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VENEZIA 2017 Giornate degli Autori

Dove cadono le ombre: il piccolo genocidio svizzero

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- VENEZIA 2017: Valentina Pedicini debutta nella finzione con un film solido e scioccante, basato sulla storia vera del programma di eugenetica condotto in Svizzera sui bambini nomadi il secolo scorso

Dove cadono le ombre: il piccolo genocidio svizzero
Elena Cotta e Federica Rosellini in Dove cadono le ombre

Dagli anni ’20 agli anni ’80 del secolo scorso, in un tempo e uno spazio di una vicinanza impressionante, le autorità svizzere hanno condotto un programma di pulizia etnica ai danni di una piccola comunità di zingari di origine germanica, gli jenish, con lo scopo di contrastare il nomadismo. Tra i settecento e i duemila bambini sono stati strappati alle loro famiglie e rinchiusi in orfanotrofi e cliniche psichiatriche, dove sono stati sottoposti a esperimenti scientifici crudeli finalizzati a cancellare la loro identità. Sono le ombre di questi bambini a popolare il primo lungometraggio di finzione di Valentina Pedicini, stimata documentarista (autrice in particolare di Dal profondo, miglior doc al Festival di Roma 2013). In concorso alle Giornate degli Autori della 74. Mostra del cinema di VeneziaDove cadono le ombre [+leggi anche:
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è una favola nera che mette in luce un fatto storico sconosciuto ai più, rivela una solida regista di finzione e anche una giovane e convincente attrice, entrambe da tenere d’occhio.

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Il film di Pedicini si svolge quasi interamente tra le mura di un istituto per anziani dove lavora, con freddezza e rigore, la protagonista Anna (Federica Rosellini) insieme al suo assistente affetto da demenza Hans (Josafat Vagni, che vedremo prossimamente anche in Una questione privata [+leggi anche:
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dei fratelli Taviani). L’arrivo in istituto di una vecchietta apparentemente innocua provoca in Anna un enorme turbamento: si tratta di Gertrud (incarnata da Elena Cotta, Coppa Volpi 2013 per Via Castellana Bandiera [+leggi anche:
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), ovvero la dottoressa che proprio fra quelle mura condusse fino a qualche anno prima un programma di eugenetica sui bambini jenish, a base di abusi, sterilizzazioni ed elettroshock. Anna era fra questi bambini, e anche Hans. Ma mentre lei era la preferita di Gertrud, lui è rimasto vittima dei suoi esperimenti. L’istituto per anziani torna così a essere quello che era: un orfanotrofio popolato da bambini senza identità, che come piccoli spettri percorrono i suoi lunghi corridoi, subiscono maltrattamenti di ogni tipo e periodicamente vengono messi in fila davanti a coppie pronte a prenderne uno, scegliendolo fra i migliori, per adottarlo e crescerlo come un bravo cittadino svizzero.

La regista, e con lei la co-sceneggiatrice Francesca Manieri (Veloce come il vento [+leggi anche:
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) evitano però di indugiare sull’orrore vissuto in quelle stanze, rievocandolo attraverso flashback brevi e asciutti. Il film ruota soprattutto attorno al rapporto di amore-odio tra Anna e la matrigna Gertrud, morboso e ambivalente (chi è la vittima e chi il carnefice?), e alla possibilità di perdonare e scrollarsi il passato dalle spalle. Un confronto anche fisico, sempre sul punto di esplodere, che vede la minuta 87enne Elena Cotta mettersi in gioco con coraggio. Il tutto incorniciato in un’atmosfera asettica, dove dominano le inquadrature fisse, la luce naturale e la gelidità del male, e dove i corpi e le anime imprigionate nei traumi dell’infanzia lottano per liberarsi finalmente dalle loro catene. Un film che sa raccontare una pagina atroce di storia europea attraverso una vicenda personale potente e ben costruita. 

Dove cadono le ombre è prodotto da Fandango con Rai Cinema, ed esce in sala il 6 settembre con Fandango. Le vendite estere sono affidate a Fandango Sales.

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