma poi entra rapidamente nel campo del dramma psicologico. Sebbene nel panorama slovacco le proposte di cinema di genere non siano tante, questo film non intende sovvertire la situazione, piuttosto si serve di alcuni modelli e convenzioni formali come strumenti. Diretto dal versatile cineasta Peter Bebjak, che fa la spola tra cinema e televisione e tra un genere e l’altro (il suo film precedente era un mockumentary horror), The Cleaner ha tutte le qualità che deve avere un buon film di genere. 

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Tomas vive solo in un appartamento vuoto e sgangherato, e va a lavorare tutti i giorni in bici. Il protagonista — per lo più silenzioso — rifugiatosi in se stesso e isolato da ogni rapporto sociale, lavora per un’impresa funeraria locale pulendo le case dei defunti. Come tutto ciò che fa, svolge il suo lavoro in totale solitudine. Una volta, mentre si trova immerso nell’anonimato del suo impiego, incontra gli abitanti della casa. Attento a non rivelare la sua presenza, osserva la famiglia durante la cena. Poco a poco, Tomas si trasforma, più che in un predatore, in un voyeur inoffensivo, fino a quando un giorno, durante uno dei suoi lavori, sviluppa un certo attaccamento per una giovane chiamata Kristína.

Il suo interesse si trasforma in ossessione nell’appartamento di Kristína, dove testimonia il lato oscuro della vita della ragazza. Bebjak gioca con le convenzioni della formula dell’intruso, mischiandola con il racconto della fanciulla in pericolo; questi due versanti funzionano insieme, tracciando il ritratto psicologico di due individui che soffrono, intrappolati e isolati nei rispettivi mondi interiori, reclusi nelle loro case. Tomas, assalito dai sensi di colpa e il disprezzo per se stesso, guidato da un mix di empatia, affetto e stupore, decide di passare all’azione. Gli sceneggiatori — Bebjak e Peter  Gašparík — giocano sottilmente con la ripetizione e le suggestioni per tessere questa improbabile storia d’amore. Gli ambienti stigmatizzanti di entrambi i personaggi portano il film a trattare temi seri, convertendolo in un dramma intenso che si amalgama perfettamente con i dispositivi del cinema di genere. E’ probabile che The Cleaner piaccia al grande pubblico, senza nulla togliere alla sua audacia. 

A parte difficoltà personali dei personaggi, un altro livello di significato emerge dall’ambivalenza con cui il film affronta il grado di responsabilità che ognuno ha nella propria vita, ambivalenza che è uno dei motivi caratterizzanti di questa storia di solitudine, colpa, sopravvivenza e speranza di salvezza. La grande varietà di motivi si integra con uno stile minimalista e si appoggia a una dimensione sociale simile ad altri film slovacchi proiettati nel panorama dei festival internazionali.  

Le parti non esplicite del racconto si intuiscono attraverso lo spazio del film, effetto ottenuto grazie alla fotografia drammatica di Martin Žiaran, vincitore del Gran Premio Golden Eye e del Risk Shot Award per il dramma ceco Hany [+leggi anche:
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(composto da un unico e falso piano-sequenza). Riprese fisse e primi piani servono da contrappunto per sottolineare la tensione interna di un’azione girata per lo più con camera a mano. L’illuminazione discreta, i colori desaturati e l’atmosfera sinistra contribuiscono a dare un effetto di cinema noir, evocando una sensazione di depressione urbana.

The Cleaner è prodotto da DNA con il sostegno del Slovak Audiovisual Fund

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(Tradotto dall'inglese)

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