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VENEZIA 2016 Orizzonti

Big Big World: fuggire da una società violenta

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- VENEZIA 2016: Il regista turco Reha Erdem utilizza lo spettacolo della natura per raccontare la storia di due adolescenti orfani

Big Big World: fuggire da una società violenta
Berke Karaer ed Ecem Uzun in Big Big World

In gara nella sezione Orizzonti del Festival Internazionale del Cinema di Venezia, il film drammatico turco Big Big World [+leggi anche:
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intervista: Reha Erdem
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mostra due adolescenti che fuggono dal “grande grande mondo” del titolo. Con due giovani star davvero espressive, Berke Karaer e Ecem Uzun, il regista Reha Erdem esplora un reame fantastico con alcuni tocchi di realismo magico.

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La storia inizia ai giorni nostri, in una città turca non ben specificata. Vediamo immediatamente Ali (Karaer, i cui baffi fini riportano alla mente un giovanissimo e oltremodo timido Errol Flynn) che cerca di raggiungere sua sorella, Zuhal (Uzun).  Lei vive in una famiglia, e il pubblico capisce immediatamente che i due fratelli sono orfani e che Zuhal è destinata a diventare la seconda moglie dell’uomo che l’ha adottata, nonostante la sua giovanissima età. Poiché gli è proibito vedere Zuhal, Ali dovrà superare ogni limite per riunirsi con la sorella. Sfuggendo alle conseguenze della loro fuga, i due ragazzi si nascondono nel bosco, i cui pericoli sono preferibili alla crudeltà dell’uomo.

Big Big World parte da una premessa che fa pensare ad un’altra recente produzione turca che esplora uno strato sociale sfortunato: Until I Lose My Breath [+leggi anche:
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di Emine Emel Balcı, proiettato l’anno scorso al Forum della Berlinale e che mostra i problemi e le difficoltà di Serap, un adolescente che combatte, nonostante le circostanze sfavorevoli, per una vita ordinaria e tranquilla. Reha Erdem parte dallo stesso punto, ma si distacca subito dalla storia iper urbana di Serap: Ali e Zuhal combatteranno per la loro relazione lontano dalla civiltà, circondati dai versi degli animali e dal canto degli uccelli. 

Erdem riesce a trarre il meglio dalla semplice storia di Ali and Zuhal creando un contrasto interessante tra la città e i suoi abitanti, che sfruttano i deboli, e l’indifferenza accogliente della natura. Il regista riempie lo schermo di stagni, alberi e fiere, trasformando i due fratelli in personaggi di stampo fiabesco alla ricerca del loro posto nel mondo. Ma nonostante la foresta incantata e le sue fascinazioni, il grande, grande mondo del titolo è ancora in agguato ai margini del bosco e la tentazione potrebbe mettere in pericolo il futuro di Ali e Zuhal.

Supportato dalle splendide interpretazioni dei suoi giovani attori, Big Big World riesce a creare uno spazio pieno di potenziale, dove ognuno può essere chiunque lui o lei voglia. In una delle scene più tenere del film, Ali diventa Kum-Kum e Zuhal Mi-Mi in una rinascita esistenziale che annulla il passato e forgia il sentiero verso un futuro migliore. Senza ricostruire la realtà quanto, ad esempio, Dogtooth [+leggi anche:
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intervista: Yorgos Lanthimos
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di Yorgos Lanthimos, la pellicola di Erdem pone l’accento quel tanto che basta su come ciò che si pensa e si fa non sia altro che convenzione.

Pur non dilungandosi più di tanto sulla questione, Big Big World sceglie di non ignorare il versante sociale della sua storia: Ali e Zuhal possono essere arrivati nel bosco come conseguenza di un’azione violenta, ma la società si approfitta di loro sin dal principio. Senza la cura di genitori amorevoli, gli orfani sono beni avariati nel grande, grande mondo, quindi devono cambiare le regole e ricrearlo per sentirsi al sicuro.

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(Tradotto dall'inglese)

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