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FILM Francia / Belgio

K.O.: "Non vorrei che esplodeste in pieno volo"

di 

- Di ritorno al cinema dopo Les Revenants, Fabrice Gobert conferma il suo talento originale con un thriller kafkiano guidato da un brillante Laurent Lafitte

K.O.: "Non vorrei che esplodeste in pieno volo"
Laurent Lafitte in K.O.

"Sei davvero marcio, Antoine Leconte. Un giorno pagherai per tutto questo!". A chi si rivolge quest’uomo respinto seccamente ("ti faremo sapere. Prendi appuntamento") durante una serata chic in un locale notturno? A un potentissimo dirigente di un gruppo televisivo, una personalità arrogante, estremamente egocentrico e convinto che la vita si pieghi ai suoi desideri e necessità ("non chiedete le cose, ottenetele!"). E’ questo l'anti-eroe, brillantemente interpretato da Laurent Lafitte, scelto da Fabrice Gobert come personaggio principale del suo secondo lungometraggio, K.O. [+leggi anche:
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, lanciato oggi nelle sale francesi da Wild Bunch.

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(presentato nel 2010 a Cannes al Certain Regard e nominato al César 2011 della miglior opera prima) e la serie Les Revenants (la cui prima stagione ha vinto l'Emmy Award 2013), il regista risponde all’appello con un film molto originale nel panorama della produzione francese, una sorta di incubo vigile con echi lontani di David Lynch, Cronenberg e Fight Club. Navigando al limite del fantastico, K.O. non solo fa entrare a gran velocità il suo protagonista, fino a quel momento spettatore sprezzante che si crede intoccabile, in un tunnel che lo porta al centro di un ring della vita dove incasserà colpi molto duri, ma lo proietta anche, in un certo senso, nella pelle dei due avversari poiché non sa più chi veramente sia.

L'efficace sceneggiatura scritta da Fabrice Gobert e Valentine Arnaud traccia in meno di 24 ore un ritratto dettagliato dell’odioso Antoine,  un uomo pronto licenziare chiunque al minimo errore, dotato di un senso di umanità prossimo allo zero ("chi sarebbe lei?" ), che non si rende conto che sua figlia adolescente dorme da una settimana, che ignora totalmente la sua ex moglie, e che tradisce non solo Solange (Chiara Mastroianni), sua compagna attuale, ma anche Ingrid (Clotilde Hesme), la sua amante. Ma un evento brutale, annunciato da qualche sintomo di vacillamento, lo manda all’ospedale e quando si risveglia, è tutto cambiato: la sua posizione sociale, il posto del suo entrourage nella gerarchia, i componenti della sua vita personale, ecc. Un cambiamento totale del quadro che Antoine scopre progressivamente (e lo spettatore con lui) in un percorso tinto di incredulità e paranoia. Potente ieri e patetico oggi, il nostro anti-eroe scopre il lato B del suo universo dominante di un tempo e deve ridefinire poco a poco i suoi rapporti con gli altri, pur senza rinnegare totalmente la sua personalità. Ma questa è davvero la realtà o è l’incubo del coma?

Costruito sul trittico Vibrare/Capire/Scoprire, K.O. è un film apparentemente ludico, ma dall’essenza graffiante. Un’oscurità che radiografa il mondo cannibale della grande impresa e il culto darwiniano del successo individuale con un ritmo, una qualità di regia e un ottimo interprete principale (che riesce a suscitare un minimo di empatia anche per questo personaggio particolarmente detestabile). E se la trama slitta un po’ nella sua parte finale cercando di creare il massimo disorientamento prima della svolta finale, il kafkiano K.O. dimostra con la sua veste di thriller psicologico di avere un potenziale che riesce a centrare il bersaglio del grande pubblico con un tema sociale pertinente. Una tappa ulteriore nella parabola ascendente di Fabrice Gobert, ma anche in quella di Laurent Lafitte che conferma dopo la sua performance "perversa" in Elle tutta la varietà della sua palette d'attore dietro il suo sorriso "ultra bright".

Prodotto da 2.4.7. Films e coprodotto da Wild Bunch, France 2 Cinéma e i belgi di Panache Productions e La Compagnie Cinématographique, K.O. è venduto nel mondo da Wild Bunch.

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(Tradotto dal francese)

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