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FILM Belgio

Mon Ange, favola onirica per adulti

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- Con il suo nuovo film, il belga Harry Cleven offre un’esperienza sensoriale forte, lanciando a se stesso una sfida audace: far vedere l’invisibile

Mon Ange, favola onirica per adulti

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, svelato questa settimana al Festival Internazionale del Film d'Amore di Mons, è innanzitutto un’esperienza sensoriale. Harry Cleven fa vedere l’invisibile, grazie agli artifici magici del cinema. La premessa è allo stesso tempo semplicissima e intrigante: un ragazzino invisibile, Mon Ange, si innamora di una ragazzina cieca, Madeleine. Vivono un amore perfetto, fatto di purezza e innocenza, fino a quando Madeleine non si assenta per farsi operare. Al suo ritorno, recupera la vista. Potrà amare Mon Ange con gli occhi oltre che col cuore?

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Dallo spettatore, Harry Cleven si aspetta un abbandono totale alla potenza della finzione, un’immersione senza pregiudizi in questa storia d’amore onirica, fatta di sensazioni. La forma sprigiona un fascino antico, una sorta di omaggio al cinema del passato, quello degli effetti speciali "fatti a mano" di Méliès, dove la magia emergeva dagli artifici del grande schermo, dove l’irreale diventava reale, e dove il surrealismo diventava realista. Mon Ange, giovane ragazzo invisibile, viene cresciuto di nascosto da sua mamma, internata a sua volta in un manicomio. Vediamo di Mon Ange solo gli oggetti che sposta o su cui lascia un segno, un cucchiaio che si libra nell’aria, un pezzo di pelle compresso da una carezza. Il padre di Mon Ange era un mago, ed è proprio a uno spettacolo di magia che assistiamo qui. Questa magia, Mon Ange può esercitarla unicamente con le sole due donne che condividono il suo segreto: sua madre e Madeleine.

Questa relazione fuori dal comune è il pretesto per un vero e proprio vortice dei sensi: ascoltiamo il silenzio, sentiamo gli sguardi, vediamo con le mani. Questo risveglio dei sensi riecheggia quello dei due adolescenti che scoprono l’amore. Per essere più vicini alle sensazioni, la maggior parte del film è girata in soggettiva. La camera rappresenta gli occhi di Mon Ange, e di lui non vediamo altro che l’impressione che fa, sul mondo e su Madeleine. Questa storia d’amore eccentrica e fantastica si svolge in un vero guscio sonoro e visivo, grazie anche al lavoro della direttrice della fotografia Juliette Van Dormael, che compone un’atmosfera luminosa e ovattata. Il suo lavoro sul film (suo primo lungometraggio) le è già valso il riconoscimento dei suoi colleghi, poiché ha ricevuto il Best Cinematography Debut Award al prestigioso festival Camerimage, e una nomination agli American Society of Cinematographers Spotlight Awards.

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nel 2005. Da allora ha diretto diversi telefilm, e ha pensato e concepito Mon Ange quasi come un capriccio, su invito del suo amico e produttore Jaco Van Dormael, che lo incitava a realizzare un film "veloce", di piccolo budget, per il piacere del gesto. Quello che doveva rimanere un progetto marginale, co-firmato con Thomas Gunzig (co-sceneggiatore di Dio esiste e vive a Bruxelles [+leggi anche:
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di Van Dormael, appunto), si è trasformato con l’apporto di nuovi partner finanziari in un film più grande, ma Harry Cleven ha tenuto a conservare l’aspetto "artigianale" del progetto iniziale, e la sua semplicità.

Mon Ange è prodotto da Olivier Rausin per Climax Films e Terra Incognita Films, la società di Jaco Van Dormael, e da Après le déluge, società di Olivier Rausin e Jaco Van Dormael. Il film è anche coprodotto in Belgio da Savage Film, per parte fiamminga. Ha ricevuto il sostegno del CCA, del VAF, di Wallimage e di screen.brussels. Uscirà in Belgio il 5 maggio prossimo, distribuito da Lumière.

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(Tradotto dal francese)

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