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VENEZIA 2017 Biennale College Cinema

Beautiful Things: l'apparenza inganna?

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- VENEZIA 2017: Giorgio Ferrero e Federico Biasin sconvolgono occhi e orecchie con un documentario sul processo di produzione di oggetti che tutti abbiamo in casa

Beautiful Things: l'apparenza inganna?

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è stato realizzato a quattro mani dai registi Giorgio Ferrero e Federico Biasin nel quadro del Biennale College e seguendo le sue regole, ed è stato mostrato tra le proiezioni Biennale College alla Mostra del cinema di Venezia. I due cineasti ci consegnano un un'opera che parla del consumismo e che ha l'aspetto del documentario, ma i cui dialoghi dei quattro protagonisti sono in realtà stati scritti da Ferrero.

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Questi quattro uomini, provenienti da diversi parti del mondo, sono le nostre guide tra i mezzi di produzione dei beni materiali che troviamo ovunque in società. Ferrero, insieme a Rodolfo Mongitore, ha anche composto l'eccezionale, eclettica ed elettronica colonna sonora, che sembra in parte creata dai personaggi nei loro lavori, come martelli che battono i chiodi o i rumori di elettrodomestici che vediamo in azione in una casa più volte nel corso del film. L'altro coregista, Biasin, è anche il direttore della fotografia ed è lui che ha creato le immagini evocative di un bacino petrolifero in Texas, delle navi che trasportano container in mare, di una camera anecoica e di un termovalorizzatore. 

Le quattro sequenze rappresentanti differenti momenti del processo di produzione si intitolano “Petrolio”, “Cargo”, “Misura” e “Cenere”, e sono precedute da una didascalia che paragona la grandezza e la scala di quello che stiamo per vedere sullo schermo a qualcosa che ci è più familiare come, ad esempio, la grandezza di una nave cargo all'Empire State Building. Della casa italiana, vediamo un salotto fornito di un maggiordomo elettronico, una televisione che mostra degli operai contenti della loro nuova betoniera e una tastiera elettronica. Sembra una capsula del tempo degli anni Ottanta.

Il montaggio del film è notevole: le sequenze a tratti si sovrappongono riflettendo la tecnica per cui la musica spesso anticipa la transizione tra le scene. In questo modo le quattro parti non sono entità separate, perché i confini si confondono. Infatti, si può avere l'impressione che due persone di differenti parti del film parlino della stessa cosa, o addirittura parlino tra loro, nonostante le migliaia di chilometri che le separano.

Alcuni segmenti colpiscono più di altri. La prima parte ricorda il lirismo di Paris, Texas di Wim Wenders, nel mostrare un operaio (interpretato da Van Quattro) del bacino petrolifero, che parla della sua storia e della sua vita familiare. La seconda sezione racconta di un filippino (Danilo Tribunal) che lavora in una nave cargo, ma è più diretta e meno coinvolgente. È nella camera anecoica progettata dallo scienziato italiano Andrea Pavoni Belli che la musica si fa più bella e le immagini più ipnotiche. Tutto diventa più scuro quando passiamo a Vito Mirizzi che lavora in un sito di smaltimento rifiuti in Svizzera. La conclusione mette tutto in prospettiva, mostrando una coppia, Vittoria De Ferrari Sapetto e Andrea Valfrè, che aggiunge potere espressivo e liricità a un film che cattura.

In questo mix di musica, arte, realtà ed effetti visivi, ci sono elementi ed echi dal mondo dell'artista e cineasta americano Matthew Barney. Beautiful Things piacerà senz'altro a un pubblico in cerca di un'opera complessa, che affronti il nostro quotidiano in modo artistico e metaforico.

Il film è stato prodotto da MyBossWas, col supporto finanziario della Regione Piemonte, del Biennale College Cinema e della Film Commission Torino Piemonte.

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(Tradotto dall'inglese)

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