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KARLOVY VARY 2017 Fuori concorso

Juze: l’ingiustizia sociale di Goa attraverso gli occhi di un ragazzo

di 

- KARLOVY VARY 2017: il primo film dello sceneggiatore e regista indiano Miransha Naik è uno sguardo distaccato sulla situazione sociale, dietro le apparenze della turistica Goa

Juze: l’ingiustizia sociale di Goa attraverso gli occhi di un ragazzo

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, il titolo del primo film del cineasta indiano Miransha Naik, è il nome del violento proprietario di una baraccopoli in un villaggio di Goa, il più piccolo e ricco stato indiano. Il film, che ha avuto la sua anteprima mondiale all’Hong Kong International Film Festival, prima di arrivare fuori concorso al Karlovy Vary Film Festival, racconta di un ragazzo di nome Santosh e della sua lotta contro una situazione sociale profondamente ingiusta, che deriva sia dal sistema delle caste, sia dalle circostanze economiche.

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Santosh (Rushikesh Naik) è un adolescente che sta per finire la scuola media e vive in una baracca a Goa con sua nonna Tai (Prashanti Talpankar). Da un breve scambio di battute, si capisce presto che il figlio di Tai ha ucciso la madre di Santosh ed è in prigione per questo reato. La situazione di questo insolito duo è disperata: nonostante siano nati a Goa, vivono in una zona del villaggio popolato da immigranti provenienti da parti più povere dell’India, che lavorano in condizioni terribili alle dipendenze del potentissimo Juze (Sudesh Bhise). L’aguzzino, in combutta con il governatore della regione nella corsa alle elezioni, controlla l’intero villaggio e chi ci lavora.

Santosh è un ragazzo molto intelligente, a cui la vita ha insegnato ad accettare le difficoltà, ma non standosene con le mani in mano. Si ribella a Juze, che di frequente arriva a picchiarlo. Inoltre, la moglie di Juze chiede al ragazzo di aiutare nello studio il loro figlio un po’ in difficoltà, ma lo ingaggia anche per servizi sessuali. Anche la nascente storia d’amore di Santosh con la compagna di scuola Maya (Barkha Naik) risente degli effetti negativi di questa situazione.

Naik sviluppa attentamente la storia e l’atmosfera, portando alla luce numerosi aspetti sconosciuti della vita del suo paese di origine, che per gli occidentali è solo una delle mete turistiche più popolari. Il sistema delle caste è ulteriormente complicato dalla bassissima posizione degli immigrati, che sono considerati alla stregua di animali, senza alcun intervento né interesse da parte delle corrotte forze governative. C’è anche un’impressionante sottomissione delle donne, le violenze che restano impunite sono quotidiane e, di conseguenza, anche le donne si comportano violentemente nei confronti degli uomini, se sono in una posizione da cui possono permetterselo, come nel caso della moglie di Juze.

L’approccio del regista è quanto di più lontano dal sentimentalismo e dalla retorica. Filma le scene più drammatiche da una certa distanza e le monta con poca musica o senza; l’uso esperto di lunghe carrellate (del direttore della fotografia Abhiraj Rawale) nel colorato ma poverissimo villaggio restituisce un’immagine più ampia di quello che semplicemente vediamo sullo schermo.

Juze è una coproduzione dell’indiana Thin Air, dell’inglese Three Rivers, dell’olandese Kepler Film e della francese Ciné-Sud Promotion. Films Boutique ne possiede i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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