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CANNES 2016 Proiezioni speciali

La Mort de Louis XIV: iconoclastia storica

di 

- CANNES 2016: Il regista catalano Albert Serra offre una perla rara sul declino della più potente personalità della Francia del XVII secolo, interpretato da Jean-Pierre Léaud

La Mort de Louis XIV: iconoclastia storica
Jean-Pierre Léaud in La Mort de Louis XIV

In una sorta di diario di produzione di La Mort de Louis XIV [+leggi anche:
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pubblicato da Vicenç Altaió in un supplemento culturale catalano, il poeta e non-attore feticcio di Albert Serra esprimeva la mancanza di caos, anarchia e spontaneità che hanno determinato le riprese dei suoi film precedenti. Il suo cinema, assai viscerale, le cui sequenze sono subordinate al gioco tra la casualità capricciosa e lo stato etilico di un cast non professionale, è molto diverso da ciò che troviamo in La Mort de Louis XIV, dove condividono la scena attori che non recitano e non-attori che recitano. Il sesto lungometraggio del regista spagnolo, presentato in proiezione speciale al 69° Festival de Cannes, è un gioiello unico della sua filmografia: un pezzo da collezione che elude qualunque analogia con i suoi lavori precedenti perché, dopo esser passato dal laboratorio della sala montaggio, Serra ha trovato l'armonia tra la prudente ricercatezza di Capricci Films e lo spirito fiero e ingovernabile di Andergraun Films.

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In La Mort de Louis XIV l'impudenza, la ribellione e il cinismo si distinguono come nel resto della sua opera, ma qui la loro presenza è più concettuale che metodologica. La nuova proposta dell'autore di Story Of My Death [+leggi anche:
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è così spietata come sembra: Serra ci costringe ad assistere al declino del corpo del più potente individuo della Francia del XVII secolo, rinchiudendoci nella stanza del malato per tutta la pellicola. Il film descrive lo spegnersi di Luigi XIV, quale spettacolo voyeuristico per i membri della corte, che si limitano a osservare, pietrificati, rendendo la tragedia un intrattenimento macabro. Il monarca assolutista, rappresentante massimo del potere e dell'opulenza terrena -incarnato da uno stellare Jean-Pierre Léaud- combatte quella battaglia che nessun mortale ha vinto: la morte.

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, la Bibbia in Birdsong e lo spirito dell'Illuminismo con Giacomo Casanova in Story Of My Death, la sua nuova vittima è stata un'altra figura venerata, disposta a perdere la sua aura davanti alla macchina da presa. Serra costruisce il ritratto iconoclasta di questo re tra i re basandosi sul volume delle memorie di Saint Simon che narra in dettaglio la morte del Re Sole -patetica e facilmente evitabile- a causa di una negligenza medica. Infatti, secondo il biografo, dopo la diagnosi della cancrena alla gamba, il dottor Fagon (Patrick d'Assumçao) non volle amputare l'arto.

Il cineasta specialista nel portarci in orizzonti sconfinati con i suoi memorabili piani aerei, che ha gestito le riprese di Story Of My Death magistralmente, ambienta il requiem di Luigi XIV in un unico spazio chiuso. Serra trasforma la stanza che il monarca non lascerà mai in un dipinto di Rembrandt di due ore, in cui domina il chiaroscuro e una claustrofobia visiva -o meglio, fisica-, poco esplorata nel suo cinema, tranne che per le scene asfissianti del suo progetto audiovisivo La Singularitat in cui la macchina da presa imitava l'oscura malignità dei personaggi filmandoli con il loro stesso sguardo vampiresco.

Le vendite internazionali del film sono gestite da Capricci Films.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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