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ASTRA 2017

Recensione: The Dead Nation

di 

- Il documentario di Radu Jude, proiettato ad Astra, analizza un periodo disdicevole e poco conosciuto della storia rumena

Recensione: The Dead Nation

Nel 2015 Radu Jude ha indagato su un lato oscuro della storia rumena – la schiavitù degli zingari – nel suo film premiato al Festival internazionale del cinema di Berlino, Aferim! [+leggi anche:
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, e il suo recente film di fantascienza, Scarred Hearts, fa minuziosamente riferimento al crescente antisemitismo in Romania negli anni ’30. Ma d’ora in poi, Jude consolida la sua reputazione di “informatore” con The Dead Nation [+leggi anche:
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, un documentario che fornisce una panoramica agghiacciante sulla posizione della Romania nei confronti della comunità ebrea. Il progetto ha vinto, lo scorso sabato, il premio come Miglior documentario rumeno, durante la 24a edizione dell’Astra Film Festival (16-22 ottobre, Sibiu - leggi la news).

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Sarebbe davvero difficile trovare un film più pertinente e necessario di The Dead Nation, poiché la scrittura della storia rumena è stata totalmente capovolta durante il periodo comunista, e diverse generazioni di rumeni hanno conosciuto e conoscono una versione del passato più tollerabile rispetto alla realtà. Ancora molti pensano che nel loro paese non ci sia mai stato l’Olocausto e la loro ignoranza è stata ancora più sorprendente quando il film è uscito a livello nazionale poiché ha suscitato reazioni di rabbia e incredulità su diversi social network.

The Dead Nation è un documentario particolarmente minimalista, ma molto efficace, che mescola tre elementi creando un quadro all’interno del quale gli orrori vissuti dalla popolazione ebraica in Romania sono descritti in maniera particolarmente dettagliata. L’elemento visivo è creato grazie al montaggio di immagini catturate dal fotografo Costică Acsinte tra gli anni ’30 e ’40, mentre una voce fuori campo (quella di Jude stesso, piuttosto monotona) sfrutta alcune pagine del diario di Emil Dorian, un medico ebreo che ha scritto sulle decisioni politiche dell’epoca proponendo una prospettiva molto personale e profondamente sconcertante di questa comunità oppressa. Un minimo dubbio riguardo al punto di vista troppo personale viene rapidamente allontanato dagli estratti di trasmissioni radiofoniche dell’epoca che provano quanto gli ebrei fossero demonizzati pubblicamente, mettendo a nudo, così, la persecuzione e le numerose ingiustizie che hanno subito.

Questi elementi formano un insieme così solido che il pubblico non potrà distogliere lo sguardo dallo schermo. Il documentario ha un effetto simile alla celebre immagine dell’invasione dell’Iraq nel 2003, ormai utilizzata nelle scuole di giornalismo per insegnare la propensione dei mass media. Un soldato iracheno è fiancheggiato da due soldati americani: uno punta un’arma sulla propria testa e l’altro lo aiuta a bere dell’acqua da una borraccia. Ai lati della stessa immagine si descrivono storie completamente diverse dalla realtà stessa e questa sovrapposizione così esplicita è molto efficace nel documentario di Jude.  

Nelle foto di Acsinte si vedono dei rumeni che trascorrono insieme momenti particolari come battesimo o riti quotidiani. In qualche immagine girata sul set, sembrano avere una barba finta e puntano le armi gli uni verso gli altri. Tuttavia queste immagini “positive” contrastano fortemente l’informazione ricevuta dalla voce fuori campo. Allora sorge una terribile domanda: hanno sempre coesistito due Romanie? Com’è possibile? Inoltre il documentario è un commento sul modo in cui la storia del paese sembri essere stata riscritta, la stessa facilità con cui sono state create queste immagini dove le barbe finte mascherano “come per magia” le cicatrici di un passato deplorevole.

The Dead Nation è prodotto da Hi Film Productions e coprodotto da Fast Film. Il film è distribuito in Romania da Micro Film.

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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