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CANNES 2018 Proiezioni Speciali

Recensione: Papa Francesco - Un uomo di parola

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- CANNES 2018: Wim Wenders ritorna con un documentario sorprendentemente unidimensionale sul Sommo Pontefice, presentato in proiezione speciale al Festival di Cannes

Recensione: Papa Francesco - Un uomo di parola

Papa Francesco è forse uno dei più amati Sommi Pontefici della storia moderna, un uomo la cui vita modesta e la presunta apertura mentale gli hanno fatto ottenere l’ammirazione ben oltre la comunità cattolica. Le sue parole sono ascoltate, sono rispettate da credenti, atei e persone di altra fede, e spesso sono state trovate citate   sui media o sui social network. La sua ascesa alla carica di capo della Chiesa Cattolica nel 2013 ha suscitato scalpore, non solo perché si tratta della prima persona dall’America ad essere nominato Papa e del primo gesuita ad avere questo titolo, ma anche perché ha scelto il nome Francesco, inspirandosi a San Francesco d’Assisi, una delle figure religiose più influenti sin dalle origini del Cristianesimo.

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Wim Wenders non ha esitato un solo secondo quando l’ex addetto stampa del Vaticano, Monsignor Dario Vigano, l’ha contattato con un invito insolito per realizzare un film sul neo Papa, Papa Francesco - Un uomo di parola [+leggi anche:
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che è stato presentato in proiezione speciale al Festival di Cannes. Usando l’“Interrotron” – un sistema composto da due gobbi elettronici collegati a due videocamere, uno registra l’intervistato e l’altro fa funzionare il gobbo dell’intervistatore – per una serie di interviste sedute con Papa Francesco, Wenders ha creato un senso di prossimità immediata, come se le interviste si fossero svolte proprio lì tra il materiale d’archivio, diari di viaggio e diversi discorsi che Francesco ha tenuto sui problemi ambientali, la povertà nel mondo e la crisi dei rifugiati  in diverse istituzioni di rilevanza internazionale. Gli occhi del Papa guardano dritto al pubblico, la sua testa leggermente inclinata su un lato, mostrando sempre un sorriso amichevole che invita quasi ad unirci alla conversazione.

Da un lato, la sua profonda battaglia contro la povertà, l’avidità e il consumismo, il suo sostegno ai lavoratori e le sue richieste aperte per salvare l’ambiente, evitare la guerra e aiutare i rifugiati sono importanti per capire la sua persona, poiché ci sono tre T in cui crede e che cambieranno il mondo in meglio: trabajo (lavoro), tierra (terra) and techo (tetto). Il film di Wenders ci mostra anche che il Papa ha rinunciato alla ricchezza, scegliendo di vivere in un modesto appartamento fuori dalla Città del Vaticano e volendo essere eticamente più vicino a quelli che vivono nella povertà. Con ciò, c’è poco in termini di dettagli personali sul Pontefice. Il documentario di Wenders crea un vuoto, spesso sembra più un film promozionale che non il ritratto di un uomo. C’è un solo filmato del materiale d’archivio che è più vecchio di cinque anni (1999) che mostra il Papa, conosciuto come Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, rivolgersi alla folla. La sua educazione, parenti, istruzione, amici e influenze personali restano un mistero. Invece di ritrarre Jorge Mario Bergoglio, Wenders sceglie di realizzare (qualche volta in modo esagerato) dei parallelismi tra il Papa e Francesco d’Assisi, facendo affidamento su finte scene di film muto in bianco e nero con il santo leggendario interpretato da un attore professionista ripreso dallo stesso regista. E’ un’opera sorprendentemente unidimensionale per un regista che in passato ci ha regalato documentari come Appunti di viaggio su moda e città (1989), Buena Vista Social Club (1999) e Il sale della Terra [+leggi anche:
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(2014).

Il film è una coproduzione tra Italia, Svizzera, Germania e Francia del Centro Televisivo Vaticano, Célestes ImagesSolares Fondazione delle ArtiNeue Road MoviesDecia Films, Fondazione Solares Suisse e PTS Art’s Factory. La Focus Features (Stati Uniti) ha i diritti internazionali. 

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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