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FILM Spagna

Palmeras en la nieve: la mia Africa?

di 

- Fernando González Molina dirige un film lungo, ambizioso e confuso con protagonista il suo attore feticcio: il commercialissimo Mario Casas, in un ruolo che gli sta un po’ grande

Palmeras en la nieve: la mia Africa?
Mario Casas e Berta Vázquez in Palmeras en la nieve

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è l’adattamento di un romanzo di successo scritto da Luz Gabás. A trasporlo nel linguaggio cinematografico ci ha pensato un abile sceneggiatore: Sergio G. Sánchez, autore di campioni d’incassi come El orfanato [+leggi anche:
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e Lo imposible [+leggi anche:
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intervista: Juan Antonio Bayona
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. E per convertirlo in immagini e suono ci si è avvalso di un altro uomo di successo: il navarrese Fernando González Molina, regista non solo di fortunatissime serie tv come Los hombres de Paco e El barco, ma anche di fenomeni cinematografici come Tres metros sobre el cielo [+leggi anche:
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, interpretati tutti da Mario Casas, uno di quegli attori che deve la sua fama più al suo bel fisico che non alle sue qualità interpretative, come conferma il suo esercito di fan. 

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Con questi elementi “attira pubblico”, una produzione che si annuncia come la più costosa del cinema spagnolo recente e settimane di riprese in Colombia, Huesca e Canarie, Palmeras… arriva nelle sale pronto a sedurre un pubblico desideroso di provare le stesse emozioni di quando vede le sue serie tv preferite, tipo Amar en tiempos revueltos o Velvet. Di fatto, questa produzione tra Nostromo Pictures e Palmeras en la Nieve AIE in associazione con Telefónica Studios (con la partecipazione di Atresmedia, Movistar Plus+, Warner Bros Pictures España e Cosmopolitan TV) emana lo stesso aroma stantio, morbido e obsoleto.

Mario Casas è nominato ai premi Feroz (leggi la news) come miglior attore non protagonista per la sua divertente performance in Mi gran noche [+leggi anche:
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, e giustamente, in quanto efficace nel suo ruolo di cantante latino, erotomane e tonto; ma qui nei panni di un seduttore classico, in bilico tra conflitti personali e politici, egli sembra perso, spaventato, rimpicciolito: non è in grado di portare sul suo volto tutto il peso di questo film troppo lungo che dovrebbe distillare passione ed energia, e invece risulta confuso e pomposo, grazie anche a una sceneggiatura scritta con squadra e righello: Sergio Sanchez confonde e interrompe la trama con salti temporali sconcertanti, e arriva a imbrogliare linee narrative apparentemente semplici, che invece lasciano lo spettatore sommerso dai dubbi. Gli attori si perdono in dialoghi farciti di luoghi comuni e frasi da best-seller tipo "Fa’ attenzione a non trovare quello che stai cercando", che non portano da nessuna parte.

Il colpo di grazia è dato dalle scelte formali di González Molina, più attento all’utilizzo di droni per offrire panoramiche aeree da cartolina o a regalarci inquadrature non necessarie dell’anatomia di Casas, che a infondere energia, verità e coerenza a ciò che sfila davanti ai nostri occhi: le rivolte sociali che portarono all’indipendenza della ex colonia spagnola della Guinea Equatoriale sono trattate come qualcosa di secondario e quasi banale, con una messa in scena ordinaria per non dire mediocre. Quindi no, Palmeras en la nieve non assomiglia a La mia Africa, né tantomeno a Un anno vissuto pericolosamente, benché siano stati questi due dei suoi – remoti – modelli.

La compagnia Film Factory Entertainment gestisce le vendite internazionali del film.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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